IL TURISTA FEMMININO
IL TURISTA FEMMININO IL TURISTA FEMMININO // « Viaggio in Oriente» di Nerval: in fuga dalla pazzia tra II Cairo e il Libano, sognando la regina di Saba VIAGGIO IN ORIENTE Gerard de Nerval Einaudi pp. 565 L 120.000 U in seguito alla prima grave crisi del suo male (mania acuta lo definirono all'epoca: disturbo mentale). Nerval era un giovane poco più che trentenne, già famoso per una traduzione del Faust di Goethe di cui l'autore aveva detto che gli era servita per capirsi, composizioni poetiche, lavori teatrali e un'intensa attività giornalistica in collaborazione con l'amico Gautier. Dopo quel delirio che l'aveva colto una sera, per strada, e che a fasi alterne durò quella prima volta circa una anno, Nerval ottenne di farsi assegnare una «missione» letteraria in Oriente, da cui avrebbe riportato quelle impressioni di viaggio che escono oggi da noi per la prima volta in versione integrale. Se volle partire, fu da un lato come terapia, consigliata dal medico (il famoso dottor Esprit Bianche, quello della casa di cura ai piedi di Montmartre in cui vennero ospitati alcuni noti malati del mondo artistico - Maupassant ad esempio - rivoluzionario perché curava, anziché segregarli nei manicomi, i cosiddetti inguaribili), d'altro lato per riacquistare credibilità agli occhi dei conoscenti e dei lettori che l'avevano dato per perso alla notizia dell'internamento. E per tranquillizzare sulla sua «guarigione», sia pure momentanea, il padre: quel dottor Labrunie (Nerval era un noni de piume) nei confronti del quale bisogno se non altro di avvicinarsi. Donne del Cairo e Donne del Libano, nel '47 e nel '49, furono in effetti i due volumi pubblicati inizialmente separati che nacquero dalla missione. E una di queste donne, Zeynab, «la gialla giavanese» come la definì Gautier, Nerval l'acquistò, per meglio entrare nell'intimità 10 scrittore si sentì sempre enormemente a disagio, in assenza della madre morta quando egli era ancora in fasce. A lui Nerval scrisse per spiegare la sua decisione, il giorno di Natale del 1842: «Ho bisogno di un'impresa grande, che cancelli 11 ricordo di tutto quello che è successo e mi dia agli occhi della gente una fisionomia nuova. Cerca di considerare la realizzazione di questo progetto come una grande fortuna che mi capita e il pegno di una posizione a venire. Ma se volle partire, quella volta, fu anche perché spinto dal desiderio di dare corpo a certe sue fantasie, anzi creazioni fantastiche, relative alla regina di Saba. Immagini che lo assillavano, di un femminino lontano e seducente, cui sentiva il Gerard de Nerval bisogno se non altro di avvicinarsi. Donne del Cairo e Donne del Libano, nel '47 e nel '49, furono in effetti i due volumi pubblicati inizialmente separati che nacquero dalla missione. E una di queste donne, Zeynab, «la gialla giavanese» come la definì Gautier, Nerval l'acquistò, per meglio entrare nell'intimità della vita orientale «chiusa al turista». Causando a se stesso e ai compagni di viaggio imbarazzi enormi, poiché restava a lui e a loro alieno il concetto di compravendita relativo a un essere umano. Molto difficile da vivere cioè la situazione, inevitabilmente colma di incomprensioni e gesti inadeguati. Come quando Nerval gettò le cipolle trovate sul letto della schiava, ignaro di offendere in questo modo il divino e provocare febbre (psicologica) alla donna. Perché al di là delle molteplici esperienze mirabilmente raccontate, l'essenza del viaggio si tramutò per lo scrittore proprio in questo: scoprire che era incolmabile la distanza tra qualsiasi sogno e la sua realizzazione. Non già per inferiorità del reale rispetto all'immaginato, nel caso del viag- Era una mera illusione: una rondine inquieta fino al suicidio nel 1 $55 gio in Oriente anzi il contrario spesse volte si verificò, bensì per l'assenza di punti di contatto tra i due ambiti. Nell'anno in cui Nerval era via, all'Opera di Parigi andò in scena un balletto di Gautier, La Péri, ambientato nei Paesi orientali. Il 25 luglio, in occasione della prima, Gautier scrisse all'amico lontano una lettera aperta che, pubblicata dal giornale La Presse, Nerval ebbe modo di leggere a Costantinopoli. Gautier diceva la propria invidia per aver dovuto immaginare i luoghi che lui invece stava vedendo dal vero. Con un'analoga lettera aperta sul Journal de Constantinople, il 6 settembre Nerval gli rispose: «Hai fatto bene a mettere II Cairo in balletto prima di averlo visto». Nel novembre, durante la traversa¬ ta da Malta a Napoli, sulla via del ritorno, Nerval scrisse in un'altra lettera a un collega la più lucida riflessione sullo stato d'animo che l'aveva invaso nel corso del viaggio: «L'Oriente non avvicina al sogno da sveglio che ne avevo fatto due anni fa. Forse l'Oriente (reale) è ancora più lontano o più alto. Ma io ne ho abbastanza di correre dietro alla poesia. Credo che sia piuttosto alla porta di casa nostra, o nel nostro letto. Per ora sono l'uomo che corre, ma voglio cercare di fermarmi e aspettare». Era una mera illusione, non si fermò mai. Fece forse viaggi meno lunghi, ma come scrisse Gautier nel ricordo di lui dopo la tragica morte per suicidio a 47 anni, Nerval era una specie di rondine, che non poteva stare in un luogo chiuso perché si sentiva soffocare. I viaggi più lontani tornarono però a essere quelli dei sogni da sveglio, in cui i Paesi visti un tempo, e le donne e le genti conosciute, riapparvero trasfigurati dal ricordo, più corrispondenti al desiderio, e colorati dall'allucinazione. Aurelio in particolare sarà il suo viaggio mentale più folgorante. Il Viaggio in Oriente e da leggere, in questa edizione così ben curata da Bruno Nacci con la preziosa collaborazione di Claudia Maria Tresso per l'arabo presente nel testo, oltre che per la bellezza e l'intensità di molte sue parti, perché è al tempo stesso un trampolino (il «pegno di una posizione a venire») e una lunga esitazione, quella di Nerval sull'orlo dell'abisso: la presa di coraggio, prima di lasciarsi andare. Gabriella Bosco VIVERE CONTRO IL DESTINO La «gioventù bruciata» diBettin
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