«Siamo pronti alla rivolta»

«Siamo pronti alla rivolta» «Siamo pronti alla rivolta» ZAGABRIA NÒSTRO SERVIZIO Belgrado temo che la rivolta popolare in Albania possa contagiare il Kosovo, la regione a Sud della Serbia dove il 90% della popolazione è di nazionalità albanese. I giornali jugoslavi hanno pubblicato la notizia che il governo in esilio degli albanesi del Kosovo ha silurato alcuni giornalisti dell'emittente «Tv Tirana» per la regione. Gestito finora da personale albanese del Kosovo, il programma adesso è stato affidato direttamente a giornalisti della televisione di Tirana. Secondo la stampa di Belgrado, è un segnale dell'irrigidimento politico del governo ombra del Kosovo che coincide con l'esplosione della protesta in Albania. Il siluramento dei giornalisti sarebbe motivato da un nuovo approccio alla questione del Kosovo. Dopo aver sostenuto per anni Ibrahim Rugova, presidente della «Repubblica del Kosovo» e leader albanese favorevole al dialogo con Belgrado, il governo in esilio ultimamente sembra appoggiare Adem Demaqi, un dirigente più radicale che guida il Parlilo parlamentare del Kosovo. «I tempi sono cambiati. Non si può più come 4 anni fa seguire ciecamente soltanto un uomo in un pallilo - conferma Bujar Bukoshi, premier del governo del Kosovo in esilio, medico urologo chi; fa la spola tra Svizzera, Germania e Albania -. La situazione attuale non ! può durare a lungo. L'apartheid e il terrore di Stato hanno superato ogni limite». Bukoshi aggiunge che se la questione del Kosovo non può essere risolta in modo politico, bisogna trovare un'altra soluzione: «In ogni caso il cambiamento avverrà il 24 maggio, quando scade il mandalo presidenziale di Rugova. In quell'occasione il Presidente dovrà coni vocare Parlamento e governo e indire nuove elezioni, o proclamare lo slato di guerra, perché il Kosovo e sotio occupazione e bisogna liberarlo». Per il capo del governo del Koso- j vo in esilio le armi che mancano agli albanesi non sono un problema. «Possiamo procurarcele facilmente. Per la battaglia la cosa più importante è il fattore umano, poi vengono le armi. In pochissimo tempo soltanto nel Kosovo possiamo reclutare dai 200 ai 300 mila albanesi pronti e capaci a combattere. E in una seconda fase altri 300 mila soldati. A quel punto la Serbia avrà a che fare non soltanto con gli albanesi del Kosovo, ma anche con le j brigate degli albanesi della Macedonia e della stessa Albania. Quel che accadrebbe sarebbe molto peggio di quello che è successo in Bosnia». Secondo Bukoshi nessuna forza potrà tenere due milioni di albanesi del Kosovo sotto il dominio di Belgrado. «Noi vogliamo essere indipendenti. Abbiamo proclamato il nostro Stato e non vi rinunceremo mai. All'ordine del giorno adesso c'è la liberazione dal terrore serbo». Ingrid Badurina

Persone citate: Adem, Bujar Bukoshi, Bukoshi, Ibrahim Rugova, Ingrid Badurina, Rugova