«Duello» sul costo del lavoro

La proposta di Romiti. Bianchi: non isolate chi rappresenta i lavoratori. Marzano: l'avevamo già detto La proposta di Romiti. Bianchi: non isolate chi rappresenta i lavoratori. Marzano: l'avevamo già detto «Duello» sul costo del lavoro / sindacati: contratti intangibili ROMA. Dopo il fuoco di sbarramento dei sindacalisti, adesso entrano in campo anche i politici e gli economisti. Così non si esaurisce come un fuoco di paglia il dibattito innescato dalle proposte lanciate dal «forum» della Fiera d'Oltremare a Napoli dal presidente della Fiat, Cesare Romiti, sugli strumenti pili adatti per rilanciare lo sviluppo e l'occupazione al Sud. Il richiamo alla flessibilità del costo del lavoro e la revisione del doppio livello di contrattazione (nazionale ed aziendale) contenute nell'accordo del luglio '93 per rimettere in moto la disastrata economia meridionale, hanno subito suscitato reazioni negative fra i sindacalisti ai quali il presidente della Fiat aveva chiesto il «coraggio» di rimettere in discussione «i tabù tradizionali». Ma ieri sera in tv, il leader della Uil, Pietro Larizza, ha continuato a definire «intangibile il contratto di lavoro». Sulla stessa linea dei sindacato si colloca anche, fra i politici, Giovanni Bianchi, ex presidente del ppi, secondo il quale pur se «Romiti certamente non è il dott. Jekyll e neppure mister Hyde, il suo discorso di Napoli presenta due facce». La prima è ben accetta da Bianchi, il quale riconosce che «Romiti propone coraggiosamente di fare del Meridione l'epicentro del progresso del Paese» spronando i suoi colleghi imprenditori ad investire e sollecitando «una politica capace di tenere insieme le ragioni del risanamento con quelle dello sviluppo». Conclude l'esponente del ppi: ?Non resta che sottoscrivere quanto sostiene Romiti». Diversa invece la valutazione sui temi della flessibilità e della revisione dell'accordo del '93 perché così, sostiene Bianchi, si mettono «in angolo» i sindacati, indebolendone la presenza proprio nelle regioni meridionali che vantano un triste primato di insicurezza per gli incidenti sul lavoro. Anche Frnesto Stajano, portavoce di Rinnovamento italiano, ritiene che «non si possa rinunciare alla concertazione con i sindacati». Cosa che in verità Romiti neppure ha sollevato nel suo intervento a Napoli. Per Stajano, dunque, «Romiti fa la sua parte e vede le cose dal suo punto di vista. Ma oggi il problema non è di aprire nuove aree di confronto ma di portare a termine i risultati sugli accordi sulla ilessibi- lità del costo del lavoro già approvati dal sindacato». Ma in realtà è stata proprio la consapevolezza che questi accordi sono rimasti finora lettera morta a spingere il presidente della Fiat a prender posizione. Spostandosi sullo scacchiere politico, la tesi di Romiti viene decisamente condivisa da Antonio Marzano, economista ed esponente di Fi. In sintesi, il prof. Marzano prospetta i rischi di applicare l'accordo del '93 sul costo del lavoro in presenza di un'inllazione in netto calo come adesso. E quanto alla possibilità di creare nuova occupazione, Marzano ritiene che non sia possibile in presenza di una politica recessiva come quella attuata dal governo Prodi, con una crescita del pil inferiore all'uno per cento. «Anzi, solo con l'introduzione di criteri di flessibilità - sostiene l'economista - si potranno almeno difendere meglio i posti che ci sono». E anche i due livelli di contrattazione, per Marzano, sono «fattori di rigidità, specie al Sud». Mario Baldassarri, economista tout-court all'università di Roma, non può che ricordare con una punta di orgoglio come «non era una provocazione accademica quello che avevamo intuito già un anno fa con Modigliani e a cui si riallaccia adesso Romiti». Ossia l'inadeguatezza dell'accordo del '93 con recupero dell'inflazione pregressa e doppio livello di contrattazione in un periodo di inflazione calante in misur sensibile come oggi. In questa nuova situazione, la difesa del potere d'acquisto dei salari dei lavoratori si attua, sostiene il professor Baldassarri, «con l'aggancio alla produttività. E non ha più senso parlare di doppio livello di contrattazione». Insomma, è stato proprio il successo dell'accordo del luglio '93 che ha agevolato la lotta contro l'inflazione, ad imporre oggi una sua radicale revisione alle forze sociali e al governo. «Le relazioni industriali non sono un museo, dove collocare l'icona con i successi del passato», conclude l'economista, invitando i sindacati a non adottare «la politica dello struzzo, ma ad affrontare con coraggio una scelta di fondo», [p. pat.] IL COSTO DEL LAVORO ECCO I TESTI DELL'ACCORDO DEL 1993 LA CONTRATTAZIONE NAZIONALE Il Ceni ha durata quadriennale per la materia normativa e biennale per la materia retributiva. La dinamica degli effetti economici del contratto sarà coerente con i tassi di inflazione programmata assunti come obiettivo comune. Per la definizione di detta dinamica sarà tenuto conto delle politiche concordate nelle sessioni di politica dei redditi e dell'occupazione, dell'obi-** miralo alla salvaguardia del potere d'acquisto, delle tendenze dell'economia e del mercato del lavoroLA CONTRATTAZIONE AZIENDALE Riguarda materie e istituti diversi e non ripetitivi rispetto a quelli retributivi propri del Ceni. Le erogazioni del livello di contrattazione aziendale sono correlate ai risultati conseguiti nella realizzazione di programmi, concordati tra le parti, aventi come obiettivo incrementi di produttività, di qualità ed altri elementi di competitività di cui 'e imprese dispongano. DATI IN % FONTE: Ocsej _ LA HBT PARADE DEL COSTO DEL LAVORO Retribuzione e tassazione per uno(^raio_del settore manifatturiero, senza corichi familiari FRANCIA 73,1 8,5 18,4 34,6 134,6 BELGI0 62,8 24,1 13,1 34,2 134,2 SPAGNA 81,6 12,3 6,1 31,6 131,6 SVEZIA 70,5 28,5 1,0 29,8 129,8 GRECIA 82,6 1,7 15,8 27,4 127,4 P0RT0GALL0 82,6 6,4 11,0 24,5 124,5 AUSTRIA 80,1 2,4 17,5 23,6 123,6 GfRMANIA 63,4 18,3 18,3 18,3 118,3 LUSSEMBURGO 74,8 12.7 12,5 14,9 114,9 IRLANDA 67,7 23,6 8,8 12,2 112,2 G.BRETAGNA 74,4 18,0 7,6 10,4 110,4 STAT1UNITI 74,0 18,3 7,6 7,6 107,6 GIAPPONE 84,6 8,4 7,0 7,4 107,4 PABIBASSI 68,5 12,2 29,3 7,2 107,2 FINLANDIA 64,3 28,6 7,1 3,8 103,8 DANIMARCA 63,0 44,4 2,6 - 100,0 FONTE: Federmeccanica '89 '90 '91 '92 '93 '94 '95 FONTE: Federmeccanica presidente della Fiat Cesare Romiti