«Boicottate quella mostra, diffama la Wehrmacht» di Emanuele Novazio

«Boicottate quella mostra, diffama la Wehrmacht» Annunci sui giornali, cortei, appelli a disertarla. Nella rassegna foto e documenti agghiaccianti «Boicottate quella mostra, diffama la Wehrmacht» Monaco, i veterani infuriati per l'esposizione sui crimini di guerra BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Infiamma i reduci, ripropone silenzi ambigui e interrogativi sul consapevole riesame del passato, la mostra sui crimini di guerra della Wehrmacht inaugurata l'altra sera a Monaco: le associazioni degli ex combattenti hanno pubblicato ieri su alcuni giornali inviti al boicottaggio di un'esposizione che con le sue immagini devastanti e il suo titolo eloquente «Guerra di sterminio, i crimini della Wehrmacht 1941 -1944» - e capace di spaccare, a più di cinquant'anni dalla fine della guerra, l'opinione pubblica e gli ambienti politici tedeschi. L'esposizione - che è organizzata dall'«Istituto di ricerca sociale» di Amburgo, la città nella quale era stata presentata due anni fa - raccoglie le immagini scattate da Gerhard Gronefeld, il i'otografo militare che documentò per primo le atrocità compiute dall'esercito tedesco nei confronti della popolazione dei Paesi occupati. Fotografie agghiaccianti - soldati tedeschi che sparano a donne con i figli in braccio, che impiccano partigiani, che danno il colpo di grazia a prigionieri ebrei - accompagnate dalle lettere dei testimoni degli orrori: «Abbiamo già mandato mille ebrei all'altro mondo, ma sono troppo pochi», scriveva per esempio ai genitori un soldato della VI Divisione di nome Franz, il 7 luglio del 1941. L'apertura della mostra era stata preceduta da aspre polemiche, e accompagnata da una manifestazione di protesta organizzata da alcune centinaia di persone: reduci, ultra di destra ed esponenti della Csu, il partito regionale «fratello» della Cdu del cancelliere Kohl. «Mio padre è morto soldato con coraggio e dignità», «No alla diffamazione dei valorosi soldati della Wehrmacht», dicevano gli striscioni che accompagnavano la dimostrazione. Ieri, la presa di posizione dell'Associazione reduci della Luftwaffe, dell'Associazione dei soldati tedeschi, e della Federazione delle associazioni dei soldati, mentre sulle colonne del quotidiano liberal di Monaco, la «Sueddeutsche Zeitung», il ministro regionale dell'Educazione, Hans Zehetmair, chiedeva agli insegnanti di tener lontani gli alunni dalla mostra. Il presidente dell'Associazione inse¬ gnanti bavaresi, Albin Dannhaeuser, ha invitato al contrario gli studenti a visitarla: «E' importante dal punto di vista pedagogico documentare ai giovani anche gli aspetti negativi della storia tedesca, affinché non vengano dimenticati», sostiene Dannhaeuser. Dall'invito al boicottaggio si ò distanziato anche il presidente dell'Università della «Bundeswehr» - l'esercito della Repubblica federale, nato dopo la Seconda guerra mondiale - Hans Georg Loossl, che ha partecipato all'inaugurazione. Loessl respinge le accuse dei reduci - contenute anche nelle inserzioni pubblicate ieri - secondo le quali le immagini e i documenti raccolti dall'associazione di Amburgo sono volgari falsificazioni. Con lui si schiera il sindaco socialdemocratico di Monaco, Ude, che accusa la Csu di fare obiettivamente il gioco dei neonazisti, e di favorire la diffusione di tesi care agli ambienti della destra radicale, come la negazione dell'Olocausto. Silenzio invece dal governo: una scelta politica che solleva interrogativi etici. Emanuele Novazio

Persone citate: Albin Dannhaeuser, Gerhard Gronefeld, Hans Georg Loossl, Hans Zehetmair

Luoghi citati: Amburgo, Monaco