«l'Etr accelerò prima di deragliare»

Nuove rivelazioni sul Pendolino. E il Comu fornisce un'altra tesi sull'alcol Nuove rivelazioni sul Pendolino. E il Comu fornisce un'altra tesi sull'alcol «l'Etr accelerò prima di deragliare» Iperiti: la velocità aumentò di 16 km l'ora PIACENZA. Il pendolino andò incontro al disastro accelerando. Al momento di rallentare per impostare la curva, il Botticelli inspiegabilmente si mise a correre più forte. E' questo l'ultimo colpo di scena - l'ennesimo - dell'inchiesta sul deragliamento dell'ETR460 Botticelli. Ricostruiamo quegli ultimi chilometri con i dati registrati dai tre sistemi di monitoraggio (in pratica tre «scatole nere») in funzione nella cabina del pendolino. Secondo la perizia tecnica depositata alla procura di Piacenza, il pendolino a 600 metri dal ponte sul Po correva a 146 chilometri all'ora. Uopo il ponte, un passaggio molto delicato: i binari piegano a sinistra, con una stretta curva che immette nella stazione di Piacenza. In quel punto tutti i convogli devono rallentare osservando come limite di sicurezza nel caso degli ETR - i 115 chilometri orari. Contro ogni logica, invece, il pendolino quel pomeriggio del 12 gennaio sul ponte iniziò ad accelerare, «fino a toccare i 162 chilometri all'ora», come recita la scarna prosa della perizia. All'uscita dal ponte, le «scatole nere» dell'ETR registrano un ultimo, disperato tentativo di diminuire lo slancio: al momento del disastro i dati confermano che la velocità del convoglio era diminuita a 156157 chilometri orari. Troppi, in ogni caso, per le leggi della fisica e per evitare la tragedia che è costata la vita a 8 persone e il ferimento di altre 29. La perizia tecnica ordinata dalla procura piacentina, dunque, aggiunge al mosaico delle indagini un elemento in più: i macchinisti aumentarono la velocità quando avrebbero dovuto iniziare a frenare. L'ipotesi dell'errore umano sembra acquistare maggior peso, anche se quest'ultima rivelazione non annulla le critiche mosse dagli stessi periti a proposito della pericolosità della linea ferroviaria dopo il ponte. «Forse il convoglio ha accelerato - premette il procuratore capo di Piacenza, Alberto Grassi • perché doveva recuperare il tempo perduto a Melegnano, quando si era dovuto fermare per un guasto al sistema di chiusura delle porte». «Ma nello stesso documento - tiene a precisare il magistrato - i periti evidenziano il pericolo che s'era venuto a creare sulla curva di Piacenza dopo lo spostamento avvenuto nel '92 del segnale di "abbattimento del codice", il segnale elettronico che rallentava automaticamente i treni qualora fossero arrivati a velocità eccessiva sul ponte». Errore umano? Guasto del sistema frenante? Per il procuratore Grassi «allo stato attuale si possono fare solo supposizioni, aspettiamo l'esito della consulenza tecnica». L'unico dato certo per ora è che se il codice «180» fosse stato lasciato a Nord del ponte, la tragedia non sarebbe potuta accadere, perché il pendolino sarebbe stato «frenato» dal sistema computerizzato. Nel punto dove è stato sistemato dopo il '92 (in pratica a ri¬ dosso della stazione) ha reso fatale la velocità accumulata dal Botticelli prima del Po. Ombre sulla condotta dei due macchinisti, ombre sulla sicurezza della linea. Anche il coordina¬ tore nazionale del Comu, Savio Galvani, esprime gli stessi dubbi: «E' chiaro che secondo questi dati, De Sanctis e Sorbo hanno sbagliato. Ma il punto è: perché?». Galvani respinge come offensiva l'ipotesi dello stato di ebbrezza dei due ferrovieri («nelle condutture pneumatiche è presente etile per evitare la condensa, ecco da dove potrebbe arrivare l'alcol della perizia necroscopica» spiegano al Comu) e preferisce ricordare che da Milano verso Piacenza, in 30 chilometri, la velocità viene modificata nove volte. Una gimkana con continui cambi di andature, avendo come unico riferimento le tabelle di bordo. Se errore umano c'è stato - sembrano voler dire al Comitato unitario dei macchinisti - la colpa è da attribuire in massima parte all'organizzazione del lavoro, e non a un inesistente «brindisi» fatto in quella cabina pochi minuti prima della tragedia. Maurizio Pilotti

Persone citate: Alberto Grassi, Botticelli, De Sanctis, Galvani, Maurizio Pilotti, Savio Galvani, Sorbo

Luoghi citati: Melegnano, Milano, Piacenza