Gioia di vivere di un'adolescente prima del terrore della guerra

ISTITUTO SANT'ANNA ISTITUTO SANT'ANNA Gioia di vivere di un 'adolescente prima del terrore della guerra uno strano rimedio affinché le ciocche non ci scendessero sul viso: un elastico stretto attorno al capo a cui avvolgevamo le chiome allora folte e lucide, formando una corona tonda e spessa attorno al volto. Un giorno l'insegnante di storia, mentre ci spiegava l'inizio del Monachesimo col primo esperimento di vita cenobitica anziché anacoretica nell'Alto Egitto, uscì ad un tratto in un'esclamazione inaspettata: «Ecco, osservate Bianchi ed Oggero, così non dimenticherete mai più San Pacomio e Sant'Antonio!». Cambiammo pettinatura. Nel primo banco, davanti al nostro, sedevano le care Maria Piando dai dolci occhi azzurri e Liliana Cinato, minuta, graziosa e vivace. Formavano uno splendido quartetto, sempre in sintonia. Nella foto appaiono l'una accanto all'altra, la prima col bell'abito scuro, la seconda con La foto è del 31 maggio 1939, scattata nel cortile del vecchio Istituto Magistrale S. Anna, pochi giorni prima dell'entrata in guerra dell'Italia contro la Francia la chiara veste a riquadri. Durante i compiti in classe più impegnativi, io sussurravo a Rita qualche idea originale, utile allo svolgimento del tema d'italiano e lei ricambiava indicandomi in silenzio l'operazione-chiave nello sviluppo dei complicati problemi di matematica. Nelle versioni di latino bisognava avere ben presenti tutte le regole, eccezioni, verbi irregolari, trabocchetti... Allora entrava in funzione il «quartetto»: talvolta dal nostro secondo banco scendevano rapidissimi, sulle due schiene curve del primo, colpetti furtivi dal significato inequivocabile, talaltra, dal primo banco, un visetto preoccupato si volgeva verso di noi sussurrando una domanda. Durante le interrogazioni più temute, quando l'insegnante, con tipica mossa, voltava lentamente le pagine del registro, Rita ed io ci bisbigliavamo a vicenda; «Dì una preghiera per me, perché non so niente...». Poi in realtà non era così: alla sferzata della prima domanda, tornava improvvisamente tutto chiaro alla memoria. Dalle classi e dai corridoi, ad eccezione dell'intervallo si diffondeva un quieto silenzio, un senso di raccoglimento profondo, un'impressione ineffabile, che ci pervadeva. Le insegnanti erano buone e brave; ma l'incubo della Commissione Ministeriale da cui sarebbe dipeso l'esito dei nostri esami, le induceva ad abbondare nei compiti ed a stimolarci al massimo in tutte le attività. Esse erano a loro volta contagiate dall'affanno della rev. Preside, Suor Lorenza (al centro), la quale voleva affermare in modo lampante il buon nome della scuola. L'insegnante di filosofia Olivero (la prima da sinistra) mi ispirava molta simpatia: ammiravo il suo volto piacevole e moderno, ihurninato dagli occhi orlati di verde e amavo tanto l'insegnamento che lei ci trasmetteva, quella ricerca interiore che non ha mai fine...Al suo fianco c'è quella di chimica, signora Albis, che faceva dell'insegnamento un'azione d'amore. Solo di recente ho scoperto, mostrando codesta fotografia all'amica Piera Savoini, che la dolce signora fu sua madre, l'insegnante di lettere Signorina Gay (l'ultima della fila) mi diede la gioia delle sonanti letture dei poeti itahani a partire dal 1200, fino al triennale studio della Divina Commedia e dei poeti latini, dai più semplici (Fedro e Cesare) a Virgiho, Ovidio, Tito Livio, Orazio. La professoressa di matematica, Marchiaro, dal sereno sorriso, mi aiutò a staccarmi un poco dal mio mondo della fantasia per entrare, con rispetto ed ammirazione, nel mondo dell'esattezza, della proporzione, dell'armonia. Mi è dolce concludere questo frammento del mio passato con una breve ma intensa impressione. Quando mi recai al Sant'Anna per leggere la tabella dei risultati e ne accertai l'esito positivo, fuggii via senza salutare nessuno. Percorrevo, con gli occhi grondanti di lacrime e il petto scosso dai singhiozzi, le vie silenziose delle villette antiche e dei giardini fioriti, come se non dovessi vederle mai più. Mio padre, che mi stava venendo incontro ansioso, rimase annichilito... Poi mi seguì pian piano, a capo chino, pensando che proprio alla fine dell'anno avessi sbagliato ogni prova. Non sapeva, povero caro papà, che io stavo staccandomi, con una specie di strazio, di lacerazione infinita, da una prima importante parte del mio tempo di vita terrena e che vivevo con tutta me stessa l'attimo dram- • matico dell'oscurità profonda prima che sgorga il Sole. R

Persone citate: Marchiaro, Oggero, Olivero, Pacomio, Piera Savoini, Suor Lorenza, Tito Livio

Luoghi citati: Alto Egitto, Francia, Italia