Romiti: «Italia in Europa con lo sviluppo» di Paolo Patruno

Il presidente Fiat: si fa poco per l'occupazione. «Il Sud? Può essere una grossa opportunità» Il presidente Fiat: si fa poco per l'occupazione. «Il Sud? Può essere una grossa opportunità» Romiti; «Italia in Europa con lo sviluppo» E sul costo del lavoro: bisogna rivedere gli accordi NAPOLI DAL NOSTRO INVIATO Basta con la litania del Meridione «problema» d'Italia. Basta con «i tabù» del sindacato sulla flessibilità e sul doppio livello di contrattazione. Basta con i ritardi del governo e le timidezze degli imprenditori. Il Sud può essere «una grossissima opportunità» di sviluppo. Ù presidente della Fiat, Cesare Romiti, ha lanciato da Napoli, in chiusura del convegno dedicato al «Ruolo dell'industria ne'Jo sviluppo del Mezzogiorno» un messaggio forte, che invoca il coraggio di «reinventare» il nostro Paese associando una politica di sviluppo all'ingresso nell'Europa di Maastricht. Un obiettivo ambizioso ma possibile se il governo non si limiterà alla «politica dei due tempi», privilegiando anzitutto il risanamento, la rincorsa dei «parametri finanziari», ma bilancerà questa strategia con lo sviluppo e la crescita dell'occupazione. Un intervento a 360 gradi che ha stimolato uomini di governo, sindacalisti, economisti e imprenditori presenti al convegno organizzato da Mediocredito Centrale, Banca di Roma e Fiat, ad uscire allo scoperto. Il ministro dell'Industria Pier Luigi Bersani ha risposto al presidente della Fiat che «nessuno al governo pensa ai due tem¬ pi. Ma avvertiamo le difficoltà della strada stretta fra risanamento e linea di sviluppo. Nessuno di noi pensa di portare in Europa un Paese morto, perché avremmo perso la nostra sfida. Anzi, abbiamo battezzato Europa il risanamento del Paese» ha aggiunto, spiegando che la via principale d'azione del governo, non esclusiva, è il risanamento che però è solo un primo cerchio attorno al quale si svDupperà la strategia di rilancio da parte dell'Ulivo. Resta da vedere se imprenditori e lavoratori del Mezzogiorno si accontenteranno di questo messaggio rassicurante. Mentre già i sindacati, presenti con Epifani (Cgill, Morese (Cisl) e Pirani (Uil) sembrano aperti su quell'invito all'«alleanza» lanciato, anche sulle spalle del governo, dal vicepresidente di Confindustria Carlo Callieri. In apertura del suo intervento, Romiti ha riconosciuto «la conclusione ricca di positive novità, del Congresso del pds» quando D'Alema e Veltroni hanno «aperto» sulla flessibilità e la riforma del Welfare State. Ma i recenti incidenti di Napoli dimostrano quanto sia peggiorata l'economia meridionale, cresciuta solo dell'1,7% fra il '91 e il '95 a fronte del 5,8 del Centro-Nord. Con una disoccupazione giovanile balzata fino al 55,5% a fine '96 e con la piaga del lavoro nero che coinvolge ormai quattro milioni di persone. Per fortuna, ha ricordato Romiti, c'è anche la sorpresa della Basilicata e dintorni, un Sud-Est che ha battuto addirittura il Nord-Est, la Lombardia e il Piemonte con un incremento del prodotto intemo lordo balzato nel '94 al 3,9%, il record in Italia, grazie alla competitività dell'industria. Sarebbe dunque «una falsità dire che il Sud è perduto» ha assicurato. Il punto è sorreggerne lo sviluppo. E di qui parte il triplice incitamento di Romiti. Il primo ai suoi colleghi imprenditori perché assumano «un ruolo attivo, forte». La seconda strigliata investe invece il sindacato, quando Romiti ha ricordato di essersi dichiarato d'accordo con Cofferati perché il leader della Cgil ha denunciato l'assenza di una politica per lo sviluppo e per l'occupazione da parte del governo Prodi. «Ma tra noi la concordanza si ferma qui» ha puntualizzato Romiti, incalzando la Cgil sugli strumenti e le soluzioni concrete: «Il sindacato deve scrollarsi di dosso, perciò, i tabù, la cristallizzazione delle relazioni industriali come dogma per il futuro». E nella prospettiva di un aumento del costo del lavoro al Sud del 21 -22% entro il '99, nel mirino di Romiti entra la flessibilità, strumento indispensabile per creare nuovi posti di lavoro, e che fa emergere il lavoro sommerso. Ha invitato perciò i sindacalisti ad avere il coraggio di «accettare un nuovo equilibrio fra livelli retributivi e creazione di nuova occupazione» e di essere «coerenti con la realtà, non con i dogmi». Romiti ha indicato che l'accordo del luglio '93 è rimasto in gran parte lettera morta e fa riferimento a uno scenario eh inflazione medio-alta mentre ora tende allo zero. Si impone, quindi «una revisione dei due livelli di contrattazione», per evitare che ambedue si scarichino su una crescita dei costi. Infine Romiti ha stimolato il governo a dedicare maggiore attenzione a sviluppo e occupazione, respinga la politica dei due tempi, «prima il risanamento e poi lo sviluppo» bilanciando l'uno e l'altro. Perché se la partecipazione all'Unione Monetaria resta fondamentale per l'Italia, «non può essere ridotta solo a una questione da contabili di alto livello». E per l'Italia Romiti ha rilevato che al risanamento mancano passaggi fondamentali nella riduzione strutturale della spesa e «troppo timidi sono gli interventi» per tonificare la crescita. Tanto che i provvedimenti decisi per l'auto, a costo zero per lo Stalo, «dovrebbero essere estesi e diffusi anche ad altri settori» per sviluppare l'attività economica. Paolo Patruno