L'addio del «mago» dei mori di Daniela Daniele
L'addio del «mago» dei mori Roma, il cardiochirurgo lavorerà in una clinica a Modena L'addio del «mago» dei mori Marcelletti lascia il «Bambino Gesù» UN DIVORZIO DOPO 15 ANNI R ESTÀ un mistero il vero motivo di questo divorzio. Lui, Carlo Marcelletti, cinquantaduenne, vissuto in simbiosi con l'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma per quindici anni; lui, cardiochirurgo di fama, a metà tra l'osannato e il criticato, annuncia: lascio l'ospedale. Ma, come farebbe un gentiluomo d'altri tempi con una dama dalla quale accomiatarsi per sempre, mantiene il segreto sull'autentico perché. Torna alla mente un altro cardiochirurgo fuggito dalla sanità pubblica: Gaetano Azzolina. Professor Marcelletti, disgustato dal sistema pubblico, come lo fu il suo collega? «No, lui fece la scelta della struttura privata. Io lavorerò in un ospedale privato, a Modena, ma accreditato con il sistema sanitario nazionale. I pazienti non dovranno pagare». Una decisione improvvisa? «Non direi. L'ho maturata du- rante l'anno e mezzo che ho appena trascorso, in aspettativa, lavorando prima a San Francisco e poi a Parigi. E anche durante il periodo di tempo in cui ho operato, con comando dell'ospedale Bambino Gesù, in una clinica romana». Dove, invece, gli interventi si pagano. 0 no? «C'era chi, con il nullaosta della Regione, non doveva sborsare una lira; chi, invece, entrava in crisi al solo dover fare tutta la trafila burocratica in Regione. Alcune di queste famiglie han¬ no addirittura preferito indebitarsi. Molti bambini, quando l'abbiamo saputo, li abbiamo operati gratuitamente». Che cosa non funzionava più nel rapporto con l'ospedale? «Diciamo che ero una presenza scomoda. Ma non voglio parlare del passato. Soprattutto la struttura, così com'è, mi era diventata stretta. Una sala operatoria, due o tre pazienti da operare al giorno... E poi io ho un bel numero di allievi: nessuno dei miei colleghi ha cresciuto tanti collaboratori e ognuno di loro, ovviamente, ha necessità di dimostrare quanto vale. Si era in troppi. Eravamo partiti con una macchina dalla carrozzeria di un'utilitaria: io ci ho messo il motore di una Ferrari, ma la carrozzeria è sempre la stessa». Come risponde a chi l'accusa di chiedere onorari astronomici? «Marcelletti non è caro. E' molto meno caro di tanti colleghi». Lascia il Bambino Gesù, ma mantiene un rapporto di consulenza per almeno quattro anni. Come mai? «E' stato un accordo raggiunto con la direzione. Ma non opererò più in ospedale». E la sua attività di trapianti? Di certo non potrà esercitarla in una struttura privata... «I trapianti saranno seguiti al Bambino Gesù dal collega Francesco Parisi». Che percentuale di sopravvivenza avete avuto, in questi anni, nei trapianti di cuore sui bambini? «La stessa degli altri centri pediatrici: 63 per cento a sei anni dall'intervento». Chi, del Bambino Gesù, saluta con nostalgia? «Il professor Elio Guzzanti, con cui lavorai; il marchese Marcello Sacchetti, allora presidente; il dottor Enzo Colaiacomo, allora segretario generale. Tutto il personale parasanitario». Si considera una persona onesta e un bravo professionista? «Sì, a entrambe le domande. Sono conosciuto per essere il chirurgo dei casi impossibili». Con Azzolina ha in comune anche la «modestia»... «Può darsi, ma chi ha sperato di farmi fare la stessa fine, non c'è riuscito. E poi, chi ha visto operare Azzolina, sa bene che mano felice avesse al tavolo operatorio. Malgrado il caratteraccio». Daniela Daniele «Eravamo in troppi lascio spazio ai miei collaboratori» %1 ; „- Il cardiochirurgo Carlo Marcelletti, 52 anni: per tre lustri ha lavorato all'ospedale Bambino Gesù
Luoghi citati: Modena, Parigi, Roma, San Francisco
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