Un «meneghino» doc di Guido Vergani

Un «meneghino» doc LA LOTTA PER PALAZZO MARINO Un «meneghino» doc Ecco V«identikit» di Berlusconi B MILANO ERLUSCONI si è richiamato a un detto popolare «pucia, pucia che va giò el panetun» e ai versi di «Oh, mia bela Madunina», la canzone di Giovanni D'Anzi, alla «nebia che la va giò per i pulmun», per tracciare l'identikit del sindaco ideale, rivendicando la milanesità come aureola necessaria per chi vuole correre verso Palazzo Marino e la poltrona di Marco Formentini. A Bossi, ai leghisti, alle camicie verdi che agitano le bandiere del nordismo, della padanità, il Cavaliere oppone la milanesità che ò una peculiarità di carattere, di costume, di cultura non assimilabile alla generica lombardità. Il problema è se esista ancora una milanesità, al di là degli stereotipi sulla propensione a esibire il portafoglio, sulla «bausceria» che è il farsi avanti all'insegna del «ci penso io!» e sul «cuore in mano» che ultimamente sembra battere a un ritmo assai più lento. Il dubbio è legittimo,non tanto perché i milanesi nati da padre milanese siano ormai soltanto il 20 per cento degli abitanti, non tanto perchè i meneghini che possano vantare quattro quarti di «nebia» nei polmoni siano assai di meno e solo il 2,6 per cento di questi «ambrosiani doc» usi in famiglia il dialetto del Porta, ma perchè la milanesità come marchio esistenziale è «un cimelio, un fantasma del passato, un reperto». Lo dice Luigi Santucci, autore del «Velocifero», del «Mandragole» e scrittore fra i più autenticamente milanesi anche nei contenuti del suo narrare: «Non esiste più un modo di vivere milanese. I Barbarossa dei nostri tempi, la televisione, il consumismo, hanno raso al suolo la città, la sua peculiarità. Hanno appiattito Milano, rendendola simile, omologandola alle altre metropoli del mondo. La milanesità e una nostalgia, un ricordo per i dinosauri come me». Se occorre rovistare nelle memorie, a quali prototipi si può riferisce il milanesissimo Berlusca, lui sì un puro «quattro quarti» dell'Isola, il quartiere dietro i binari delle vecchie Varesine che ora si chiamano Garibaldi? Letterariamente potrebbe pensare al Manzoni, al Porta, allo scapigliato Carlo Dossi, a Carlo Emilio Gadda: senso dell'umorismo, ironia, un modo di guardare in maniera critica la realtà pur mantenendosi ancorati al realismo, il non prendersi mai troppo sul serio, il saper cogliere la falsità delle apparenze. «Io ricorderei anche due grandi milanesisti, Camillo e Otto Cima», dice Santucci. «Fra i tratti della milanesità non si può dimenticare una profonda moralità, anche a costo di innescare sonore risate e pernacchi perchè la malvagia commistione ira politica e affari ha avuto qui il suo svelato epicentro. Eppure, la moralità era una virtù milanese». Era quasi un valore giansenista, perche sono in molti gli studiosi, gli storici che hanno portato in primo piano una certa connotazione giansenista del cattolicesimo milanese, ma vissuta senza la immusonita severità di quel movimento politico-religio¬ so perché sulla seriosità faceva premio l'humor ambrosiano. «Rientrava in quella moralità», dice Santucci, la laboriosità che non era alimentata dall'avidità, dalla smania dei «danée», anche se la commedia all'italiana ha propagandato 0 ritratto del «cumenda» tutto reddito, tutto «ogni cosa ha il suo prezzo, anche gli uomini». Apparteneva alla milanesità una certa bonomia ironica, un'ospitalità un po' sbuffante, ma alla fine accogliente. Milano era una città che integrava, che amalgamava. Non a caso, dagli Anni Venti in poi, ha assorbito almeno tre ondate migratorie senza traumi. E non sono state questo a mandare in soffitta la milanesità. Sono stati, lo ripoto, i Barbarossa, la televisione e il consumismo. Adesso, lo rileva uno studio, pare che la città non abbia razzismi verso gli ultimi immigrati, gli extracomunitari, ma non li integri. E' un'altra prova che la milanesità appartiene ormai all'archeologia della nostra città». Guido Vergani Milanesità contro «padanità» Senso dell'umorismo e una profonda moralità che sopravvive agli scandali Silvio Berlusconi, leader del Polo

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