Il paradosso di Rifondazione

Il paradosso dì Rifondazione Il paradosso dì Rifondazione I lacci dell'ostruzionismo sul progetto Treu s*s«r IL disegno di legge fu varato dall'esecutivo a dicembre e salutato come momento della svolta. Anzi, fu indicato da Prodi come il primo, simbolico atto d'avvio della cosiddetta «fase due» del governo: approvata la Finanziaria in Parlamento finiva l'emergenzarisanamento, e l'Ulivo poteva finalmente dedicarsi alle strategie dello sviluppo, alla creazione dei tanto agognati posti di lavoro. Da allora il provvedimento - per ora l'unico atto concreto dopo il patto sul lavoro siglato a settembre con le parti sociali - giace mestamente impantanato nella Commissione Lavoro di Palazzo Madama. In questi due mesi al «lavoro interinale» è stata dedicata una decina di sedute in tutto, per la cosiddetta discussione generale. Visto che l'occupazione è appunto un'«emergenza» e che il disegno di legge fu accolto da generali consensi, sarebbe stato logico aspettarsi un esame rapido, e soprattutto poche resistenze. E invece no: il «pacchetto Treu» è stato alluvionato da circa 300 emendamenti. La cui paternità spetta a Rifondazione comunista e all'ala «sociale» del Pds. Entrambi vedono l'istituto del lavoro «in affitto» come un pericolo per i diritti della «classe operaia» del futuro, ma non vedono che senza queste forme di flessibilità (che per esempio in Francia hanno assorbito l'8% dell'occupazione globale) in Italia continueranno a mancare non solo i diritti, ma soprattutto il lavoro. Ieri, dunque, la Sinistra democratica pidiessina ha presentato un emendamento che vieta chissà mai perché il lavoro interinale nel settore dell'edilizia (uno dei più in crisi, con una diminuzione degli addetti dell' 1 % nel '96 secondo Bankitalia); i pasdaran di Bertinotti l'hanno prontamente appoggiato per la sua evidente portata ostruzionistica, il sottosegretario Montecchi, anche lui pidiessino, l'ha stigmatizzato, con l'appoggio dei popolari. Alla fine l'emendamento è stato respinto per un solo voto, udite udite grazie al contributo dei senatori del Polo, che hanno votato in- sieme al governo, anticipando quasi un esperimento da «maggioranze variabili» non concordato, ma comunque magari ripetibile se dovesse continuare la suicida opposizione di Rifondazione. Che con gusto fine del nonsense intralcia l'unica legge finora sfornata da Prodi e Treu, proprio mentre minaccia di far cadere il governo di Sinistra se non fa qualcosa di serio per l'occupazione. Di paradossi del genere abbondano le cronache deU'«emergenza-occupazione». Che coinvolgono le responsabilità di tutti, non solo del governo e del Parlamento, ma anche del sindacato, delle istituzioiù di controllo, degli enti locali. Di fronte ai disoccupati campani che si danno fuoco viene da chiedersi che ne è stato di quel faraonico elenco dipietresco di «grandi opere» ùnmediatamente cantierabili (ricordate la «priorità» della Salerno-Reggio?). Di fronte al problema del lavoro nero il sindacato oppone la febee esperienza dei 23 contratti «di emersione» siglati su altrettanti territori dai tessili, che hanno fatto uscir fuori dal sommerso 20 mila lavoratori grazie a sgravi contributivi e salari ridotti all'inizio. Ma è una goccia nel mare, rispetto ai 140 mila tessili «in nero» stimati dalla stessa Cgil solo al Sud, e ai circa 2 il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro milioni di lavoratori «sommersi» a livello nazionale. Di fronte a quei pochi altri strumenti innovativi previsti dal «pacchetto Treu», i cosiddetti «patti territoriali» e i «contratti d'area» - co- me ricordava Mario Pirani sulla Repubblica dell'I marzo - fanno sussultare le lungaggini con i quali Cnel, Cipe e Corte dei conti procedono agli adempimenti burocratici sui primi (finora sui 90 progetti presentati nessuno è ancora operantel, e le rigidità con le quali Verdi e ancora una volta riibndatori hanno affossato i secondi (bloccati sulla scelta delle aree di crisi, dei «contratti d'area» non si parla più da tempo). "M fronte a una risorsa da potenziare come le nostre piccole imprese, sono disarmanti i ritardi con i quali le regioni hanno finora indicato i cosiddetti «distretti industriali» meritevoli di finanziamento per specifici progetti industriali innovativi, secondo una vecchia legge del '91 ancora inattuata lliuora al Nord sono stati indicati solo 67 distretti, e tranne la Lombardia nessuna regione ha provveduto ad emanare l'apposita legge attuativa per i contratti di programma). Di fronte a questi paradossi vecchi e nuovi, e nell'illusoria attesa che il vertice da Scalfaro produca chissà quali nuove «svolte» e nuovi grandi disegni organici, non si sa quali speranze possano nutrire quel milione e passa di persone che al '96 hanno perso la precedente occupazione e quell'altro milione e 300 mila giovani che sono ancora in cerca di un primo lavoro. Prodi ha ancora qualche chance. Anche perché un'ùnziativa seria sull'occupazione, in vista della grande manifestazione sindacale del 22 marzo prossimo, è l'unica amia che il premier ha, per convincere i leader di Cgil, Cisl e Uil a non piazzare scioperi sul suo già difficile cammino, Bertinotti a trattare sulla manovrina, e magari entrambi ad accettare qualcuna delle proposte di riforma del Welfare State contenute nell'eccellente rapporto della Commissione Onofri. Ma il tempo stringe, e il nervosismo della coalizione è sempre più pericoloso e improduttivo. Altro che crisi del modello kemesiano. In l'ondo Lord Keynes nel '44 scriveva all'amico poeta Thomas Eliot, atterrito dalla crisi economica mglese, che per rilanciare l'occupazione «dovremo essere non solo bravi ma di talento. Può succedere, credo, che gli interessi costituiti e l'egoismo individuale possano essere di impedimento, ma il compito principale è di formare la convinzione razionale e poi razionalmente decidere i mezzi». Nell'Italia in perenne «emergenza-lavoro» resta vana la ricerca di «talento», ma purtroppo ancora proficua quella dei vecchi «interessi costituiti». Massimo Giannini Un emendamento contro il governo della sinistra pds bloccato dal Polo Le contraddizioni di un'emergenza «all'italiana» Non si parla più dei «contratti di area» o delle «grandi opere» annunciate ai tempi del ministro Di Pietro I DISOCCUPATI ITALIANI Persone in cerca di prima occupazione 1.245.000 Altre persone in cerca di occupazione 540.000 Persone che hanno perso i 1.006.000 TOTALE DISOCCUPATI 2.791.X)00 Dati Istat, m.—| ottobre £fc»J 199Ó

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