Borrelli «difende» Scalfaro di Paolo Colonnello
Il procuratore sulle intercettazioni telefoniche alla Popolare di Novara: un fatto spiacevole, ma lui non c'entra Il procuratore sulle intercettazioni telefoniche alla Popolare di Novara: un fatto spiacevole, ma lui non c'entra Borrelli «difende» Scalfaro «Nessun rilievo penale nelle sue parole» MILANO. «E' spiacevole che il nomo del Presidente della Repubblica compaia in un'intercettazione, per altro del tutto legittima e fatta su un'altra utenza. Ma non vi è alcunché che giustifichi il nostro interessamento alle parole pronunziate nel corso di un'intercettazione, del tutto prive di qualsiasi rilevanza penale». Non ha esitazioni il procuratore capo Francesco Saverio Borrelli nello stigmatizzare la pubblicazione di un'intercettazione telefonica del novembre del '93 tra Oscar Luigi Scalfaro e Carlo | Piantanida, allora amministratore delegato della Banca Popolare di Novara, inquisito e già condannato a Milano insieme agli altri ex responsabili dell'istituto di credito. Intercettazione realizzata nell'ambito dell'inchiesta sul crack della Sasea - principale imputato l'ex finanziere Florio Fiorini -, che ieri II Giornale di Feltri ha sparato in prima pagina, parlando di «maneggi di Scalfaro in banca». Nella trascrizione, eseguita dalla Finanza, Scalfaro fa riferimento a notizie avute dal governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio, inquieto per i destini della Banca Popolare di Novara, e suggerisce a Piantanida di procedere senza tergiversare a un ricambio dei vertici inquisiti della banca: «Sarebbe bene che alla prossima scadenza tecnica ci fosse un po' di cambio...» dice il Presidente. Ma perché solo adesso, a distanza di quattro anni, si parla di questa intercettazione? Il retroscena ò abbastanza complesso e vede come principale ispiratore Florio Fiorini, il quale proprio oggi dovrà essere sentito al processo, in corso da un anno alla sesta sezione penale del tribunale, che lo vede imputato di bancarotta fraudolenta. Quando l'intercettazione venne realizzata, le Fiamme Gialle riferirono immediatamente il suo con¬ tenuto al pm Luigi Orsi. Il quale a sua volta ne mise a conoscenza il procuratore Borrelli ed entrambi valutarono che non emergevano ipotesi di reato. Due mesi dopo però i quotidiani Mf e L'Indipendente riportarono che negli atti della procura di Milano compariva il nomo di Scalfaro, in una telefonata tra lo stesso e il presidente della Banca Popolare di Novara, Lino Venini. Borrelli smentì: in parto perché si trattava di atti coperti dal segreto, in parte perché effettivamente l'interlocutore di Scalfaro non era Venini bensì Piantanida. Ieri Venini ha parlato di «faida politica». La questione sembrava essersi arenata. Ma poi, lo scorso 8 novembre, è tornato in pista Fiorini: dopo essersi visto respingere dal tribunale della libertà la richiesta di scarcerazione, il finanziere ha presentato a Borrelli un esposto contro il pm Orsi, accusandolo tra l'altro di non aver voluto indagare nei confronti del presidente Scalfaro e del governatore Fazio e allegando i documenti dell'intercettazione. Una denuncia a orologeria, visto che a distanza di quattro mesi la notizia è esplosa sulla prima pagina di un quotidiano proprio in concomitanza con l'uscita di un libro autobiografico di Fiorini spedito noi giorni scorsi ad alcuno redazioni con allegati i verbali dello intercettazioni in cui comparo il nome di Scalfaro. In un capitoletto intitolato «Mastro Saverio non ò ombrellarino», Fiorini scrive: «In una pratica complicata conio la mia, trovare quanto sopra tra i 120 faldoni dell'intera procedura ò come trovare un ago nel pagliaio. Credo di averla esaminata tutta solo io ..». Il Quirinale è evidentemente un chiodo fisso per Fiorini. Infatti, tra le carte dello sterminato processo Sasea si trova anche una lettera scritta dal suo ex braccio destro in Svizzera, Francesco Fredi, destinata ad un altro indagato, Roberto Landoni, uomo della Bpn a Lugano. Una lettera che, ha raccontato lo stesso Frodi al gip Perroziello, prima di essere spedita fu «visionata» dall'avvocato Marone, legale di Fiorini, il quale gli avrebbe suggerito di aggiungere che il pm Orsi aveva fatto domande a Fiorini chiedendogli di fare i nomi di Andreotti e Scalfaro. Veleni che ieri hanno prodotto i primi effetti. Alcuni deputati di An hanno parlato, di «dossier» in mano ai magistrati milanesi che «di fatto finiscono con l'intimidire buona parte della classe politica italiana e dei vertici istituzionali». Infine l'ex ministro Filippo Mancuso accusa la procura di aver tenuto «sotto ricatto il Presidente della Repubblica». Paolo Colonnello Fiorini attacca «Non hanno voluto indagare su Fazio e sul Quirinale» L'ex ministro Mancuso «Il pool ha tenuto in ostaggio il Capo dello Stato» Il presidente Oscar Luigi Scalfaro
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