«A Mutolo quattrocento milioni» di Giovanni Bianconi

L'avvocato Li Gotti: fanno parte di un anticipo della sua liquidazione L'avvocato Li Gotti: fanno parte di un anticipo della sua liquidazione «A Mutolo quattrocento milioni» Lo Stato pagò il pentito» « LA PAGA DI UN EX BOSS LROMA E polemiche sui pentiti sono tanto strumentali quanto prevedibili. Io potrei già anticiparle la prossima». Dica, avvocato Li Gotti. «Sabato prossimo, a Perugia, al processo Pecorelli, sarà ascoltato Gaspare Mutolo. E lui risponderà, non farà nessuno sciopero. Gli chiederanno quanti soldi ha preso dallo Stato, e sarà lo spunto per una nuova polemica». Perché, quanti soldi ha proso Mutolo? «Quattrocento milioni, che dovevano servire a far uscire dal programma di protezione quattro nuclei familiari». Sarebbe quella specie di liquidazione anticipata che ha fruttato i 500 milioni a Di Maggio? «Esattamente. E sa chi spingeva, allora, per questo tipo di soluzione? Il governo di centrodestra. All'epoca la commissione ministeriale era presieduta da Marianna Li Calzi, sottosegretario del governo Berlusconi. Erano loro a sollecitare i collaboratori perché proponessero delle vie d'uscita dal programma, con la consegna anticipata dei soldi, lo stesso ho consigliato alcuni miei clienti di rifiutare questa soluzione. Intendiamoci, era un modo legittimo di affrontare il problema, ma che s'è rivelato poco efficace ed è stato abbandonalo. Adesso però non è giusto imbastirci sopra polemiche strumentali». Avvocato I.i Gotti, lei difende molti pentiti di mafia, da Buscett.a a Contorno, da Mutolo a Di Carlo, fino a Giovanni Brusca che ufficialmente è ancora solo un «dichiarante». Condivide l'allarme del giudice catanese Bertone sul presunto patto tra Polo e Ulivo per «normalizzare» i pentiti? «No, non lo condivido. Io non conosco nei dettagli la situazione che c'è a Catania, però non mi sembra si possa dire che una modifica della legge, che serva a regolamentare meglio il sistema apportando dei correttivi che in fin dei conti non sono cosi rivoluzionari, sia in reah.à un modo per tornare indietro. Non credo che su questo argomento ci sia un (latto politico tra maggioranza e opposizione, e da quello che sento dai miei clienti nemmeno loro temono questo. 11 problema è un altro». Cioè? «Cioè la strumentalizzazione di qualunque episodio, anche minimo, da parte di un gruppo ben individuato di uomini politici, per sollevare un polverone di critiche a tutti i pentiti, e presentare il pentitismo come un disvalore. Certi esponenti politici sono diventati dei grilli parlanti pronti a saltare su, di fronte al minimo pretesto o problema fisiologico, per attaccare i collaboratori. Sarebbe come se qualcuno chiedesse l'abolizione delia polizia perché a Napoli hanno arrestato 19 poliziotti: un'assurdità». A chi si riferisce? «A Sgarbi, per esempio, che definisce i pentiti "criminali maiali", mentre non mi risulta abbia mai usato una simile espressione per Totò Riina. 0 all'onorevole Mancuso, il quale sostiene che la mafia non è un fenomeno da studiare e però si fa eleggere vicepresidente della commissione antimafia. O all'onorevole Milio, che dice di voler fare luce sull'estate dell'89 e su Contorno, quando si sa che per gli omicidi di quel periodo i responsabili sono stati individuati, processati e con- dannati. Mentre Contorno, dopo essere stato arrestato, fu assolto. E' questo clima strumentale, non il presunto accordo politico, che preoccupa i collaboratori». E sono decisi a scioperare, rifiutandosi <ii rispondere nei processi? «No, non mi risulta. Se ogni tanto qualcuno sceglie questa strada, è per rivendicare singole cose, problemi personali. Si tratta di iniziative individuali, non di una strategia collettiva. Una sola volta è successo, nel '93, al processo per il delitto Scopelliti, che un gruppo nutrito di pentiti non abbia risposto, perché c'era il problema del cambio delle generalità che non si sbloccava. Il resto sono casi singoli». Come giudica la riforma della legge che sta per essere presentata? «Mi pare che possa funzionare. Certo ci sarà un'impostazione più rigida, ma in fondo è giusto. E modificare la legge non è una cosa così grave, negli Stati Uniti è successo una decina di volte. Anche il cambio alla guida del Servizio centrale di protezione mi auguro possa avvenire senza traumi, perché ormai quell'ufficio ha cominciato a funzionare. E anche se non tutti i problemi sono stati risolti, i collaboratori lo sanno». Giovanni Bianconi «Le polemiche su chi collabora sono strumentali» «Modificare la legge non è un modo per tornare indietro» L'avvocato Li Gotti difensore dei più famosi pentiti di mafia L'avvocato Li Gotti difensore dei più famosi pentiti di mafia

Luoghi citati: Catania, Napoli, Perugia, Stati Uniti