Quando l'autistico comunica

Quando l'autistico comunica Quando l'autistico comunica LA «comunicazione facilitata» è un metodo importato dall'Australia da Douglas Biklen dell'Università di Syracuse, Stati Uniti, e recentemente introdotto anche in Italia da Patrizia Cadei. Cerchiamo di far capire in che cosa consiste. Un tecnico specializzato e autorizzato sorregge (a seconda della gravità della malattia, che comporta a volte gravi difficoltà di coordinazione motoria) la mano o il braccio dell'autistico per consentirgli di usare una tastiera di macchina per scrivere o computer. Grazie a quello che può apparire soltanto un aiuto molto modesto, si è ottenuto che molti autistici scrivessero, e quindi comunicassero, raccontando a loro condizione «dall'interno», spesso esprimendo una situazione di drammatica solitudine e di grande desiderio di espressione fino a quel momento imbrigliato. Sulla rivista «Link», dell'International autism association - Europa, è recentemente apparsa la testimonianza, scritta con il metodo Biklen, di un autistico lieve, J.G.T. Van Dalen: «Ho scoperto nel corso degli anni - dice - che il mio modo di percepire le cose è molto diverso da quello di tutte le altre persone. Per esempio, quando io sono davanti a un martello, inizialmente per me è unicamente un insieme di pezzi senza alcun rapporto: noto un pezzo di t'erro di forma cubica e, vicino, per pura coincidenza, una barra di legno [...]. La parola martello non è immediatamente a portata di mano, ma emerge quando la configurazione è stata sufficientemente stabilizzata [...]. Per me la percezione di qualche cosa equivale a "costruire" un oggetto». Nell'articolo racconta poi come da queste difficoltà che riguardano anche la percezione uditiva, dello spazio e del tempo, derivi la tipica resistenza degli autistici ai cambiamenti e la loro costante paura di tutto. La persistente osservazione di un oggetto «per ricostruirlo» nella mente e dargli un senso e alla base di particolari abilità degli autistici: chi non ricorda Dustin Hoffman in «Rain Man» davanti alla scatola di fiammiferi rovesciati che, sbalordendo il fratello Tom Cruise, ne sapeva dire il numero preciso? «Normalmente io vivo lo sguardo altrui come "doloroso" - prosegue Van Dalen - nel senso che è troppo penetrante. Mi piace paragonare gli occhi di un autistico agli occhi sfaccettati di un insetto: ci sono numerosi dettagli ma essi non sono integrati». [e. co.] LA direzione del laboratorio Desy di Amburgo mercoledì scorso ha annunciato che i due esperimenti (denominati «Zeus» e «HI») che studiano le collisioni tra positroni e protoni all'anello di accumulazione «Hera» hanno messo in evidenza un numero di urti superiore a quanto prevede l'attuale teoria delle forze subnucleari, in una regione di energia finora inesplorata. La probabilità che i fenomeni osservati siano una fluttuazione statistica è inferiore all'uno per cento. Che cosa si nasconde dietro questo comunicato fatto con il linguaggio iniziatico dei fisici delle particelle subnucleari? Proviamo a spiegarlo. «Hera» è un complesso di macchine in cui vengono accelerate e fatte scontrare particelle di due tipi diversi: protoni (nuclei dell'atomo di idrogeno) con una energia di 800 gigaelettroni Volt (pari a 800 volte l'energia racchiusa nella massa del protone) ed elettroni o positroni (antiparticelle delUelettrone, con identiche proprietà meccaniche e carica elettrica positiva), con una energia di 25 gigaelettroni Volt. Hera è in sostanza un potente microscopio, capace di sondare la struttura interna del protone ad una riso- SCOPERTA AD AMBURGO

Persone citate: Douglas Biklen, Dustin Hoffman, Patrizia Cadei, Tom Cruise, Van Dalen

Luoghi citati: Amburgo, Australia, Europa, Italia, Stati Uniti