La Sistina cambia musica di Marco Tosatti

Città del Vaticano, il Papa si affida a un direttore più «moderno» La Sistina cambia musico Città del Vaticano, il Papa si affida a un direttore più «moderno» Via il maestro del coro: troppo vecchio CITTA' DEL VATICANO. Il Papa vuole che la musica della Cappella Sistina diventi più moderna, e silura monsignor Domenico Bartolucci, il quasi ottantenne - ma assai vispo, attivo e stimato, anche a livello internazionale - maestro del Coro. La notizia non è ufficiale, ancora; così come non è ancora di pubblico dominio il nome del suo successore, che dovrebbe però rispondere a quello di don Giuseppe Liberto, maestro del Coro della Cappella del Duomo di Monreale, insegnante di musica sacra al Conservatorio. Una scelta a sorpresa, che privilegia il neanche cinquantenne sacerdote siciliano su almeno altri due «competitori» di grandissima qualità: mons. José Colino, spagnolo, direttore della Cappella Giulia, e mons. Luigi Frisina, responsabile dell'Ufficio liturgico di San Giovanni in Laterano, e maestro del relativo coro. E' una storia che ha sapore di altri tempi. Nell'autunno del 1995 Giovanni Paolo II era a Palermo, per il grande Convegno Ecclesiale di tutta la Chiesa italiana. Durante le cerimonie ascoltò rapito i cori organizzati da mons. Liberto. E manifestò la sua ammirazione alle persone dell'entourage. Nelle corti, le fortune nascono così. Bisogna aggiungere che mons. Bartolucci, responsabile di quella che era la «schola cantorum romana», fondata da San Gregorio Magno nel VI secolo della nostra era, veniva giudicato da alcuni in Curia troppo legato alla tradizione di Palestrina e Perosi. In realtà mons. Bartolucci è conosciuto e apprezzato dagli specialisti, oltre che per la creazione di oratori e altra musica sacra, per il suo impegno a favore della tradizione musicale polifonica e oratoriale. In linea di principio comunque, l'incarico di maestro di cappella è perpetuo, e di conseguenza avrebbe dovuto essere sostituito solo alla sua morte, come accadde negli anni Cinquanta col suo predecessore, Lorenzo Perosi, di cui Bartolucci è considerato l'erede artistico. In pratica, per aggirare l'ostacolo formale, è stato costretto alle dimissioni. «Mi hanno detto: ha quasi ottant'anni, forse è bene che lasci questo impegno». Ma l'incarico non è perpetuo? «Sì, ma lei capisce, chi comanda non guarda se è perpetuo o non perpetuo. Ma in realtà credo che sia tutta un'altra faccenda, non sono gli ottant'anni. Vogliono adeguare la Cappella alle nuove direttive liturgiche». Mons. Bartolucci dice di non conoscere il nome del suo successore: «Ma a quel che mi dicono, di musica sacra non ne capisce niente, non sa neanche che cosa sia. Gli ottant'anni sono una scusa, vogliono dare alla Sistina un aspetto che poi non sarà più quello della Sistina. La più antica istituzione musicale del mondo, la culla di tutta la musica occidentale». E che tipo di impostazione vorrebbero dare? «Musica facile, musica orecchiabile, musica popolare». Il «siluramento» è causa di grande amarezza e sorpresa, nell'anziano musicista. «Non voglio commentare più nulla ha detto il sacerdote -. Le mie dimissioni però ci sono. Grazie al cielo, non ho problemi di salute. Io però non comando in Vaticano. Tutto dipende dal Santo Padre». Bartolucci da anni collabora anche con il coro dell'Accademia di Santa Cecilia e con il maestro Norbert Balatsch, uno dei massimi direttori corali. «Col coro della Sistina - ha concluso mons. Bartolucci - abbiamo fatto il giro del mondo, cantando in America, in Giappone, nelle Filippine, in Australia. Dappertutto abbiamo riportato successi enormi. La qualità e il livello raggiunto dal coro sono unanimemente riconosciuti». Marco Tosatti L'escluso accusa «Vogliono una musica più orecchiabile ma così muore un'istituzione stimata nel mondo» A destra Lorenzo Perosi. Nella foto grande un coro

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