«Noi dobbiamo lottare qui»
«Noi dobbiamo lottare qui» UNA FAMIGLIA DUE OBIETTIVI «Noi dobbiamo lottare qui» L'altra sorella: ma è vero che si vive male APALERMO D Anna vorrei dire di non coltivare desideri di fuga: Palermo è ima città difficile, ma noi dobbiamo restare a Palermo, è qui che nostro fratello Giovanni e morto ed è qui che dobbiamo lavorare per continuare la sua lotta». Maria Falcone non condivide affatto il pessimismo della sorella Anna, ma non per questo critica il suo atteggiamento di sfiducia. «Palermo è ima città dove non si vive bene. Ci sono tanti, troppi problemi: la disoccupazione sta raggiungendo livelli spaventosi, i giovani sono sfiduciati, la politica non soddisfa più le aspettative dei cittadini. Eppure sono convinta che non bisogna scappare. Sono qui e resto contro ogni tentazione di fuga». Sua sorella ha l'atto riferimento alle minacce subite nel cantiere di famiglia dopo la strage di Capaci. Ma perché il suo sfogo esplode proprio adesso, nel momento in cui si registrano i più clamorosi successi investigativi contro la mafia? «La sfiducia di Ama non è certo campata in aria. Palermo è una città dove si sprecano troppe parole e si realizzano pochi fatti. In tema di antimafia, abbiamo conquistato numerosi successi sul piano della repressione criminale, ma la città è letteralmente invasa dai giovani senza lavoro e la disoccupazione continua a fornire manovalanza d'esca al reclutamento mafioso. Io credo che mia sorella abbia voluto evidenziare come Palermo, da questo piuito di vista, sia tuttora una città ad alto rischio». Sua sorella ha fatto riferimento a un'antimafia di bandiera, piena di slogan ma vuota di contenuti, che ad alcuni servirebbe solo a fare carriera politica... A chi ha voluto alludere? «Non credo che Amia si riferisse a qualcuno in particolare, ma non è certo una novità che dietro la bandiera dell'antimafia si possano nascondere strumentalizzazioni politiche. Mia sorella - lo so perché ne abbiamo parlato - teme come me un abbassamento della guardia, im calo di tensione. Vorrebbe un'antimafia corale, capace di offrire sempre risultati concreti. Mi pare un'aspirazione più che legittima». Disoccupazione, strumentalizzazioni politiche, sfiducia nei partiti: non sono guasti imputabili alla sola Palermo... «No, non lo sono. Della sua amatissima Palermo, mio fratello Giovanni diceva sempre: se tutti i migliori se ne andassero, cosa resterebbe? Lui stesso, quando si trasferì a Roma, mi spiegò che lo faceva per migliorare Palermo, per cercare di liberarla dalla violenza mafiosa». Quindi lei non condivide affatto la voglia di lasciare la città. «Ma no. Io ho voglia di spendere tutte lo mie energie per questa città. A volte ho pensato che potrei essere utile entrando in politica. In passato ho ricevuto numerose proposte perché affrontassi alcune competizioni elettorali. Ma non sono disponibile. Credo di avere un'altra funzione, quella di mantenere desta l'attenzione contro i poteri eliminali, con l'augurio che un giorno anche a Palermo si viva meglio». Sandra Rizza Maria Fakone
Persone citate: D Anna, Maria Falcone, Sandra Rizza Maria
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