«Tangentisti, adesso pagate le tasse» di Gian Carlo Fossi

7 «Tangentisti, adesso pagale le tasse» Nel mirino anche Carlo Sama, Garofano, Citaristi, Berlusconi, Dell'Utri e Pacini Battaglia II Fisco chiede mille miliardi a 150politici e manager ROMA. Il fisco presenta un conto da 1000 miliardi ai protagonisti di «tangentopoli» e sono dolori per oltre 150 politici, managers, dirigenti e società. Nel folto elenco spiccano Craxi, Citaristi, credi di BaJzamo, Cagliari e Cardini, Berlusconi e Dell'Utri, Pacini Battaglia, Ferruzzi e Garofano, Fininvest, Montedison, Snam-progetti, Saipem, Nuovo Pignone. Così, l'amministrazione finanziaria parte all'attacco del «malloppo» che per anni ha oleato gli ingranaggi di partiti, imprese e uffici pubblici e fa scattare le procedure per il recupero dell'ingente somma maturata in seguito a una massiccia evasione connessa a un movimento complessivo di circa 4500 miliardi. Alla base dell'offensiva c'è un rapporto del Secit (Servizio centrale degli ispettori tributari del ministero delle Finanze) sui cosiddetti «paradisi fiscali come strumento di sottrazione di imposta». Il documento degli «007 del fisco», prendendo l'avvio dalle risultanze di alcuni procedimenti della magistratura di Milano, illustra puntigliosamente l'azione svolta per acquisire materiale probatorio, dichiarazioni, confessioni che ora consentono di sostenere in modo valido l'eventuale contenzioso tributario. E precisa che una vera manna per il fisco si potrebbe rivelare il cosiddetto «monitoraggio fiscale», previsto in una legge del giugno '90, che impone l'obbligo di indicare nel quadro «W» della dichiarazione dei redditi le disponibilità all'estero e le eventuali «movimentazioni» di somme. Si tratta di ima norma, puntualmente disattesa dai tangentisti, che dispone una sanzione fissa per chi non dichiara la «provvista» all'estero ed un'altra sanzione più pesante compresa tra il 5% e il 25% dell'importo della stessa «provvista» per chi non segnali i movimenti. Inoltre, precisa il rapporto, le stesse cifre sono riconducibili a tassazione quali elementi positivi di reddito e ad esse è applicabile la «presunzione di fruttuosità» pari al tasso di sconto ufficiale. La norma impone anche che tutte le provviste realizzate prima della data di entrata in vigore della legge erano da considerare come realizzate in quell'anno e, quindi, da indicare nella successiva dichiarazione dei redditi. Questi obblighi, sottolinea il Sicet, spettavano tanto agli intestatari formali dei conti che ai beneficiari di fatto e a chi faceva l'accreditamento se persona diversa dal beneficiario: la conseguenza è che le sanzioni vanno comminate a tutti. Le disposizioni sul monitoraggio sono giudicate a prova di bomba. Ben 110 pagine del rapporto su 160 sono dedicate a fatti specifici e precisano agli uffici tributari nomi, cifre e infrazione tributaria da contestare. Ad esempio, agli eredi di Balzamo (ex tesoriere del psi) si chiede di contestare la disponibilità, il trasferi- mento e la fruttuosità di oltre 22 milioni di franchi svizzeri su un conto corrente della Sbs di Chiasso. La stessa cifra viene contestata a Craxi, Tradati, Brandini. A Craxi e Tradati, inoltre, vanno contestati il trasferimento, la disponibilità e la fruttuosità di 18 mibardi 800 milioni, 660 mila marchi, 420 mila dollari e 2 milioni 300 mila franchi svizzeri versati da varie società su una banca di Ginevra. A Berlusconi, Livolsi, Zuccotti, Vanoni e Foscalo vengono contestati la costituzione, la detenzione e il trasferimento di 15 miliardi depositati su un conto della Sbs; a Dell'Utri 1 miliardo e mezzo. Per una vera girandola di operazioni inesistenti e di somme illegittimamente dedotte il Secit sollecita un'azione nei confronti del Nuovo Pignone, della Saipem e della Snam-progetti, di Pacini Battaglia, degli eredi di Cagliari e di Cardini, di Ferruzzi e Garofano. In testa alla lista delle presutne infrazioni fiscali figura Pacini Battaglia con 423 miliardi. Seguono Roger con 371 miliardi, eredi Cagliari con 295, Chiari-McrloChiarello ciascuno con 251 miliardi, Sama e Garofano con 185 miliardi, eredi Cardini con 129 miliardi, Craxi con 64 miliardi 400 milioni, eredi Balzamo con 84 miliardi 234 milioni, Raggio e contessa Vacca con 15 miliardi, Berlusconi con 15 miliardi e per la stessa somma i dirigenti Fininvest Livolsi, Zuccotti, Vanoni e Foscale, per 6 miliardi e mozzo Citaristi e Forlani. LE REAZIONI A MILANO. Gli accertamenti del Secit sono stati fatti in base a dati raccolti dalla Guardia di Finanza di Milano. Replica la Fininvest: «Il rapporto del Secit ipotizza un debito tributario relativo a fatti rispetto ai quali ancora non è intervenuto accertamento in sede giudiziaria. Si presentano come cifre accertate di presunte evasioni, grandezze economiche che costituiscono solo il punto di partenza di indagini e di dibattimenti in fase di svolgimento. Per quanto ci riguarda, i nostri bilanci stanno a documentare una correttezza di gestione che non potrà non essere riconosciuta anche in sede di accertamento giudiziario». Per gli altri indagati il cui nome compare nella lista dei super evasori compilata dal Secit, parlano gli avvocati. Così per Francesco Pacini Battaglia, che apre l'elenco con 423 miliardi d'imponibile, è l'avvocato Rosario Minniti a dire: «Il mio cliente ò cittadino svizzero. Quindi non deve pagare le tasse in Italia ma in Svizzera. Non ho altro da aggiungere». Per Carlo Sama («Su questa vicenda non ho assolutamente nulla da dichiarare») è l'avvocato Francesco Arata a dire: «E' ima vecchia storia: prima interviene la magistratura e poi, a distanza di anni arrivano questi della Finanza. Sono calcoli assurdi». Gian Carlo Fossi Gli eredi di Vincenzo BaLzamo (ex tesoriere psi) devono giustificare la disponibilità, il trasferimento e i rendimenti di 22 milioni di franchi svizzeri su un conto corrente della Sbs di Chiasso

Luoghi citati: Cagliari, Chiasso, Italia, Milano, Roma, Svizzera