CON GLI OCCHI DI DISNEYLAND di Dario Voltolini

IL CONSIGLIO IL CONSIGLIO di Luca Ragagnin MARZO. Mese di tossine canterine e di giardini. Consiglio a tutti i reduci festivalieri e non Le canzoni di Boris Vian, edito da Marcos Y Marcos. Con l'amorevole e precisissima cura di Giulia Colace e Giangilberto Monti, un cantautore dei tempi suoi che a Sanremo sarebbe stato bene quanto Sgalambro con i Deep Purple (o Panella con Battisti), il libro ci regala 30 testi suddivisi tematicamente (società, amore, etc), più un capitoletto teorico - «Le parole di Vian» - che vorrei vedere ristampato in estratto e regalato ai discografici, interpreti, arrangiatori, etc. dell'italica musica leggera e mandato a memoria da Lor Medesimi come un rosario. Seguono cronologia e discografia. L'unico rimpianto è che nessuna delle incisioni di Vian è più reperibile attualmente sul mercato. Perché, dopo Lauzi e Fossati, non le adattano per i nostri beniamini? «Singhiozzo rock» per Al Bano, a Cutugno «Tiritera del progresso», i Jalisse che volteggiano sul «Tango dei macellai», Baccini che canta in yodel(s)platterstyle «Picchiami dai, / Johnny, Johnny', Johnny, / (coro) Fagli del male». NEMMENO IL DESTINO Gianfranco Bettin Feltrinelli pp. 130 L. 24.000 NEMMENO IL DESTINO Gianfranco Bettin Feltrinelli pp. 130 L. 24.000 EMI il destino, ma non rispettarlo». Così si apre, su un monito di guerra e di vita, questo scarno ma intenso romanzo di Bettin, che torna a narrare le sue storie di gioventù «bruciate» dopo il pellegrinaggio attraverso le ceneri di Sarajevo. Il Nord-Est abitato e rievocato da Bettin non è quello dei privilegiati nuovi Paperoni. In mezzo al benessere da tragedia della piccola borghesia col conto a nove zeri - vedi L'erede. Pietro Maso una storia dal vero - esistono tante oscure vite di contorno, destinate a bruciarsi speranze e polmoni nelle asfissie quotidiane, tra i fumi delusi di Mestre, in quel limbo di mancato progresso flatulento in cui i richiami lagunari arrivano come gli echi di tante improbabili favole. La vicenda è rigorosamente privata, ma lo sfondo è proprio quello dei malesseri di quanti, prosciugati dalle vicissitudini socio-economiche, si ritrovano sfrattati e disoccupati a rimpiangere silenziose montagne da cui partirono per cercare fortune inesistenti. E' per vendetta, per dare un senso alle ombre smarrite dai suoi amici Angelo e Anna, che Ale - il quindicenne protagonista - appicca 0 i pgfuoco alla palazzina in cui essi non potranno più tornare, là dove rimane il ricordo del figlio scomparso. Dal centro di rieducazione in cui è rinchiuso, Ale ripercorre i giorni del furore, le poche illusioni di riscossa - accudite nella memoria di una indimenticabile scalata dolomitica - e le rabbie accumulate a fianco della madre Adele, che sconta nella follia progressiva le sue misere colpe. Lei, cresciuta figlia di nessuno in un istituto di suore, mise al mondo a sua volta, con Ale, un infelice non riconosciuto dal padre. Ale ha perso in partenza le sue poche sicurezze: le carezze materne, la scuola, l'amico Ferdi che si lancia verso la Luna dal tetto del palazzo municipale, a cavallo del suo fedele motorino... Ma il fuoco puri¬ ficatore, anziché risolvere nelle ceneri i fallimenti, rida la vita ad Ale. Da lì egli riparte, aiutato da Lorenzo, l'amico psicologo, a caccia di se stesso e dei suoi fantasmi. Trova il coraggio per rifiutare di conoscere il nome di suo padre, trova la forza di far analizzare le sue paure, legate alla morte e alle fobìe sessuali della madre sulla strada della pazzia, trova la rabbia per scappare alla ricerca di quel remoto giorno di assoluta felicità, su per le vie ferrate delle Dolomiti. Inseguito da un educatore, tra rocce insidiose, picchi inaccessibili e solitudine, Ale sembra riagganciare, con quest'ultima fuga, il filo del suo destino. A distanza di anni le Dolomiti sono diventate la sua casa. La Gloria I CON GLI OCCHI DI DISNEYLAND Ili « Ciop», Vesordio di Comaschi Gianfranco Bettin che, a capitoli intervallati, raccontava la leggenda del popolo dei Fanes, si rivela sua moglie, una acerba, viva donna di montagna con cui Ale ha raggiunto la serenità. Adesso ha due figli piccoli e sente che la vita, in quel silenzio, trova una ragione per essere la benvenuta. Nemmeno il destino ha sconfìtto le sue false partenze in salita. «Nessuno, ti giuro, nessuno / nemmeno il destino / ci può separare...» cantavano Mina e sua madre Adele, nei remoti ricordi di Ale. Lassù tra le leggende dolomitiche, parla con se stesso, vola tra le cime