La Chiesa perdona la pillola tra sposi di Giorgio Calcagno
Vince anche la Juve d'emergenza Ma è necessario il pentimento. Il confessore non faccia domande su castità e procreazione La Chiesa perdona la pillola tra sposi QUANTE volte figliuola?» non si deve chiedere più: anche se la figliuola, per avventura, 10 avesse fatto tante volte. La domanda classica del prete nel confessionale diventerà un relitto del passato, come il «dica trentatré» del medico e 11 «sarò breve» del conferenziere. Non lo sostiene una delle tante comunità di base, magari un po' eterodossa in campo di morale sessuale. Lo dichiara un documento vaticano con tutti i sigilli: il vademecum redatto dal Pontificio Consiglio per le famiglie con l'avallo della Congregazione per la dottrina della fede (il terribile ex Santo Uffizio) e distribuito a tutti i confessori del mondo. La confessione non deve essere più un processo, dove il penitente tremi al ricordo delì'Ingemisco tamquam reus. Chi sta dall'altra parte della grata - sappiano i penitenzieri - non è un inquisito ma un fra¬ tello in Cristo, che ha diritto alla comprensione anziché all'interrogatorio e deve manifestare il pentimento senza ricorrere a imbarazzanti elenchi. E la morale sessuale? Ah, quella non cambia, si preoccupa di ricordare il vademecum. E ci mancherebbe, con quelle patenti santuffiziali. Il documento assolve - per la prima volta - quanti non sanno che la contraccezione è peccaminosa e sembra siano molti nel Terzo Mondo. Ma l'uso della pillola resta un disordine, l'aborto un omicidio. Quei bravi padri denunciano «l'intrinseca malizia di ogni atto coniugale reso intenzionalmente infecondo». La storia del peccato, insomma, non si arresta con un cambio di stile. Il confessore, anche se non può fare più domande, è tenuto ad ammonire i fratelli. E la figliuola, anche se può risparmiarsi i particolari, è tenuta al proposito di non ricascarci. Ma quel cambio di stile non è piccola rivoluzione, nel costume ecclesiastico. Segna la fine dell'angoscia. Se caro infirma est, la carne è debole, scopriamo finalmente, davanti alla grata, che lo spirito conta di più. E dall'altra parte non c'è più la controfigura del rex tremendae majestatis, ma l'interprete di qualcuno che un giorno ha detto all'adultera, sfuggita alla lapidazione: «Neppur io ti condanno. Va' e non peccare più». Giorgio Calcagno SERVIZI A PAG. 13
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