Il cane fiuta un «tesoro»

Malato di mente j «Se maggiorenne id il d fi Il cane fiuta un «tesoro» Venezia, in una valigia all'aeroporto certificati giapponesi per 15 mila miliardi Cercava la droga, trova soldi falsi cane antidroga, all'aeroporto Marco Polo, fiuta qualcosa, e comincia subito a uggiolare intorno a quella valigia di cuoio. Bingo: i finanzieri aspettavano un corriere della droga, mesi e mesi di indagini, finalmente l'arresto. Invece, dalla valigia spunta qualcosa di molto più stupefacente: certificati di deposito giapponesi per 900 miliardi di yen, 15 mila miliardi di lire, tanto quanto una manovrina di primavera. Sono titoli falsi: il cane li ha fiutati, perché l'inchiostro fresco per le sue narici allenate ha lo stesso effetto della droga. E agli investigatori, la scoperta apre immediatamente un nuovo filone d'inchiesta: quello che ha per scenario una spy-story in piena regola. Così è finito nei guai il padrone di quella valigia, Domenico Carolei, 45 anni, nato ad Asinara, residente a Tokyo, ufficialmente giornalista. Da anni lavora per varie agenzie giapponesi, ma ora è sospettato di far parte - magari in modo soltanto marginale - di un'organizzazione di rilievo internazionale. Non è stato arrestato, ha soltanto l'obbligo di rimanere a disposizione degli inquirenti, ma ha pensato bene di tornarsene subito all'estero. Al momento dell'incontro ravvicinato con il cane della Finanza, aveva tranquillamente aperto la valigia e mostrato il contenuto. Ma evidentemente, dopo aver raccolto una sua dettagliata deposizione, non è di lui che il giudice intende occuparsi. E' piuttosto sulla fabbricazione e sullo smercio dei titoli che gli inquirenti si stanno concentrando. Immessi sul mercato, quei pezzi di carta straccia sarebbero capaci di gettare nello scompiglio le Borse di tutta Europa e perfino di sbancare i conti di un Paese, almeno di quelli più dissestati. Risultano, infatti, copie perfette di veri certificati di deposito delle più importanti banche nipponiche. Ora si battono tutte le piste: la più probabile conduce dal Giappone alla Svizzera. La televisione insinua che ci potrebbe essere dietro lo zampino della Yakuza, la potentissima mafia nipponica. L'obiettivo potrebbe essere quello del riciclaggio di denaro sporco, finanziando affari puliti o magari leciti solo ufficialmente. E non viene esclusa, a questo punto, neppure la complicità di esponenti di primo piano della City di Tokyo e di un gruppo «corrispondente» nel mondo finanziario elvetico. Ma siamo ancora nel campo delle ipotesi. Si cerca di capire anzitutto dove quei titoli falsi, per una cifra così iperbolica, siano stati stampati. Il giornalista era in arrivo da Roma, a bordo di un volo della compagnia privata «Alpi Ea- gles», e prima ancora dall'isola nell'Estremo Oriente, avendo fatto scalo a Fiumicino. Gli inquirenti lo hanno a lungo interrogato per sapere dovefosse diretto e chi avesse in programma d'incontrare. La sua parte nell'organizzazione potrebbe comunque essere limitata a quella di «trasportatore», di semplice tramite. Per far arrivare i titoli falsi alle persone giuste, che avrebbero poi dovuto concludere la gigantesca operazione sulle banche di Ginevra. L'incontro sarebbe potuto avvenire - stando alle piste che vengono battute - proprio qui, a Venezia, o forse a Trieste, due città spesso crocevia internazionali di numerosi traffici. Ma i magistrati e la Finanza, costretti da una fuga di notizie a confermare l'inaspettata operazione di frontiera, non concedono di più. E' stata, anzi, imposta la secretazione di alcune informazioni. Mario Lollo L'uomo fermato farebbe parte di un'organizzazione internazionale 1 titoli avrebbero sbancato un Paese Controlli della guardia di finanza all'aeroporto VENEZIA. Il

Persone citate: Domenico Carolei, Mario Lollo