«Nessuna prova contro i macchinisti»
Il procuratore di Piacenza: «Ubriachi sul Pendolino? Il materiale prelevato da corpi sfracellati» Il procuratore di Piacenza: «Ubriachi sul Pendolino? Il materiale prelevato da corpi sfracellati» «Nessuna prova contro i macchinisti» Le vedove: ammazzati due volte PIACENZA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Martedì sera Giancarlo Ghidoni, difensore di uno degli indagati, aveva lanciato una dura accusa. Ieri il procuratore di Piacenza, Alberto Grassi, ne ha smorzato la portata. La tragedia del Pendolino di domenica 12 gennaio a Piacenza, che costò la vita a otto persone, si arricchisce di un altro capitolo. Alle dichiarazioni di Ghidoni che aveva accusato, rivelando i contenuti della perizia tossicologica, i due macchinisti Pasquale Sorbo e Lidio De Santis di aver guidato in condizioni alterate dall'alcol, ha risposto il procuratore Grassi che sta portando avanti l'indagine. «Il materiale è stato prelevato da corpi sfracellati - ha detto - e quindi non si hanno elementi probatori sul contenuto dei campioni di materiale biologico analizzato». Secondo Grassi non si può affermare che i due macchinisti fossero ubriachi al momento dell'incidente, «può sussistere il dubbio che avessero bevuto, ma non la certezza». Inoltre, ha voluto precisare che c'è una grande differenza fra l'ebbrezza legale e l'ubriachezza. Grassi ha poi ribadito il concetto chiave dell'inchiesta: alla base della tragedia c'è la decisione di togliere la protezione automatica a quella curva. «Il sistema di frenatura era stato spostato prima della curva sul ponte del Po. Fosse stata in vigore la vecchia direttiva, si sarebbe rimediato all'errore umano. E il codice non l'hanno certo cambiato i macchinisti». La perizia sui corpi dei macchinisti è stata effettuata da Emilio Marozzi, professore di chimica tossicologica all'Università Statale di Milano. Nel documento si legge che «0 materiale esaminato è stato prelevato da cadaveri in condizioni di profondo sfacelo corporeo causato dall'incidente ferroviario. Il sangue di cui si disponeva poteva essere inquinato da sostanze di provenienza gastrica e conseguentemente formare un risultato non rappresentativo della reale situazione tossicologica esistente al momento della morte». La conclusione è chiara: «Non si hanno assolutamente elementi probatori circa l'affidabilità dei campioni di materiale biologico esaminati». In un'intervista, però, Marozzi ha affermato con certezza che i due macchinisti avevano bevuto probabilmente durante un pasto consumato prima della partenza. Ma ha confermato che non si può parlare di ubriachezza. «Uno è ubriaco quando il tasso alcolico è superiore a 1,5 grammi per litro di sangue. Per Pasquale Sorbo, il macchinista che non era alla guida, siamo allo 0,85. Uno stato che può dare fenomeni di sdoppiamento della vista o alterazione dei tempi di comportamento». Per Lidio De Santis il valore era di 0,68. Infine, il perito afferma di essersi sorpreso alla scoperta dell'alcol nei corpi. «Pensavo che i guidatori del Pendolino fossero come i piloti d'aereo, che non possono bere per almeno otto ore prima del volo. Invece uno dei due aveva bevuto almeno duetre bicchieri di vino». Le affermazioni dell'avvocato Ghidoni hanno suscitato violente reazioni nei ferrovieri. Il Comu, sindacato autonomo dei macchinisti, chiederà d'intervenire come parte offesa al processo. «Valuteremo anche se esistono gli estremi per avviare una querela per diffamazione contro chi ha diffuso la notizia», ha detto il coordinatore nazionale, Sergio Galvani. L'avvocato Ghidoni ha replicato: «Se fossero stati tenuti segreti i nomi degli indagati, anch'io avrei tenuto segreta la perizia». Per protestare contro le indiscrezioni delle indagini, i sindacati confederali ed autonomi dei ferrovieri hanno indetto per sabato prossimo una fermata simbolica dei treni di un minuto, dalle 13,26 alle 13,27, momento dell'incidente di quel tragico 12 gennaio. Dura anche la reazione dei famigliari delle vittime. «Mio marito era astemio: in questo modo lo hanno ucciso 2 volte» dice Lora Doddi, moglie di Lidio De Santis, uno dei macchinisti. Le Ferrovie dello Stato, in una nota, hanno ribadito la loro fiducia nell'operato del magistrato inquirente. Giancarlo Cimoli, amministratore delegato delle Ferrovie e indagato nell'inchiesta condotta da Grassi, ha criticato l'operato dell'avvocato Ghidoni: «Non credo che questo sia il modo migliore per trattare un argomento così delicato». Nei prossimi giorni, Cimoli sarà interrogato insieme agli altri sei indagati, Lorenzo Necci, Mario Schimberni, Cesare Vaciago, Gianfranco Venturi, Alessandro Cremonini, Giampiero Pavirani. Verranno sentite anche le persone informate sui fatti. Tra queste anche l'ex presidente della Repubblica, Cossiga. Carlo Annovazzì
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