La Cassazione «assolve» il tradimento

Secondo i giudici le relazioni extraconiugali non sono decisive se nella coppia c'è già una crisi Secondo i giudici le relazioni extraconiugali non sono decisive se nella coppia c'è già una crisi La Cassazione «assolve» il tradimento «Non distrugge il matrimonio» ROMA. Cado un altro tabù. La Corte di Cassazione «assolve» il tradimento, che non si potrà più considerare come causa della fine di un matrimonio quando questo è già in crisi. Dunque, se le cose in casa vanno male, concedetevi pure una scappatella. Non sarà usata contro di voi in caso di separazione. La sentenza della prima sezione civile della suprema Corte lo certifica, stabilendo che i «tradimenti» possono non essere considerati «come causa di intollerabilità della prosecuzione della convivenza». Una bella soddisfazione per chi ha sempre sostenuto che tradisce solo chi non ama più, chi si trova in una storia a senso unico verso lo sfascio. Un guaio per i detective privati che vedono sfumare una larga fetta di mercato: mogli e mariti in cerca di prove per un vantaggioso divorzio. All'origine della decisione della Cassazione il caso di una coppia di Como. Lui imprenditore, lei casalinga di ottima famiglia. Una vita insieme, con due figli piccoli, una villa lussuosa, domestici, vacanze vip. Poi la crisi. I litigi che degenerano in una guerra domestica. La moglie alla fine ha detto basta ed è ricorsa prima al tribunale di Como, poi in appello a Milano e ultima tappa Roma. Entrambi i coniugi hanno chiesto l'addebito della separazione. Che non sarebbe altro che la «vecchia» colpa cancellata dalle nuove norme del codice. In ballo tra i due «Roses» nostrani la custodia dei figli minori, affidati da subito alla madre, e gli alimenti stabiliti in otto milioni mensili a carico del marito «traditore». Durante i vari gradi di giudizio della causa di separazione, la donna ha sempre sostenuto che a provocare la crisi e quindi la fine del matrimonio fossero le relazioni extraconiugali del consorte. Ma nella lunga battaglia legale, senza esclusione di colpi, che ha visto di fronte i due coniugi le ragioni della signora sono sempre state rifiutate dai giudici di merito. Dal quadro di testimonianze che si presentava alla Corte infatti si deduceva una storia d'amore finita da tempo. Stesso giudizio dalla Corte di Cassazione, perché «le incomprensioni, il disinteresse, la disaffezione creatasi tra i coniugi ed aggravatasi nel tempo, erano ricollegabili essenzialmente a divergenze di opinioni su scelte fondamentali di proiezioni della vita familiare e sul diverso modo di intendere i doveri di collaborazione derivanti dall'esistenza di una famiglia». Dunque erano ben altre le ragioni della fuga «extraconiugale» del marito e del «progressivo degenerare del rapporto coniugale». «La dedotta relazione extraconiugale del marito risalente al 1986 - scrive la Cassazione , quando la crisi era già in atto, non aveva esercitato influenza causale sulla intollerabilità della convivenza». In altre parole, «la generica violazione del dovere di fedeltà in una situazione di crisi pregressa e generale dei rapporti coniugali, non avrebbe potuto giustificare da sola conclude la Cassazione - la pronuncia con addebito a carico del marito». Maria Corbi «Nbù. La solve» potrà causa monio crisi. a vanre una usata parama seprema lendo ssono «come della vivenne per o che a più, ip. Poi erano ca. La basta unale Milahanno sepae altro anceldel coRoses» i figli to alla abiliti UNA SMARTA«Sì allaROMA. Mdei salottdivorzio fsono servottenere suale è stcuse sui riContesragionstenutnon è m«Certameamici, conon rompproprio mmotivi sopia». Un elo«A volte lPerché ci Ma nel«Ed è stat40 anni e le, con 5 fQuestafluenz«Non credelle donnoi».

Persone citate: Maria Corbi, Roses

Luoghi citati: Como, Milano, Roma