D'Alema: «Basta con gli anatemi» di Alessandro Mondo

D'Alema: «Basta con gli anatemi» D'Alema: «Basta con gli anatemi» Lettera al «manifesto»: danneggiate la sinistra «Un modo di discutere fondato su bugie e anatemi, come sa il manifesto, ha portato, in questo secolo, enormi danni alla sinistra. Non credo che ci sia bisogno di ripristinare una tale pratica». Firmato: Massimo D'Alema. E' solo uno dei passaggi della lettera che il segretario del pds ha inviato ieri al quotidiano di via Tomacelli in risposta all'articolo polemico di Luigi Pintor («Oltre il Rubicone»), comparso sullo stesso giornale. Un gesto che ha lasciato interdetti direzione e redattori, presi in contropiede da un'iniziativa che «tradisce», forse per la prima volta, l'immagine di un leader «glaciale» fin che si vuole, talora sprezzante, ma abituato a non raccogliere le provocazioni. Nemmeno quelle sapientemente dosate dal quotidiano diretto da Valentino Parlato nell'arco del congresso della Quercia. Provocazioni su più fronti: dalle copertine del giornale - una per tutte quella con il timbro «escluso» apposto in bella evidenza sulla fotografia del leader della Cgil Sergio Cofferati - ai sommari di riferimento, dagli articoli di fondo alle vignette iper-corrosive di Vauro. Una miscela spesso «esplosiva», capace di far smottare anche l'«aplomb» di D'Alema il britannico. Ieri deve essere successo proprio questo. Chissà cosa hanno pensato a Botteghe Oscure quando sulla scrivania del segretario è approdato un manifesto a doppia carica, capace di concentrare nelle prime due pagine il meglio di sé. In copertina, la fotografia di D'Alema immortalato mentre parla al congresso del PalaEur. Fin qui nulla di male, penserà qualcuno. E invece no, perché l'immagine, pubblicata per storto, è sormontata da un «Quo vadis?» che la dice lunga circa i dubbi di una parte della sinistra e del sindacato sulla capacità del leader di tenere la rotta del partito. Pintor va oltre: nel suo «fondo» attribuisce a D'Alema un «discorso coreano» che non ha mancato di convincere lo stesso Berlusconi. Da qui una sorta di «af- finità o contiguità con la destra». Conclusione: «Entrare in collisione con il pds è pressoché impensabile ma pensare di risalire la china insieme alla sua attuale dirigenza è illusorio». Incandescente anche la matita di Vauro, in questi giorni sempre più «cattivo». «D'Alema dice che non è un traditore», spiega un tizio a Berlusconi. «Bene, così ci risparmiamo pure i trenta denari», risponde il Cavaliere, tutto denti e doppiopetto. «E chi si aspettava una lettera simile - commenta Riccardo Barenghi, vicedirettore -. Sia chiaro, la pubblicheremo integralmente sul numero di domani (oggi per chi legge) ma ci riserveremo di rispondere nei prossimi giorni». Colpa degli affondi di Pintor o delle maritate di Vauro? «Di nessuno in particolare, credo. Probabilmente D'Alema sta vivendo giorni difficili, si trova un po' sotto pressione, e ha deciso di prendere posizione nei confronti del giornale che più di altri ha fatto da cassa di risonanza a tutte le polemiche e alle contraddizioni emerse dal congresso appena concluso. Si sa, la sfida della Cgil, le accuse di Rifondazione, le polemiche dei Verdi non sono certo acqua fresca per lui...». Alessandro Mondo II testo integrato con stralci del discorso al congresso. I redattori: «Dev'essere sotto pressione...» La vignetta di Vauro che «il manifesto» ha pubblicato ieri a pagina 2