A Belgrado la guerra della stella rossa

A Belgrado la guerra della stella rossa EX JUGOSLAVIA Governo, media e nazionalisti indignati per la prima iniziativa della giunta d'opposizione A Belgrado la guerra della stella rossa // neosindaco la toglie dal Comune, i comunisti: ridatecela ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Continuano furibondi gli attacchi a Belgrado contro il nuovo sindaco dell'opposizione Zoraiì Djindjic, che ha fatto togliere la stella rossa dalla cupola del municipio della capitale jugoslava. Rimuovere il simbolo comunista che da più di cinquant'anni troneggiava sul vecchio palazzo è stata la prima mossa della nuova amministrazione: la coalizione «Zajedno» ha voluto festeggiare in questo modo l'avvento al potere nella città della prima giunta non comunista dalla fine della Seconda guerra mondiale. Ma il loro gesto è stata duramente criticato dai media ufficiali del regime di Milosevic. «Dietro la maschera della democrazia e delle manife- stazioni pacifiche i capi dell'opposizione continuano sulla strada della violenza, persino contro la storia e i sentimenti più sacri del popolo serbo», ha tuonato la televisione di Stato, che ha consacrato all'evento una buona parte del telegiornale della sera. «Così facendo quelli di "Zajedno" hanno tolto il simbolo che per cinquant'anni ha testimoniato l'amore dei serbi per la libertà e il loro rifiuto di accettare tutori stranieri». Per tutta risposta il quotidiano dell'opposizione «De- mokratija» ha scritto che «l'ideologia che fa capo alla stella rossa a cinque punte ha distrutto più vite di quella che si richiama alla svastica». A questo punto ha reagito l'agenzia di stampa jugoslava «Tanjug», che ha duramente criticato la tesi sostenuta da «Demokratija»: «La stella rossa è innanzitutto e soprattutto il simbolo interna¬ zionale della lotta dei lavoratori per una società migliore e più libera, e non semplicemente un simbolo ideologico di una società comunista». L'agenzia pubblica decine di dichiarazioni di cittadini di Belgrado «indignati» dalla rimozione della stella dal municipio. Lo stesso fa il quotidiano «Blic»: «La decisione di Djindjic è incivile e antide- mocratica e stonde un velo di oblìo su mezzo secolo di storia del Paese», dice uno degli intervistati. Quasi tutti parlano di «vandalismo». E con i nostalgici del simbolo comunista si sono schierati anche alcuni capi cetnici che guidano i gruppi più estremisti del nazionalismo «granserbo». «Ho paura che al posto della stel- la Djindjic adesso voglia mettere la croce uncinata», ha dichiarato il vojvoda («duce») cetnico Sinisa Vucinic, presidente del partito radicale «Nikola Pasic», accusando le nuove autorità di Belgrado di aver compiuto «un atto assolutamente antidemocratico che offende una buona parte dei cittadini». Secondo Vucinic «Zajedno» è revanscista e i primi passi che ha fatto sono da dittatura: «Malgrado tutto - conclude - il popolo serbo sopravviverà all'attuale buio». Per i comunisti più ortodossi rimasti fuori dal Parlamento ma presenti nei media, «per più di cinquant'anni la stella rossa è stata il simbolo di un periodo segnato dalla più grande rinascita materiale, culturale e umanistica». Ma il nuovo sindaco di Belgrado sembra più che mai deciso a rimpiazzare la stella con l'aquila bicipite, simbolo della Serbia. Ingrid Badili-ina L'abbattimento della stella rossa sul municipio di Belgrado dopo l'insediamento della nuova amministrazione anticomunista

Persone citate: Djindjic, Milosevic, Sinisa Vucinic, Vucinic

Luoghi citati: Belgrado, Jugoslavia, L'aquila, Serbia, Zagabria