«Niente corna, siamo boss»

«Attacchi diretti per screditarci Cosa Nostra esce allo scoperto » IL SESSO DEI MAFIOSI «Niente corna, siamo boss» Cosa nostra vieta le scappatelle LPALERMO A regola di Cosa nostra, tanto prosaica quanto scontata, parla chiaro: di moglie ce n'ò una sola, avventure, tradimenti e altre scappatelle sono rigorosamente proibite. Ma i pentiti rivelano a sorpresa che, in fatto di sesso, l'ipocrisia regna sovrana anche nel regùne totalitario della mafia. E la prassi sessuale di padrini e soldati, dietro la facciata del conformismo familistico, e considerata «abbastanza Ubera». Alla faccia di Tommaso Buscetta che, alla vigilia della guerra tra le cosche, fu addirittura «posato» per le numerose frequentazioni fenmunih. E alla faccia di Balduccio Di Maggio, il reggente della cosca di San Giuseppe Jato che - molto prima di diventare un celebre pentito - pagò a caro prezzo la sua infedeltà coniugale. Con la carriera stroncata, Di Maggio fu costretto a lasciare in fretta e furia la Sicilia per sfuggire alla vendetta dei corleonesi. Buscetta, addirittura, si rifugiò hi Sud America. Ingenui? Il fatto è che Balduccio e Don Masino, inguaribili romantici, non sapevano «separare» il sesso dal sentimento. Perché quella della monogamia non è affatto una regola fissa, a patto che la «trasgressione» sia solo occasionale e non porti troppo scompiglio. Si può fare del sesso, insomma, ma solo con le prostitute, purché alla fine della festa si torni a casa dalla legittima consorte che resta sempre e comunque una figura sacra. «Solo la moglie e la madre sono degne della massima considerazione», ha spiegato il sostituto procuratore Luigi Patronaggio durante il seminario di studi su «Psicologia e psicopatologia mafiosa» che si è cliiuso ieri a Palermo. «L'uomo d'onore considera tutte le donne estranee al pari di prostitute con cui si possono avere rapporti ses¬ suali ma non relazioni stabili». Nulla vieta, perciò, di consiunare di tanto in tanto anche qualche orgia, trasformando ima trasgressione erotica in un rito collettivo finalizzato a esorcizzare la paura. Ecco perché alla vigilia dell'agguato a Totuccio Contorno, i picciotti del gruppo di fuoco corleonese si concessero una grande abbuffata di sesso e cibo che - a quanto pare - risultò «rigenerante» e scacciò i fantasmi di morte. «Sesso e mangiate rituali - spiega Patronaggio - servono a rinsaldare i vincoli di sangue». L'importante è non esagerare. Come dice uu vecchio adagio caro ai mafiosi: «E' meglio comandare che fottere». Ma il comando richiede autocontrollo e freddezza. E cioè la negazione delle emozioni. Ecco perché l'unica forma di abbandono consentito in Cosa nostra è una sessualità consumistica e aggressiva. L'amore, inteso come sentimento, abbandono, tenerezza, ò il pericolo numero mio per l'uomo d'onore che sia degno eli tale nome. La sociologa Renate Siebert, autrice di iui fortunatissimo saggio sulle donne e la mafia, sottolinea come «il disprezzo che accompagna la stessa espressione "fottere" testimonia la paura della donna e soprattutto del corpo femminile che incarna una minaccia alla disciplina dell'organizzazione». Purtroppo, come ha scritto lo psicanalista palermitano Filippo Di Forti, «il mafioso non sa amare, ma fottere». Sandra Rizza Gli psicologi: l'uomo d'onore rispetta solo la moglie e la madre in alto, l'ex boss Giovanni Brusca. Voleva prendere il posto di Di Maggio che aveva un'amante A fianco, Bernardo Provenzano. In basso, Tommaso Buscetta, scaricato per le sue troppe frequentazioni femminili

Luoghi citati: Palermo, San Giuseppe Jato, Sicilia, Sud America