Fuga italiana per due piloti albanesi

E la Bbc non si arrende Fuga italiana per due piloti albanesi Atterrati a Lecce: volevano che sparassimo sui civili ROMA. Un aereo militare albanese è entrato ieri mattina nell'area di controllo italiana atterrando poco dopo all'aeroporto militare di Galatina, Lecce. I due piloti a bordo hanno chiesto asilo politico. L'aereo è un «Mig» biposto di fabbricazione cinese della stessa serie di quelli usati dai russi negli Anni 50. L'atterraggio sulla pista di Galatina è avvenuto alle 12,22 e sul velivolo, che è da addestramento, non sono state trovate munizioni. I due piloti, il maggiore Elezi e il capitano Dajci, erano in completa tenuta di volo. «Siamo fuggiti perché ci hanno dato l'ordine di sparare su una colonna di mezzi civili vicino ad Argirocastro». E' questa la motivazione per la quale i due piloti militari albanesi hanno chiesto asilo politico all'Italia: la motivazione è stata illustrata in una telegrafica conferenza stampa nella questura di Lecce dal capitano Dajci, l'unico dei due piloti a parlare italiano. L'ordine di sparare sui civili era stato impartito quando l'aereo era già in volo a una quota di tremila metri. Durante gli interrogatori in questura entrambi i militari hanno dichiarato che erano impegnati in un volo «di osservazione» e di aver poi ricevuto l'ordine di sparare. Hanno quindi deciso di far rotta verso Galatina: hanno detto di essere partiti intorno alle 11 da Tirana. Nessuno dei due era armato quando sono stati bloccati nell'aeroporto. Pur vestendo la divisa, il maggiore non portava i gradi. I due hanno scelto di atterrare a Galatina soltanto per un caso, in quanto l'aeroporto militare pugliese era uno di quelli che conoscevano meglio. Entrambi i militari albanesi sono sposati ed hanno figli: alle autorità italiane hanno dichiarato di essere preoccupati per le proprie famiglie. Il maggiore Elezi non aveva documenti con sé: ha detto di avere 35 anni e di essere originario di Elbassan. Il capitano Dajci è invece di Tirana; anch'egli ha 35 anni. II dirigente dell'ufficio stranieri della questura, Giorgio Oliva, ha precisato che una volta esaurite tutte le formalità e in attesa del riconoscimento dell'asilo politico, i due militari avranno un permesso provvisorio di soggiorno con l'obbligo di indicare il proprio recapito. Tutta la pratica che li riguarda verrà istruita dallo stesso ufficio della questura di Lecce: non è previsto - è stato reso noto - l'intervento a Lecce di funzionari del ministero. Gli interrogatori proseguono: «Possiamo anche fare l'alba con loro», ha dichiarato Oliva. 11 «Mig» albanese - secondo quanto si è appreso - è stato avvistato dal nostro sistema radar nonostante volasse a bassa quota. Sempre secondo quanto è stato reso noto da fonte informata, l'allarme è stato dato anche dal pilota di un velivolo italiano che si trovava in quel momento in volo al passaggio sull'Adriatico del «Mig» albanese. Si è inoltre appreso che il «Mig» è atterrato con modalità che non gli hanno permesso di fermarsi secondo le normali procedure, ma è finito imbrigliato nella barriera (una sorta di rete elastica) che si trova quasi al termine della pista. Le autorità albanesi hanno chiesto al ministro della Difesa italiano la restituzione dell'aereo militare. In serata, infatti, l'ambasciatore di Albania a Roma, Pandeli Pasko, che è stato ricevuto dal consigliere diplomatico del ministro Andreatta, Riccardo Sessa, ha formalmente sollecitato la consegna del velivolo militare. [Ansa]

Persone citate: Andreatta, Elezi, Giorgio Oliva, Pandeli Pasko, Riccardo Sessa