Mutolo: attacco politico contro i pentiti di Giovanni Bianconi
11 In aula a Perugia: hanno fatto una legge contro i collaboratori, in rovina da quando non parlo solo di boss Mutolo: attacco politico contro i pentiti «Così ho perso la tranquillità E Sgarbi dice che mi vuole morto» PERUGIA DAL NOSTRO INVIATO Gaspare Mutolo è un pentito che parla ancora perché, spiega, «mi vergogno a dire mi rifiuto di rispondere». E però, nell'aula del processo dove Giulio Andreotti è accusato dell'omicidio Pecorelli, ci tiene a precisare come stanno le cose, dal suo punto di vista. Il disegno eh legge del governo sui collaboratori di giustizia ha poco più di ventiquattr'ore di vita, e dopo cinque ore di interrogatorio l'ex malioso di Partanna Mondello sbotta: «I politici si sono stufati dei collaboratori, e hanno latto una legge per non avere più collaboratori». Mutolo non ha dubbi, «c'è uu attacco politico contro i pentiti», e il motivo sta in quella che lui chiama la sua «odissea»: «Quando ho cominciato a collaborare, nel 1992, pensavo che c'erano i buoni, come i giudici Falcone e Borsellino, e i cattivi, come Totò Riina, Pippo Calò, e tanti altri. Non avevo calcolato gli avvocati e gli uomini politici. Da quando ho parlato dei politici, è cominciata la mia rovina». L'avvocato Franco Coppi, difensore di Andreotti che non è presente, dopo qualche scintilla chiede a Mutolo in che cosa consiste, concretamente, questa «rovina». Il pentito risponde: «Due anni fa avevo appena cominciato un'attività coi miei figli; uscì una mia foto sul giornale, venni riconosciuto e dovetti abbandonare. Periodicamente, ogni volta che si parla del processo Andreotti, riescono quelle foto. Ogni giorno l'onorevole Sgarbi dice in tv che mi vuole morto. Non so che cosa gli ho fatto, a questo Sgarbi... Insomma, finché ho parlato dei mafiosi è andato tutto bene, ma da quando ho cominciato a parlare di personaggi importanti, come giudici o politici, ho perso la mia tranquillità». Coppi ironizza: «Mi sento sollevato, temevo chissà che cosa». E il controinterrogatorio finisce. Ma gli scontri precedenti rimangono agli attii e fotografano meglio di qualunque discorso il clima che si respira dentro e fuori l'aula della Corte d'Assise nella nuova stagione del pentitismo e dei processi di mafia. L'avvocato di Andreotti contesta a Mutolo vecchi verbali del 1984, «quando ero mafioso e potevo dire qualunque fesseria, anche che ero Dante Alighieri», dice il pentito, che poi bacchetta: «Avvocato, quello che dice lei non è esatto». Coppi non ci sta a essere ripreso, e alza la voce: «Non si permetta, presidente richiami il testimone». Mutolo: «Non è che gridando può pensare di avere ragione. Il 1984 è un periodo in cui lei non si sarebbe permesso di parlare così». Coppi sbatte i suoi appunti, sul tavolo: «Questa è una minaccia, che mi fa un ballo come me l'avrebbe fatto vent'anni fa. Si metta a verbale che io denuncerò il signor Mutolo». Per qualche minuto gridano tutti, avvocato, pentito, pubblici ministeri e presidente della Corte. Ci vuole un bel po' prima che ritorni la calma e si riprenda con le domande. Si parla di come Mutolo ha materialmente commesso quella ventina di omicidi che ha confessato: «con le pistole, i fucili, la cordicella per strangolare», spiega il pentito davanti agli attoniti giudici popolari. L'obiettivo della difesa è screditare un testimone che qui è stato chiamato per raccontare i legami tra Pippo Calò (presunto organizzatore del delitto Pecorelli) e la criminalità romana, ma che a Palermo ha detto che Andreotti serviva per aggiustare i processi di mafia. Il discredito passa per l'esplorazione del suo passato e i retroscena del «contratto» che l'ex mafioso ha stipulato con lo Stato nel 1992. E' l'avvocato di Calò, Corrado Oliviero, dopo che il suo assistito ha negato ogni parola detta da Mu¬ tolo sul suo conto, a battere sul tasto dei soldi. E «Gasparino» tenta di spiegare che, dal punto di vista economico, stava meglio da malioso che da pentito: «Avevo una casa di 15 stanze, dove oggi i bambini di Palermo vanno a fare la pipì. Adesso prendo due milioni al mese e ho im appartamento di due stanze. Ma non posso andari; a Palermo a prendere un gelato, o a respirare l'odore dei gelsomini, cose che non hanno prezzo». Ed le conclusioni: «Io cerco di aiutare la giustizia ma ci sono gli avvocati che cercano di tornare a prima del '92». Prima del '92 vuol dire prima delle stragi di Capaci e via D'Amelio, quando non c'erano i politici sotto accusa e lo Stato corcava nuovi pentiti da reclutare. Cinque anni dopo il clima è cambiato. AJ processo Pecorelli è appena sfilato un imputato di mafia che accusa i p.m. di aver fatto pressioni su di lui perché parlasse di Andreotti, e puntuale la difesa del senatore chiede che si facciano accertamenti su quelle dichiarazioni. Fuori dall'aula si discute dell'irrigidimento della legge sui pentiti voluto dal governo di centrosinistra, e Mutolo rimpiange i tempi andati: «Quando ho avuto il programma di protezione, ringraziai lo Stato. Allora sembrava deciso a combattere la malìa, molto più di quanto non sembri adesso». Giovanni Bianconi «Come uccidevo? Con le pistole e la cordicella per strangolare» Scontri e polemiche con gli avvocati di Andreotti e di Pippo Calò li pentito Gaspare Mutolo, nascosto da un paravento, ieri in aula a Perugia per il processo Pecorelli
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