« Rifiutare il test del Dna è prova di paternità»

Compravendita di neonati Donna indagata Secondo i giudici i progressi scientifici hanno reso l'accertamento affidabile quasi al 100% « Rifiutare il test del Dna è prova di paternità» La Cassazione: Vesame deve coincidere con le accuse della madre ROMA.. D'ora in poi i «presunti padriv devono stare in guardia: il rifiuto di sottoporsi all'esame' del Ima può essere usato contro di loro. Lo sostiene una sentenza della prima sezione civile della corte di Cassazione, che ha stabilito come un rifiuto «ingiustificato» possa diventare prova di paternità se combinato con le dichiarazioni della madre. La decisione nasce dal ricorso di un uomo che, pur rifiutando di sottoporsj agli esami biologici richiesti dal magistrato, negava la paternità di un minore. Il tribunale dei minori di Napoli, prima, e In corte d'appello, poi, avevano dato ragione alla donna, sulla base di un convincimento condiviso anche dalla Suprema Corte. Ed ecco quindi il ragionamento della Cassazione: sebbene «la sola dichiarazione della madre e la sola esistenza di rapporti tra la madre e il preteso padre all'e¬ poca del concepimento non costituiscano prova della paternità naturale», tali elementi assumono «carattere probatorio» se combinati con altri. Nel caso in questione, l'elemento ulteriore è costituito appunto dal rifiuto del presunto padre a sottoporsi al test. Si tratta di un esame che - ha ricorda la Suprema Corte - «i progressi scientifici hanno reso affidabile in misura vicina al 100 per 100». «E' una sentenza storica, una buona sentenza. E' più che giusto che il rifiuto di sottoporsi all'esame del Dna venga riconosciuto come prova a favore del bambino», ha commentato Tina Lagostena Bassi, avvocato matrimonialista e responsabile del gruppo famiglia della Commissione nazionale parità. «Se un presunto padre ritiene che quel bambino di cui si chiede il riconoscimento non sia suo, ha una grande arma a suo favore: l'esame del Dna, prova sicura. Se rifiuta quest'analisi, nel 99 per cento dei casi, vuol dire che ha la coda di paglia e quindi o non è certo del responso oppure nè talmente certo che vuole fuggire dalle sue responsabilità. 1 casi in cui, in Italia, un presunto padre rifiuta di sottoporsi a questa prova sono circa il 20 per cento. Con questa importante sentenza non vi sarà più modo di sottrarsi al proprio dovere». E felici si dicono anche Flavia Frontoni e Cristina Sinagra, due «casi» ormai famosi, visto il loro impegno per far ricono- scere i propri figli. «Sono 12 anni che Paulo Roberto Falcao si rifiuta di sottoporsi all'esame del Dna e sono 12 anni che lotto, non per me, ma per mio figlio Giuseppe. Questa è la prima bella notizia che ricevo da quando ho iniziato la mia battaglia», ha dichiarato Flavia Frontoni. E per Cristina Sinagra, madre di Diego Armando jr, si tratta addirittura di una doppia vittoria. Sebbene la sentenza non sia più necessaria al suo bambino, già riconosciuto figlio del grande giocatore di calcio anche senza la prova del Dna, questa apre «tante spe- ranze». «Per vincere siamo dovuti andare in Cassazione almeno 4 volte - ha raccontato la Sinagra -: Diego si è sempre rifiutato di fare l'esame del Dna e io ho dovuto portare centinaia di testimonianze e prove per poter tutelare il mio bambino. Questa notizia, comunque, mi dà una grande gioia poiché è da molto tempo che cerco di far qualcosa per far capire che le leggi, nel nostro Paese, non tutelano a sufficienza i minori protagonisti di queste vicende e portano a processi lunghissimi e snervanti per tutti». [r. cri.] Tina Lagostena Bassi «E' una sentenza davvero storica» I casi clamorosi dei figli di Falcao e di Maradona Cristina Sinagra

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