I divorziati chiedano l'annullamento

La Chiesa La Chiesa I chiedano l'annullamento CITTA' DEL VATICANO. Ancora un «no» della Chiesa ai divorziati risposati. Ma stavolta arriva con l'invito a sacerdoti e vescovi a dare maggiore «assistenza pastorale» e consigliando agli interessati di rivolgersi alla Sacra Rota per un eventuale «annullamento del matrimonio». Il Pontificio consiglio per la famiglia, il dicastero vaticano che equivale un po' ad un ministero per la Famiglia, ha pubblicato ieri un distillato di raccomandazioni che scaturiscono dalla riunione svoltasi un mese fa, dedicata proprio ai divorziati risposati. Per la Chiesa è un problema apertissimo, perché si ostina a ribadire il divieto di dare la comunione a queste persone che dal canto loro ribadiscono di non voler vivere ai margini della comunità ecclesiale. E hanno il sostegno di molti vescovi e sacerdoti. Il problema è di tale portata, in Europa, negli Stati Uniti e in America Latina, che le «raccomandazioni» del Pontificio consiglio ne risentono in misura molto evidente. I divorzi sono definiti una «piaga» ma si ribadisce che la Chiesa non può arrendersi di fronte ad una «mentalità che svaluta il matrimonio in quanto impegno unico ed indissolubile». Con questa premessa, si rinvia a vescovi e parroci la soluzione dei casi concreti e in particolare si riafferma che occorre curare la preparazione delle coppie al matrimonio affinché sappiano che prendono un impegno indissolubile. I sacerdoti devono anche essere preparati a fornire aiuto e assistenza alle coppie, prima e dopo il matrimonio, e in particolare quando emergono difficoltà. Quindi si tratta di «incoraggiare ed aiutare i coniugi separati o divorziati, che sono soli, a rimanere fedeli ai doveri del loro matrimonio». In pratica vuol dire che devono continuare ad occuparsi dei figli e vivere in castità: con questo spirito possono avvicinarsi ai sacramenti, previo contatto con il parroco. Tra le «raccomandazioni» c'è quella di aiutare le coppie in difficoltà «a prendere in considerazione la possibile nullità del loro matrimonio». Quanto ai risposati, devono «riconoscere la loro situazione irregolare», non devono venir meno al dovere di occuparsi dei figli e del coniuge del precedente matrimonio vincolato dal sacramento, iniziare col nuovo partner «un progresso comune verso la conversione», ricordandosi però di non poter ricevere «i sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia». La sostanziale fumosità di queste indicazioni pastorali, tradisce l'imbarazzo generale verso un problema scottante. Nel 1994, l'autorevole Congregazione per la dottrina della fede aveva detto l'ultima parola, ribadendo il divieto di accostarsi ai sacramenti anche quando la colpa del fallimento del matrimonio era da imputarsi all'altro coniuge; si consentiva la comunione nel caso che il risposato avesse assunto l'impegno di «vivere in piena continenza». Da quel documento, moltissimi tra vescovi e laici si sono rivolti al Vaticano affinché riveda norme giudicate troppo rigide. Ma finora invano. Luca Tornasi I

Persone citate: Luca Tornasi I

Luoghi citati: America Latina, Citta' Del Vaticano, Europa, Stati Uniti