Albania, il governo cade nel sangue

Valona insorge (10 morti), silurato ilpremier Gli agenti attaccano gli studenti in sciopero della fame, la folla stringe Albania, il governo cade nel sangu Valona insorge (10 morti), silurato ilpremier TIRANA. Folla all'assalto della polizia, studenti in sciopero della fame, nove (o dieci) morti: l'Albania insorge, il governo cade. Il primo ministro albanese Aleksandar Meksi ha offerto le propne dimissioni al presidente Sali Berisha. Lo ha annunciato lo stesso Berisha alla tv. Il capo dello Stato ha precisato che le dimissioni del premier erano state sollecitate dai dirigenti di tutti i principali partiti. E ha aggiunto che Meksi ha accettato di farsi da parte e il Partito democratico, che controlla L'87.% dei seggi, formerà un nuovo esecutivo con l'ausilio di una commissione di esporti. Le dimissioni di Meksi erano la condizione posta dai partiti dell'opposizione, con in testa quello socialista, per la fine delle proteste scatenate dal fallimento delle finanziarie truffa. Dai sassi ai fucili mitragliatori, la protesta in Albania cambia marcia e infiamma il Paese. Dalla notte scorsa Valona e molte altre città del Sud sono nelle mani dei manifestanti. La rivolta si è fatta armata e i bilanci degli scontri si trasformano in bollettini di guerra. Con violenza, è riesplosa la protesta anche a Tirana. Negli incidenti di Valona, iniziati nella tarda serata di venerdì e proseguiti a fasi alterne per l'intera giornata, ci sono stati nove morti e almeno 30 feriti (ma la presidenza della Repubblica dice che i morti sono 10). Tra le vittime tre civili (tra i quali un ragazzo di 15 anni) e sei funzionari dello Shik, il sei-vizio segreto albanese: due degli agenti (4 secondo altre fonti) sono morti tra le fiamme del proprio ufficio, incendiato dai rivoltosi, gli altri sarebbero stati uccisi a calci e pugni dopo un processo sommario. I manifestanti sono stati invece freddati da colpi di arma da fuoco. Quella di Valona è stata una vera e propria battaglia che ha visto fronteggiarsi per ore polizia e popolazione. La gente, dopo aver costretto alla fuga gli agenti, ha assaltato cinque caserme, saccheggiando le armerie. Migliaia di kalashnikov, mitragliatrici pesanti, fucili sovietici e bombe a mano sono finiti nelle mani dei rivoltosi che per l'intera giornata hanno vagato per le vie del centro, con caroselli d'auto, sparando in aria in segno di vittoria. La città è nelle loro mani. Già ieri pomeriggio si sono svolti i funerali dei tre civili. Durante la cerimonia, un giovane ha fatto partire per errore una raffica che ha colpito allo stomaco un altro manifestante, che è morto dopo il ricovero in ospedale. Altre quattro persone sono state ferite da proiettili vaganti. La situazione appare ormai fuori controllo. Ieri sera alcune centinaia di manifestanti armati hanno assaltato e saccheggiato la residenza estiva di Berisha che era deserta e presidiata da pochi soldati. A Lushnja è stata bloccata e attaccata una colonna di polizia e soldati che viaggiava verso Valona: i militari sono stati disarmati e spogliati, i mezzi dati alle fiamme. Le strade nazionali sono state bloccate da barricate erette con carcasse d'auto, massi e tronchi d'albero. L'Albania è tagliata in due: la parte meridionale è irraggiungibile per chiunque, compresi i giornalisti che vengono bloccati dai manifestanti e spesso maltrattati. Nel pomeriggio gravi scontri si sono verificati anche nella capitale Tirana, dove 5000 simpatizzanti dell'opposizione hanno voluto trasgredire l'ennesimo divieto della polizia di manifestare. La folla ha marciato verso la città degli studenti, radunandosi in quella stessa piazza della democrazia che fu teatro, cinque anni fa, dei trionfanti comizi del popolo democratico, che inneggiava a Berisha come al salvatore dal comunismo. Oggi quella stessa folla ne invocava le dimissioni. La polizia, che ha tentato di bloccare la marcia, è stata aggredita, presa a sassate, i loro furgoni sono stati distrutti e poi incendiati. Il commissariato è stato saccheggiato. Gli agenti hanno risposto con le cariche, ci sono stati alcuni feriti, ma solo tre quelli ufficiali. Sono gli studenti il nuovo baluardo della rivolta. La scintilla che ha scatenato i disordini a Valona la notte scorsa è stato proprio il tentativo di assalto da parte di agenti dei servizi segreti all'interno dell'università «Ismail Qemali», dove 42 studenti sono da otto giorni in sciopero della fame. E' stato per difendere quei giovani, ritenuti ormai autentici eroi popolari, che decine di migliaia di persone hanno scatenato la guerriglia e ora presidiano armati l'università. [Ansa-Agi]

Persone citate: Aleksandar Meksi, Berisha, Meksi, Sali Berisha

Luoghi citati: Albania, Tirana, Valona