CON GLI OCCHI DELL'ADOLESCENTE

CON GLI OCCHI DELL'ADOLESCENTE CON GLI OCCHI DELL'ADOLESCENTE Gianfranco Bettin alla scuola Holden racconta angosce e disastri di Venezia LE angosce della città raccontate con gli occhi di un adolescente: che guarda i disastri del progresso e li confronta con il rigore della natura. E' questo il modo migliore per descrivere, secondo Gianfranco Bettin, i valori della giovinezza e l'impegno che ciascuno deve costruire per rendere degna di senso la propria vita quotidiana quando si è diventati adulti. Una storia che Bettin racconta nel suo ultimo libro, «Nemmeno il destino» (Feltrinelli, 24 mila lire), che certo verrà citato nell'incontro di martedì 4 marzo (ore 21, corso Dante 118) organizzato dalla Scuola Holden e dall'Associazione Amici di Radio Flash e coordinato da Luca Rastello, già direttore di «Narcomafie». L'incontro è l'ideale conclusione di un ciclo di appuntamenti dal titolo «Cosa succede in città - Società complessa/società narrata», coordinato dallo stesso Luca Rastello, in cui si è analizzato il modo di rappresentare il disagio sociale. L'occasione è da non perdere: Bettin è uno dei protagoni¬ sti della vita civile italiana degli ultimi anni. Prosindaco di Venezia, aiuto attivissimo di Massimo Cacciari, poco più che quarantenne, volto giovanissimo anche se sempre tirato, corpo spesso dietro la sua scrivania di Ca' Farsetti, ma anima perennemente in viaggio, Bettin si è laureato in sociologia a Ca' Foscari, tra le file dei verdi ha combattuto fin da subito per la pace nei territori dell'ex Jugoslavia, è stato redattore con Fofi sia a «Linea d'ombra» che a «La terra vista dalla luna». Non è tanto un intellettuale - non crediamo l'appellativo gli piacerebbe ma un libero pensatore, di quelli che non si fermano di fronte alle intimidazione del crimine o ai compromessi dei partiti. Viene dalla strada, da quelle periferie di Mestre che il turista italiano di solito conosce unicamente attraverso una celebre canzone di Guccini. Lui ci è passato attraverso, sfidando gli spacciatori di Porto Marghera, chiedendo e ottenendo che per sconfiggere il morbo della droga venissero costruite nuove scuole, nuovi campi di calcio, nuovi spazi per la musica. Bettin di musica è grande appassionato: il suo gruppo preferito sono gli U2 ; in un altro suo libro, «Sarajevo, maybe» nato dai frequenti viaggi come volontario in aiuto alle popolazioni distrutte dalla guerra, le parole di alcune celebri canzoni del gruppo irlandese, da «New Year's Day» a «Zooropa», costellano le pagine del suo reportage fino a diventarne il sotterraneo collante. E questo accade perché in lui vita quotidiana e scrittura si intrecciano in maniera indissolubile, tanto da far apparire inesistente (sarà giusto? sarà vero?) solo la vita privata. Alcuni, visto che per il suo modo di fare politica ha vinto di recente il Premio Elsa Morante e che Cacciari ha già rifiutato di ricandidarsi, pensano a Bettin come naturale erede del filosofo alla guida di Venezia. Ma Bettin non è un patriarca: è un utopista che racconta storie, e grazie al racconto ci convince che la Storia può cambiare. Speriamo sia vero. Paolo Verri

Luoghi citati: Jugoslavia, Sarajevo, Venezia