Il Vaticano scomunica lo spot

Un documento chiede regole etiche per difendere bimbi, anziani e le persone più deboli Un documento chiede regole etiche per difendere bimbi, anziani e le persone più deboli Il Vaticano scomunica lo spot «Stop ai messaggi immorali e distorti» CITTA' DEL VATICANO. Il Vaticano esaminò la pubblicità, e vide che non era buona. O, perlomeno, che i danni e i pericoli di quello che passa su televisioni e giornali sono per il momento superiori ai benefici. Ieri il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali ha reso noto un documento - il primo del genere - dedicato esclusivamente al fenomeno della pubblicità; e fra le conclusioni si raccomanda al potere pubblico di ampliare regolamenti e prassi «al di là della semplice interdizione della pubblicità falsa, in senso stretto». L'impatto dei messaggi pubblicitari su bambini, anziani, e in generale - ma soprattutto nel Terzo Mondo - su persone non dotate di «difese» culturali sufficienti è tale da giusti ficaie regole più rigide. «Le norme governative scrive il Consiglio - dovrebbero occuparsi di questioni relative al contenuto della pubblicità diretta a gruppi particolarmente esposti allo sfruttamento, come i bambini e gli anziani». Ma non solo: c'è il rischio crescente di un uso «politico» della pubblicità: «Anche la pubblicità politica potrebbe essere un campo adatto alla regolamentazione: quanto si può spendere, come e chi può raccogliere il denaro necessario perla pubblicità, ecc.». Ma ecco l'elenco dei danni. ECONOMIA. «Il più delle volte la pubblicità viene usata non solamente per informare, ma per persuadere e stimolare, per convincere lo persone ad agire in un certo modo». E qui possono nascere «particolari abusi». «La pratica della pubblicità legata alla marca può sollevare seri problemi. Spesso ci sono solo delle differenze trascurabili tra prodotti simili di marche diverse, e la pubblicità può tentate di indurre le persone a decidere sulla base di motivi irrazionali». POLITICA. C'è pericolo quando «i costi della pubblicità limitano la competizione politica a candidati o gruppi facoltosi, o richiedono che gli aspiranti compromettano la loro integrità e autonomia dipendendo pesantemente dai l'ondi di gruppi di interesse». CULTURA. «Nella concorrenza, per attrarre un pubblico sempre più vasto e consegnarlo alla pubblicità, i comunicatori possono trovarsi tentati, sottoposti in realtà a pressioni più o meno sottili, di lasciare da parte gli alti valori artistici e morali e di cadere nella superficialità, nella volgarità e nello squallore morale». MORALE E RELIGIONE. La pubblicità «spesso si appella deliberatamente a motivi quali l'invidia, l'arrivismo e la concupiscenza. Oggi inoltre certi pubblicitari cercano consapevolmente di choccare ed eccitare sfruttando contenuti di natura morbosa, perversa e pornografica». E, accade che vengano utilizzati temi, personaggi o immagini religiosi. «La prassi e riprovevole e offensiva quando strumentalizza o tratta in modo irriverente la religione». RESPONSABILITÀ' SOCIALE. «Creare bisogni per prodotti e servizi», dici; il Consiglio «può essere un grave abuso, un affronto alla dignità umana». ECOLOGIA. «La pubblicità che promuove uno stile di vita sregolato, all'insegna dello spreco delle risorse e del saccheggio dell'ambiente, causa gravi danni all'ecologia, ed esprime ima visione falsa e devastante dell'uomo». Le reazioni, naturalmente, sono numerosissime. Il ministro delli Poste, Antonio Maccanico, è d'accordo: «Negli ultimi anni, j negli spot pubblicitari, è prevalsa la tendenza ad un'accentuazione dei toni in termini di rappresentazioni violente o sessuali, allo scopo di colpire maggiormente l'attenzione dei telespettatori»; e aggiunge che la Rai ne ha rifiutati moltissimi. «Siamo già saggiamente autoregolamentati dal nostro codice - dice Paolo EttoiTc. amministratore delegato della "Saatchi e Saatchi", ma se dall'autocontrollo, già da noi quotidianamente eseguito sottolinea Ettorre - si passa al controllo o alla censura dall'alto, qui mi oppongo». Per il Wwf, invece, il documento vaticano «ha colto nel segno». E se il direttore generale dell'Upa d'associazione tra gli utenti pubblicitari), Felice Lioy, parla di «documento molto aperto culturalmente», il presidente dell'Assap d'organismo che riunisce le agenzie di pubblicità), Alberto Contri, oppone un deciso «no» a ogni «regolamentazione dall'alto». Marco Tosatti I 3 PRINCIPI ETICI DA APPLICARE Veridicità Dignità della persona umana Responsabilità sociale LE REGOLE PER I MESSAGGI INDIRIZZATI Al BAMBINI «Non facciano pressione sui genitori perché acquistino prodotti da cui i bimbi non traggono reale beneficio» LE REGOLE PER I MESSAGGI INDIRIZZATI AGLI ANZIANI «Non approfittino delle loro paure così da persuaderli a investire una parte delle loro limitate risorse in beni o servizi di dubbio valore» • NO Al MESSAGGI ECONOMICI CHE SPINGONO A SCELTE IRRAZIONALI • NO Al MESSAGGI POLITICI CHE SCREDITANO GLI AVVERSARI • NO Al MESSAGGI CULTURALI CHE SFRUTTANO SUPERFICIALITÀ' E SQUALLORE • NO Al MESSAGGI MORBOSI E PERVERSI • NO Al MESSAGGI CHE INDUCONO A STILI DI VITA SREGOLATI E DANNOSI PER L'AMBIENTE • NO ALLA RECLAMIZZAZIONE DI PRODOTTI CHE INCULCANO ATTEGGIAMENTI IMMORALI (come la pubblicità di contraccettivi e abortivi) Il Vaticano mette sotto accusa gli spot e invoca meccanismi di controllo per tutelare le categorie deboli come i bambini

Persone citate: Alberto Contri, Antonio Maccanico, Di Vita, Ettorre, Felice Lioy, Marco Tosatti, Paolo Ettoitc, Perversi, Saatchi

Luoghi citati: Citta' Del Vaticano