«Berisha non ha mantenuto le promesse»

Dini: «La colpa è anche dell'opposizione. Una missione di pace? Dobbiamo prepararci» «Berisha non ha mantenuto le promesse» Dini: «La colpa è anche dell'opposizione. Una missione di pace? Dobbiamo prepararci» Washington: lavoriamo in contatto con Roma e Atene Prodi dopo l'ultima telefonata a Tirana: temo il dramma ROMA. Al mattino Beniamino Andreatta diceva: «C'è in Albania un governo legale. Noi gli suggeriamo flessibilità. Perché lo stato d'assedio non finisca in uno stato di poLizia, ma in una ripresa di vita democratica, serve un governo molto ampio che comprenda un grande numero di forze». A sera, invece, Lamberto Dini mostrava maggiore pessimismo: «Non c'è stato nessun segnale sul governo di riconciliazione. E' un'ipotesi che sembra allontanarsi». A una domanda dei giornalisti sulla possibilità di una missione di pace, Duii ha risposto che, «se eventualmente richiesto dalle autorità albanesi, ci dobbiamo preparare anche alla eventualità di una missione militare di pace». Intanto Romano Prodi s'incupisce sempre più e presenta allarmato a Bruxelles, al vertice dei popolari europei, una situazione in tutte le sue tinte fosche. «Temo la catastrofe», aveva detto il premier due sere fa, subito dopo una telefonata con Berisha. Il ministro degli Esteri ieri pomeriggio è corso in Senato per informare i parlamentari della crisi albanese. Non ha nascosto la sua preoccupazione. «Mentre due giorni fa sembrava che il presidente Berisha fosse molto incline alla costituzione di questo governo di riconciliazione nazionale e aveva anche annunciato, per lo meno per le vie diplomatiche, il suo intendimento di indire elezioni nel giro di 45 giorni, al seguito anche dell'atteggiamento delle opposizioni questi intendimenti non sono stati confermati». Secondo Lamberto Dini, che ha riconosciuto al nostro ambasciatore Paolo Foresti di essere «il fulcro dell'azione diplomatica», molta colpa è delle opposizioni. «Se tutte le forze democratiche aderissero a questo invito, io credo che anche da parte di coloro che sono alla base della rivolta si possa avere un atteggiamento più disteso». Ma questa risposta tarda ad arrivare. Si teme un precipitare degli eventi, anzi. E l'Italia prende le distanze dal governo albanese. «In queste ultime 48 ore abbiamo rinnovato un forte appello a Berisha perché la crisi non si traduca in uno scontro drammatico tra esercito e civili. La gestione dovrebbe essere condotta congiuntamente anche con l'opposizione e mirare a isolare gli elementi estremisti e i leader mafiosi che li guidano. Se tale operazione fallisse, le responsabilità non potrebbero non cadere sul governo di Berisha». L'Italia spera molto negli organismi internazionali, Unione Europea in testa. E spera negli Usa. (Abbiamo rafforzato il coordinamento con il governo degli Stati Uniti», dice ancora Dini. Washington, a differenza dell'Italia, è sempre stata molto critica con Berisha. Ieri il Dipartimento di Stato ha confermato di star lavorando in stretto contatto con Italia e Grecia, e ha diramato un comunicato particolarmente duro: «Chiediamo al presidente Berisha di rispettare rigorosamente la legge. Fare altrimenti porterà a gravi violazioni dei diritti umani, danneggerà le prospettive di riforma democratica e per il libero mercato, costerà al Paese la perdita del sostegno internazionale». In Italia queste posizioni sono paradossalmente appoggiate soprattutto da Rifondazione comunista e dai Verdi, che hanno sempre dialogato con l'opposizione ex comunista. Il deputato Pino Leccese (Verdi) addirittura è stato pregato da Viola Nano, sorella del leader Fathos, imprigionato in un carcere di massima sicurezza, di occuparsi del fratello. [fra. gri.] In Senato il ministro è parso pessimista «Finora non è arrivato nessun segnale sul nuovo esecutivo» li ministro degli Esteri Dini e un momento del blitz italiano all'aeroporto di Valona