Milano, Albertini dice sì al Cavaliere di Chiara Beria Di Argentine

Il presidente di Federmeccanica guiderà una lista civica, l'accordo dopo un vertice Il presidente di Federmeccanica guiderà una lista civica, l'accordo dopo un vertice Milano, Alberimi dice sì al Cavaliere Per il Polo un candidato «con la nebbia nei polmoni» MILANO. Per le strade di Milano intasate da un piano del traffico tra le eredità più pesanti della giunta leghista gira spesso in Vespa. Ma venerdì ha usato una meno giovanilista automobile. Destinazione: Arcore, in villa per l'incontro decisivo con Silvio Berlusconi per discutere della sua candidatura a sindaco di Milano, alla testa di una lista civica. Berlusconi 2: un altro imprenditore prestato alla politica. E Albertini, 45 anni, milanese, industriale di seconda generazione, vicepresidente di Assolombarda, dal maggio '96 presidente di Federmeccanica, membro del direttivo della Confindustria, non ha retto alla capacità seduttiva del leader di Forza Italia. Ammesso che ne awesse davvero voglia. 11 Cavaliere e il candidato parlano la stessa lingua: il sindaco della capitale economica deve essere un uomo che venga dal mondo della produzione e gestisca il Comune con gli stessi criteri di efficienza di un'azienda privata per il cittadinocliente. Appuntamento per il grande annuncio tra domenica e la prossima settimana; tutto il resto - alcuni malumori nel Polo, da An al cdu sarebbero solo piccole burrasche passeggere per Silvio Berlusconi che con un solo colpo riconquista il suo ruolo di leader e lancia nella sua Milano un candidato da sfondamento. 0 no? «Ma chi è Albertini? Non sarà Alberoni?», chiosa Ignazio La Russa, alle prime indiscrezioni sul cambio di direzione dell'industriale che so- 10 venerdì 21 febbraio aveva dichiarato al «Corriere»: «No, non lo farò. Sono il presidente di Federmeccanica, rappresento tutti, non posso tuffarmi in una battaglia politica di schieramento. Sarebbe di cattivo gusto». Acqua passata, garanzie ottenute: la consegna sarebbe quella del silenzio ma dura ben poco. I due presidenti cominciano a sondare le reazioni nel mondo imprenditoriale: nessun entusiasmo, nessun veto. Ha inizio l'ultima puntata della telenovela «Il candidato» che ormai stava annoiando mezza Milano. Trama: in un luogo a lui caro, il ritiro di Milanello, Berlusconi riscopre le sue origini di ragazzo dell'Isola, quartiere della vecchia Milano popolare, e rilancia un valore dimenticato nella metropoli, la milanesità: il prossimo sindaco deve mangiare il «panetun» e avere «la nebia che la va giò per i pulmun». Poi, tra 11 concreto e il pubblicitario, aggiunge: «L'uomo a cui penso deve essere uno con un'azienda che va avanti anche senza di lui. Deve essere un milanese, un imprenditore, uno che ha la Milano addosso...». Ci manca solo il marchio: Albertini, nato a Milano, nel luglio '50, erede della Albertini Cesare spa, piccola azienda meccanica con sede a Turate vicino a Como della quale si potrà occupare, in sua assenza, il fratello Carlo Alberto. L'inventore della busta paga trasparente. Intanto a Napoli, dove ha partecipato al convegno sul ruolo dell'industria por lo sviluppo del Sud, Gabriele Albertini non riesce a negare la sua disponibilità: «A patto che si realiz- zino alcune condizioni». Ma Albertini contro Aldo Fumagalli, due candidati imprenditori - stessa generazione, stessi studi dai preti, uguale ambizione - non è troppo? «Comunque vada a finire, l'impresa ci farà una bella figura», ribatte. E parte subito il contrattacco, da ala dura della Confindustria: «Sarebbe stato peggio se a candidarsi per Milano fossero stati due sindacalisti». A sera, in volo sul Napoli-Milano, Albertini non può leggere il commento più ottimistico della giornata. Gianfranco Fini prevede la vittoria del Polo a Milano: «Abbiamo fatto tutte le indagini perché il candidato prescelto avesse i requisiti di credibilità e di rinnovamento che a Milano sono indispensabili». In verità, a Milano, non è aria di festa. C'è Achille Serra, l'eterno candidato di An, che commenta sempre più remissivo: «Io non ce l'ho la nebbia nei polmoni, per fortuna. Se Berlusconi ha trovato uno migliore di me, sono felice». E c'è chi come La Russa non è affatto convinto: «Albertini, per ora, è candidato di se stesso. Tra le tante cose dovremo anche misurare la sua capacità di avere rapporti con la stampa, non mi va molto bene questa sua uscita prematura». E il gemello-avversario Fumagalli che fa il buonista: con Albertini sarebbe una campagna elettorale corretta. Di grandi idee per Milano, per ora, non ne circolano. Ci vuole il cardinale Carlo Maria Martini, che in un'intervista al quotidiano «L'Avvenire» invita lutti a «pensare in grande», alla Milano «degli anziani soli, dei giovani a rischio, degli immigrati senza volto». Chiara Beria di Argentine «La sfida con Aldo Fumagalli? Comunque vada a finire l'impresa farà bella figura» WSm. Qui sopra Gabriele Albertini presidente della Federmeccanica titolare di una industria nel Comasco candidato dell'Ulivo a Milano Aldo Fumagalli