Parità di Raffaello Masci
Parità Parità Finanziamenti tema scottante ROMA. La parità tra scuola statale e non statale è in dirittura d'arrivo, ma il problema del finanziamento rischia di far saltare tutto. La questione - vecchia quanto la Repubblica - era nel programma dell'Ulivo, in quello del governo e nelle promesse più volte ribadite del ministro Berlinguer. Il 10 marzo un'apposita commissiono ministeriale, presieduta dal direttore generale per la scuola non statale Giovanni D'Amore e costit uita da altri sette membri, consegnerà al ministro un documento che dovrebbe essere la base per un successivo disegno di legge. La commissiono ha l'inora lavorato in pieno accordo su tutto: riconoscimento della funziono pubblica dello scuole non statali, reclutamento di insegnanti qualificati che abbiano superato un esame di abilitazione in sedo nazionale, unita di intenti nella formazione democratica dogli allievi, rispetto dcl1'«ispirazione» ideale o metodologica della scuola (sia essa cioè cattolica, laica, islamica, ebraica, di metodo montessoriano, di imposta zione sperimentale o quant'altro). Insomma, l'unanimità è larghissima. Su tutto. Mono che sui soldi: antica, insanabile questione. Su chi e quanto pagherà la scuola non statale c'è stata una frattura lacerante nella commissione tale da costringere un suo membro, la professoressa Luisa La Malia, a lasciare l'incarico perchè su posizioni inconciliabili con quello espresse dagli altri. 11 motivo del contendere è tutto nell'articolo 33 deiln Costituzione, che recita al comma duo: «Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza onori per lo Stato». Questo dottato non lascia margini di orrore, come ha ribadito il costituzionalista Stefano Rodotà: lo Stato, cioè, non deve tirare fuori una lira. Punto e basta. Ma il comma tre dello stesso articolo precisa (preciserebbe) il senso di questa affermazione. «La legge - recita - nel fissare i diritti o gli obblighi dolio scuole non statali elio chiedono la parità, dove assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento equipollente a quello degli alunni di scuole statali». «In questo carattere di equipollenza - fa notare il professor Pietro Scoppola, inombro della commissione non può non essere inserito anche un riconoscimento economico, altrimenti in che cosa consisterebbe la parità di trattamento?». Da qui l'intenzione della Commissione di proporre per le scuole non statali un regime di «convenzioni», una cosa simile - tanto per capirci a quella che avviene per le cliniche privato rispetto al Servizio sanitario nazionale: offrono una prestazione, secondo standard garantiti e verificati, e ricevono una certa quota. La commissione peraltro non entrerà in dettagli tecnici - ha spiegato il professor Pietro Scoppola - che spieghino se lo «convenzioni» debbano prevedere un tanto ad alunno, un tanto a classe oppure una quota complessiva annua da dividere con altri criteri. Sta di fatto, comunque, che se passasse il regime delle convenzioni, il governo dell'Ulivo riuscirebbe dove tanti governi democristiani hanno fallito. Ma le forze laiche e di sinistra dovrebbero incassare un colpo che nessun governo democristiano era riuscito ad infliggere loro. Raffaello Masci
Persone citate: Berlinguer, Giovanni D'amore, Mono, Pietro Scoppola, Stefano Rodotà
Luoghi citati: Roma
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