Sconfitti i guastatori verdi di Emanuele Novazio
Sconfitti i guastatori verdi Sconfitti i guastatori verdi La battaglia per il treno delle scorie BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Gli ultimi venti chilometri li ha percorsi in quasi sette ore, scortato da uno schieramento di polizia senza eguali nel secondo dopoguerra: oltre tredicimila agenti che - gomito a gomito - allontanavano i dimostranti con i cannoni ad acqua, liberavano l'asfalto dalle barricate, scioglievano i sit-in, disattivavano un ordigno primitivo ma in grado di far danni enormi. Erano le due di ieri pomeriggio quando i sei container di scorie radioattive («Castor», dall'acronimo inglese per «Contenitori per lo stoccaggio e il trasporto di materiale radioattivo») sono entrati nel deposito di Gorleben, in Bassa Sassonia: dopo un viaggio cominciato lunedi a Waìhrini, nel BadcnWucittember. scandito da proteste e scontri, da blocchi stradali e occupazioni della massicciata ferroviaria, da vere e proprie azioni di guerriglia organizzate «con ottima perizia» - secondo i responsabili della sicurezza - da gruppi di ecologisti radicali. Peggio dell'anno scorso, quando un trasporto analogo aveva mobilitato lungo i cinquecento chilometri complessivi del percorso 25 mila poliziotti (quest'anno erano 30 mila, con una spesa valutata in quasi 70 milioni di marchi a carico dei contribuenti), e oltre diecimila dimostranti fermati, rilasciati, denunciati, di nuovo fermati e rilasciati. Ma come l'anno scorso, anche questa volta «Castor» è stato il catalizzatore di tensioni di varia provenienza e intensità. L'occasione di una prova di forza clamorosa - e di enorme risonanza - fra sostenitori e oppositori della politica nucleare. Il pretesto per violenze e sfide marginali rispetto all'obiettivo primario, il trasferimento a Gorleben di scorie radioattive prodotte in due centrali tedesche e una francese. Un modo per concentrare in uno «spazio visivo» naturalmente esposto al clamore, e all'attenzione generale, un problema che spacca il Paese in due dal tempo della contestazione agli armamenti nucleari: l'atomo in ogni sua versione, anche pacifica. Da questo punto di vista, l'obiettivo degli ecologisti - quelli per così dire «istituzionali» di Greenpeace e dei Verdi, e quelli «sbandati» anche se organizzati in gruppi è stato raggiunto: ieri sera il governo confermava che i trasporti atomici continueranno, ma le violenze e i disordini innescati da «Castor» hanno riproposto, insieme alle polemiche sulla sicurezza dei container, le future scelte energetiche della Repubblica Federale. L'ultima parte del viaggio dalla stazione di Dannenberg, dove il carico è stato trasferito dai vagoni sui camion, a Gorleben - è rimasta incerta fino all'ultimo: i dimostranti avevano scavato centinaia di tunnel sotto l'asfalto, rendendo impossi¬ bile il passaggio di autocarri pesanti decine di tonnellate. Dopo un giorno e una notte di verifiche contestate anche dagli esperti, la polizia ha infine scelto un percorso alternativo: ma la partenza ha dovuto essere rinviata comunque di alcune ore, per liberare la strada da cumuli di pietre e da una trentina di trattori che gli agricoltori della zona avevano messo di traverso. Un estremo tentativo, compiuto pur nella convinzione generale che - alla fine - i sei container avrebbero raggiunto il deposito. Di certo, «Castor» questa volta è stato devastante: al di là delle violenze di autonomi ed ecologisti radicali, ha riproposto il dilemma nucleare a un Paese sensibilissimo, in proposito. Pur condannando gli eccessi ai quali, a cadenze orarie, assistevano in tv, i tedeschi hanno dato un voto severo all'intera operazione: 55 su cento non vogliono che si ripeta. Emanuele Novazio
Persone citate: Castor
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