In carcere Gorrini primo accusatore di Di Pietro
Condanna definitiva Condanna definitiva In carcere Gorrini primo accusatore di Di Pietro MILANO. Gli agenti della Digos hanno bussato a casa sua alle 6 de! mattino. Poi, provvedimento della procura generale alla mano, lo hanno portato a San Vittore, per scontare una condanna definitiva a tre anni di carcere. Finisce così la parabola di Giancarlo Gorrini, l'ex presidente della Maa assicurazioni, il primo grande accusatore di Antonio Di Pietro, quello dei 100 milioni e della Mercedes. Ma questa volta non c'entrano gli intrighi, legati alle dimissioni dell'ex magistrato simbolo di Mani pulite. Gorrini entra a San Vittore per una condanna diventata definitiva. L'imprenditore è stato riconosciuto colpevole anche dalla Cassazione dei reati di truffa, appropriazione indebita e falso in bilancio. «Evidentemente per il mio assistito c'è una legislazione speciale», tuona Carlo Taormina, il legale di Gorrini. E accusa: «In Italia si chiede la grazia per Adriano Sofri e poi si mette in galera un uomo di 64 Giancarlo Gorrini anni con gravi problemi di salute, che è stato al centro di una vicenda che avrebbe meritato ben altro approfondimento». Gorrini aveva tentato di tutto per evitare il carcere. Nei giorni scorsi si era presentato al Tribunale di sorveglianza chiedendo l'affidamento ai servizi sociali. Gorrini si era offerto di svolgere il lavoro di bibliotecario presso i salesiani oppure di svolgere opera di volontariato all'interno della Caritas. Ma il Tribunale ha detto no, d'accordo con la procura generale che aveva chiesto la carcerazione. «E' una ritorsione, c'è anche la possibilità che vogliano utilizzare il carcere per farlo ritrattare dalle accuse a Di Pietro. Ormai la magistratura è una fabbrica di pentiti», polemizza la parlamentare di Forza Italia Maiolo. E rimette il dito nella piaga dell'inchiesta bresciana, quella di Salamone e Bonfigli, all'inizio basata sulle rivelazioni del presidente della Maa assicurazioni. Pochi giorni prima delle dimissioni di Di Pietro dalla magistratura, Gorrini raccontò agli ispettori ministeriali la storia dei 100 milioni prestati e restituiti anni dopo. E di quella Mercedes del parco Maa, finita per nulla a Di Pietro e rivenduta. Di Pietro poi si dimise, ma - come ha stabilito il tribunale di Brescia che ha assolto tutti - non fu per quello. [r. m.] Giancarlo Gorrini
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