«Nessun rimorso in Sofri e compagni»

Delitto Calabresi, le motivazioni della sentenza scatenano nuove polemiche Delitto Calabresi, le motivazioni della sentenza scatenano nuove polemiche «Nessun rimorso in Safri e compagni» La Cassazione: Marino attendibile MILANO. «Le dichiarazioni di Leonardo Marino sono attendibili, gli imputati non hanno dato alcun segno di rimorso», scrivono i giudici della corte di Cassazione, nelle motivazioni con cui hanno confermato la condanna a 22 anni di carcere per Adriano Sofri, Ovidio Bompressi e Giorgio Pietrostefani. «E' una sentenza superficiale e feroce al tempo stesso», osserva Ezio Menzione, legale di Ovidio Bompressi, indicato come l'esecutore materiale dell'omicidio. E aggiunge: «E' una sentenza particolarmente odiosa che arriva a chiedere un pentimento obbligatorio agli imputati, altrimenti indegni ad ogni umana considerazione». Di diverso parere il prof. Gaetano Pecorella, difensore di Ovidio Bompressi: «Con una sentenza così si apre la strada a qualsiasi soluzione, dalla revisione del processo alla grazia, perchè viene ribadito il problema della unicità di questo caso, dato che la Cassazione, di fatto, ha smentito se stessa per voler confermare che l'esito di questa vicenda doveva per forza essere la condanna». Nelle 120 pagine i giudici della Cassazione prendono in esame ogni aspetto dei sette processi, tutti con conclusioni alterne, fino all'ultimo d'appello, che ha trovato conferma nelle sentenza della quinta sezione penale della Suprema Corte. Per i giudici è da considerare elemento probante la stessa storia di Lotta Continua, di cui scrivono, tra l'altro: «E" da rilevare l'esistenza di una struttura illegale armata, operante all'epoca dei fatti». E sottolineano «la natura militaristico-terroristica di Le, sottolineando l'imponenza dell'armamento per le armi micidiali». A carico di Adriano Sofri, secondo la Cassazione, ci sono anche gli articoli scritti sul quotidiano Lotta Continua, prima e dopo l'omicidio del commissario di polizia: «La gravità della campagna di stampa contro Calabresi, con successivo compiacimento per il crimine, sono un riscontro per tutti gli imputati, soprattutto per Adriano Sofri, estensore dei testi e ispiratore della linea politica del giornale». «E' diventata un'aggravante battersi per la propria innocenza», dice il legale di Bompressi. Ezio Menzione accusa poi la la Corte di Cassazione di superficialità: «Hanno fatto presto i giudici, è bastato non prendere in considerazione gli elementi contrari che erano comparsi nei processi, e badare solo alla coerenza interna, senza il confronto con gli elementi contrari». «Le inesattezze di Leonardo Marino hanno un rilievo marginale», scrivono i giudici della Cassazione, azzerando sette processi accompagnati da una montagna di polemiche. E spiegano: «Le sue dichiarazioni sono attendibili, nonostante alcune inesattezze su particolari che un lavoratore manuale, più di quanto potrebbe accadere a chi esercita un'attività intellettuale, può, in un racconto così complesso, non ricordare». Ma è su un altro punto che la Cassazione insiste. E' quello del comportamento attuale degli ex dirigenti di Lotta Continua, arrestati nell'88, quindici anni dopo l'omicidio del commissario di polizia. «E' corretto che siano state negate le attenuanti generiche agli imputati», commenta la Corte. «E' corretto in considerazione dell'assenza di qualsiasi segnale di rimorso, di confessione, di qualsiasi parola di esecrazione per il delitto e di comprensione verso la vittima e i figli superstiti». Dopo 120 pagine di analisi, i giudici della Suprema Corte, confermando i 22 anni di carcere per Adriano Sofri, Ovidio Bompressi, Giorgio Pietrostefani, concludono: «Tutti questi elementi sono già di per sé idonei ad integrare altri elementi di prova, che ulteriormente confermano l'attendibilità della complessiva dichiarazione di Leonardo Marino», [f. poi.] Per l'avvocato Pecorella: una decisione così apre la strada a qualsiasi soluzione Adriano Sofri è rinchiuso nel carcere di Pisa

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