«Era astemio» I parenti:siamo indagnati
«Ho visto i cadaveri ma adesso vorrei solo dimenticare» «Era astemio» I parenti: siamo indignati ROMA. «L'hanno ammazzato due volte, una non bastava». La signora Lora Doddi, moglie del macchinista Lidio Du Sanctis morto nella tragedia del Pendolino, ò nel soggiorno della sua casetta di Collefiorito, circondata da due dei suoi tre figli. Annientata dal dolore, dalla frustrazione, dalla vergogna. La notizia della perizia che ipotizza dosi di alcol nei brandelli del corpo di suo marito e del collega Sorbo l'ha saputa l'altra sera dai tg che vede sempre, uno dopo l'altro, per abitudine. Ed è stata ima nuova mazzata. «Credevo che mi prendesse un infarto, mi hanno riempita di valium. Era passato un mese e mezzo e, con l'aiuto dei miei figli, mi stavo un po' riprendendo. Ma ora, chi ha il coraggio di uscire? Cosa penseranno i parenti delle vittime, che erano in mano a degli assassini?». E' offesa, la signora Doddi. Ferita nel profondo, e non sa quasi trovare le parole dell'indignazione. Ma la figlia Serena, ventunenne, studentessa di fisioterapia all'università, le trova, eccome. «11 Tgl annunciava addirittura una clamorosa svolta nelle indagini, parlava dei macchinisti in stato di ubriachezza. Senza sentirci, senza avvertirci, senza un dubbio: non si può gettare fango così sulle persone. E non perché sono morti». Non vi è sembrato possibile? La moglie: «Non é possibile», risponde sottolineando quel verbo. «Mio marito non beveva alcolici, né vino né niente». Mai, nenuneno un bicchiere? ('.Mai, tranne che a Natale, quando venivano a trovarlo i fratelli emigrati in Svizzera e in Germania, o in qualche altra rarissima festa», spiega. E guarda l'orologio-locomotiva che troneggia sul tavolo, regalo della cognata svizzera. «Mai. Tanto che io, che quando mi sono sposata un mezzo bicchiere 10 bevevo perché mio padre aveva la vigna, ho smesso di metterlo in tavola. E ogni tanto glielo dicevo pure, che era una lagna». La figlia Serena: «Che abbiano trovato dell'alcol, è anche possibile. Subito fuori dalla cabina di pilotaggio c'era il carrello con le bevande, che sicuranmente sono andate rotte. E può darsi che si siano confusi i liquidi. Perché brandelli erano, il liquido nel cervello non sono stati neanche in grado di analizzarlo. L'hanno poi detto anche alla tv. Mio padre comunque era astemio. Non solo. Era preciso, puntiglioso, serissimo. Dopo che le ferrovie hanno licenziato tanta gente, molti lavoravano ore in più. Ma lui mai. "Non si fanno straordinari, quando si ha in mano la vita della gente", diceva sempre». «Anche il suo collega non l'ho mai visto bere e credo fosse astemio», aggiunge il figlio Sandro, 18 anni, che vuol fare il macchinista come il padre e ogni tanto lo raggiungeva sul posto di lavoro. Sanno tutto, i figli, delle ricevute del pasto appena consumato, dove c'era scritto solo «acqua». Della velocità del treno, comunque inferiore a quella per cui era stato collaudato 11 Pendolino in quella curva fatale. «Se erano ubriachi, perché non era successo niente fino a quel momento?». «Il fatto è - concludono sconsolati - che questa tragedia finirà come quella di Ustica. Perché ci sono troppi interessi. Mentre noi non contiamo niente. Per fortuna abbiamo il mutuo soccorso dei ferrovieri, che penserà a difendere noi». «E la memoria di mio marito, di cui sono orgogliosa», aggiunge la signora. [m. g. b.]
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