a cavalciotù del suo motorino, in una eterna fuga dai malesseri della vita. Qualche speranza, suggerisce Bettin, ancora esiste. Queste poche pagine scabre, asciutte, a tratti quasi schematiche, racchiudono il respiro frettoloso di un sogno da afferrare al volo, prima che il destino tracci i sentieri definitivi della sconfitta. Ma per un Ale che raggiunge la vetta, chissà quanti si accasciano lungo la strada, o si lanciano verso la Luna senza saper volare, o a quel destino, a testa bassa, dicono di sì. CIOP Giorgio Comaschi Ze/ig pp. 190 L. 22.000 Sergio Petit CIOP Giorgio Comaschi Ze/ig pp. 190 L. 22.000 LBERTO Tavernelli prova una sensazione di esistenziale disagio trascorrendo il tempo nella sua Ancona e decide di andarsene: Venezia, facoltà di architettura. A Venezia conduce una vita da studente, nella quale tipicamente accade che, quando un esame diventa imo scoglio insuperabile, tutta l'intera vicenda universitaria comincia a sgretolarsi: nella quotidianità come nei progetti, nei fatti come nell'immaginazione. La vita privata di Alberto presenta una ferita: una donna. Decide di andarsene. Una decisione drastica, benché Alberto, di per sé, non sia una persona così inchne al taglio netto. Parigi o Londra? Parigi. Più precisamente: Disneyland, Paris. Qui Alberto lavora come «carattere», cioè come homunculus all'interno dei pupazzi disneyani. A lui è toccato Ciop. Proprio quello scoiattolone, il compare di Cip. La vita a Disneyland è singolare. Non tanto (non solo) perché la si conduce in una specie di cortocircuito tra la realtà e la finzione, in un risultante limbo in cui il lavoro è svolto tanto più seriamente, quanto più realmente di fantasia risultano essere i pupazzi che davvero si muovono tra la gente reale che accetta con piena coscienza di avere a che fare con un universo fittizio. E neppure solamente perché Disneyland, per funzionare, deve strutturarsi in modo carcerario, con addetti che sorvegliano il comportamento dei cosiddetti caratteri, seguendoli e spiandoli durante il giorno, concedendo loro di variare ruoli e mansioni (come premio) o negandoglielo (come punizione). bale, però è anche fatto di mille cortocircuiti più piccoli, di portata più locale, che fanno collassare gli aspetti semplici della vita. I tuoi colleghi sono George, Nina, Pascal, Jannick, ma sfumano in Pluto, Mary Poppins, Capitan Uncino. Quando la ragazza che «fa» Pisolo, Luise, muore in un incidente con il deltaplano, Alberto andrà a far visita al costume di Pisolo, Alberto o Ciop? La vita a Disneyland è singolare perché è vissuta attraverso la maschera del proprio pupazzo. Il mondo è visto con due ordini di occhi e quello più esterno, per fare un esempio, quando piove si appanna. La realtà è esperita da sensi distorti. Il cortocircuito è perenne e glo¬ bale, però è anche fatto di mille cortocircuiti più piccoli, di portata più locale, che fanno collassare gli aspetti semplici della vita. I tuoi colleghi sono George, Nina, Pascal, Jannick, ma sfumano in Pluto, Mary Poppins, Capitan Uncino. Quando la ragazza che «fa» Pisolo, Luise, muore in un incidente con il deltaplano, Alberto andrà a far visita al costume di Pisolo, Alberto o Ciop? Alberto il narratore in prima persona (al tempo presente) della vicenda. Dalla scrittura, l'ambientazione disneyana permette di ottenere facilmente effetti di comicità lieve. Un po' triste. Un po' svagata. Un po' così. Nella storia di Alberto Disney- Giorgio Comaschi land non è, però, che una tappa. Prende la quasi totalità del racconto, ma non è che un momento della vita. Alberto ne uscirà e sarà un passo fuori dall'apnea (sottile assenza d'aria che anche il lettore percepisce). Donne, amore. Questo, con lo sviluppo professionale di Alberto da carattere ad attore (nei Miserabili di Hugo, via da Disneyland) è vm binario esistenziale che appare ancora poggiare sul piano della realtà. Ma alla donna di cui si è iimamorato, Alberto (seriamente) confesserà (per scherzo) di essere (in realtà) Paperino. Comaschi esordisce nella narrativa con un testo di grande leggibilità attraversato da un ritmo leggero ma rapido, piacevole. Alcune imperfezioni avrebbero facilmente potuto essere eliminate («anni luce» come misura di tempo, l'uso del verbo ùiesistente «spiovigginare», la ripetizione di un paragone che si vuole originale, alcune battute troppo vacue) in modo da non far sospettare che la velocità di lettura possa dipendere dalla velocità di scrittura. Dario Voltolini

Luoghi citati: Ale, Ancona, Londra, Parigi, Sanremo, Sarajevo, Venezia