Aznar-Prodi: ancora gelo

Aznar-Prodi: ancora gelo Aznar-Prodi: ancora gelo «Ognuno faccia i compiti da solo» «Mai cercato patti con nessuno» BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Ma che strana che è l'Europa in questa fine di secolo. In gara per arrivare con i conti in ordine all'appuntamento con la moneta unica, in teoria un traguardo della solidarietà, i Paesi si spintonano e strattonano per arrivare prima del vicino, o per mandarlo fuori strada, in un parossismo da «mors tua vita mea» difficilmente giustificabile. Noi italiani, che corriamo più rischi di tutti, veniamo puntualmente aiutati dal piccolissimo Lussemburgo, l'unico Paese in grado di rispettare comodamente tutti i criteri del Trattato di Maastricht. Ed altrettanto puntualmente veniamo invece presi a schiaffi in faccia da chi dovrebbe esserci più amico, per le simili difficoltà, per geografia e per temperamento: gli spagnoli. Lo si è visto ancora ieri a Bruxelles, dove nella residenza del primo ministro Jean-Luc Dehane si sono ritrovati per il vertice del Partito popolare europeo il tedesco Helmut Kohl, lo spagnolo José-Maria Aznar, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, l'irlandese John Bruton e Romano Prodi. A quest'ultimo, che in un'intervista a «El Pais» aveva parlato di una sorta di patto latino per l'Unione monetaria, Aznar ha risposto che «ognuno deve fare i compiti da solo», e che la Spagna li sta facendo bene. Il premier del supervirtuoso Lussemburgo, Jean-Claude Juncker, ci ha invece come al solito difesi. L'Italia entrerà nella moneta unica? «Dipende dal rispetto dei criteri, ma non c'è nessuna ragione politica per cui l'Italia non debba entrare - ha detto -. Trovo che questo modo nordico di affrontare la questione in maniera geografica sia di una arroganza singolare. Non esiste nessun "club Med"». Così, come i villaggi vacanze, i «nordici» indicano Italia, Spagna e Portogallo: Paesi che stanno compiendo sforzi mai visti per rimettere a posto le finanze pubbliche, ma che agli occhi di tedeschi ed olandesi hanno una genetica predisposizione all'indebitamento. Da mesi ormai alcuni rappresentanti «nordici» hanno aperto il fuoco di sbarramento per impedire al «club Med» di adottare la moneta unica. Ora che al fatidico esame manca poco più di un anno, il «toto-Euro» si è fatto martellante. Ce la farà l'Italia? «Decideremo nel '98», dice Juncker, constatando che «l'Europa è conquistata da un'impazienza che tradisce un'assenza di strategia». Ha ragione, perché solo la mancanza di strategia può far credere che si possano tenere fuori dall'Euro cento milioni di consumatori mediterranei. Ma intanto, nell'incertezza, continua la guerra tra poveri. Prodi tenta l'abbraccio, il patto di sangue latino per entrare assieme nell'Unione monetaria. Aznar lo respinge, e Prodi replica stizzito. «Io non ho mai cercato patti con nessuno - ha detto -, non ho mai parlato di patti ma di rapporti di amicizia. Ogni Paese va avanti con i conti propri. Peraltro oggi il tema è stato affrontato solo di striscio». E la possibilità di rinviare la partenza dell'Euro? «Non se ne parla nemmeno», dice il capo del governo. Che non se ne parli forse è un po' troppo. Ma è vero che anche ieri tutti, super-Kohl in testa, hanno scartato con fastidio questa ipotesi rischiosissima per la credibilità dell'Europa. «Il Trattato non lo consente», ha decretato Juncker il saggio. Fabio Squillante II cancelliere tedesco Helmut Kohl