Bertinotti ripete i suoi no a Prodi

Il governo ottiene la fiducia sul decreto fiscale di fine anno: 308 a favore, 257 contro Il governo ottiene la fiducia sul decreto fiscale di fine anno: 308 a favore, 257 contro Bertinotti ripete i suoi no a Prodi Ma le larghe intese ora spaventano Rifondazione ROMA. Aveva detto D'Alema al congresso della Quercia: «Se Rifondazione non vuole una nuova maggioranza, appoggi il governo Prodi con la stessa forza con cui lo fa il pds». Questa frase continua ad aleggiare sul Palazzo. Sulla giornata di ieri, ha addirittura dominato. Bertinotti, di buon'ora, è andato a Palazzo Chigi. Si è trattenuto con Prodi e Veltroni un'ora, ed è poi uscito scuro in volto. La versione ufficiale recita che, nell'incontro, si è parlato di manovra e dei temi legati al lavoro, oggetto anche di un breve pour-parler tra il segretario di Rifondazione e il ministro del Lavoro Treu. «Prodi non vuol neppure sentir parlare di problemi. Per lui non esistono, li cancella dalla sua mente» ha confidato Bertinotti, deluso e preoccupato. E tuttavia questo disagio, che per la prima volta ha diviso Prodi e Bertinotti, è il segnale di un malessere. Addirittura, secondo il tam-tam che risuonava ieri dai vertici di Rifondazione, di un rapporto politico che rischia di spezzarsi irreparabilmente. Il fantasma delle larghe intese aleggia su Rifondazione, che teme il cosiddetto «taglio delle ali». In caso di accordo tra D'Alema e Berlusconi, se si dovesse cercare una diversa maggioranza per sostenere il governo, Rifondazione resterebbe tagliata fuori. E a poco sono valse le parole con cui Fabio Mussi riprendeva ieri le rassicurazioni già avanzate da D'Alema: «Non c'è nessun governissimo in vista...». A confermare la crisi politica nella maggioranza, ieri il portavoce dei Verdi ha detto che il vertice tra i segretari dei partiti che partecipano al governo non si è tenuto «perché non è ancora stata istruita sufficientemente la discussione sulla manovra bis e sullo stato sociale». I Verdi hanno ribadito che, in questo momento, «il rapporto con Rifondazione va stretto con un patto di media legislatura, stabilendo un programma di medio termine su punti qualificanti». Dalle eventuali e temute «larghe intese» risulterebbe emarginata, sul fronte opposto, Alleanza Nazionale. Si spiega anche così, sotto il profilo squisitamente politico, l'ostruzionismo duro che An ha nuovamente messo in atto in Parlamento, costringendo il governo a porre, e ottenere, la fiducia sul decreto fiscale di fine anno. Rifondazione l'ha sostenuto, così come da impegni precedentemente presi. E la fiducia è passata con un buon margine: 308 voti a favore, 257 contrari. Silvio Berlusconi, per la cronaca, non ha votato: è ad Arcore con 40 di febbre. Ma il punto è che il governo ha ipotizzato di dover riproporre al Parlamento per ben altre due volte lo fiducia, nei prossimi giorni: segno di una maggioranza che deve stringere i denti. Sono ben 110 i deputati iscritti a parlare sugli ordini del giorno che l'Assemblea, dopo il voto di fiducia, ha cominciato ieri ad esaminare. E in testa, ci sono i parlamen¬ tari di An. Dunque Prodi, prima di partire per la visita ufficiale in Ucraina, ieri ha incontrato, presente anche Veltroni, i capigruppo della maggioranza alla Camera, e oggi sarà la volta di quelli al Senato, in un'apposita riunione presieduta da Enrico Micheli. Alla fine, il sottosegretario Bogi ha annunciato che il governo lascerà decadere il decreto legge che prevede la proroga di alcune scadenze amministrative. Così, il governo non avrà chiesto, alla fine, altri due voti di fiducia, ma solo uno, sul decreto dell' autotrasporto. Intanto, il sottosegretario al Tesoro Laura Pennacchi ha fatto sapere che la cosiddetta trimestrale di cassa sarà resa nota il 15 e non il 30 marzo: sono i dati dei conti. E, a seconda di quelli, si deciderà la cosiddetta manovra-bis. Che tutti assicurano si farà, a cominciare dal ministro Visco. Su questo, il confronto con Rifondazione è aperto: «Vedremo, siamo disponibili» ha dichiarato Bertinotti. Ma ieri, dopo una riunione della segreteria politica, presenti, oltre al segretario, anche il presidente Cossutta e il capogruppo alla Camera Dili¬ berto, il responsabile dell'informazione Marco Rizzo è stato autorizzato a parlare: «Il quadro politico è complesso, e giudichiamo negativamente la svolta moderata di D'Alema. Siamo in trincea». E ha confermato il diniego di Rif'ondazione al pacchetto di proposte venute da Treu e dal pds: niente gabbie salariali, «Sono escluse anche in ipotesi», ha detto Bertinotti. Ma è chiaro che il vero scontro non è sull'occupazione, sulla manovra-bis e sul lavoro, ma sui piani politici di Prodi e D'Alema. E rispetto a questi, Rifondazione è davvero in trincea. Antonella Rampino DIETROFRONT A SINISTRA BERLUSCONI IL 6 MARZO DA KOHL ROMA. Un'agenda fitta di impegni internazionali per Silvio Berlusconi, che sarà nelle prossime settimane all'estero per incontrare i rappresentanti di governo dei principali partner europei Con ogni probabilità il leader di Forza Italia si recherà già il 6 marzo a Bonn per un colloquio con il cancelliere tedesco Helmut Kohl. Nel quartier generale degli Azzurri si attende comunque la conferma. Tra l'altro ieri Berlusconi ha dovuto disertare il voto sulla fiducia al decreto di fine anno a causa dell'influenza che lo ha costretto a letto con quaranta di febbre. Per il Cavaliere, che ha già avuto un incontro con il premier spagnolo José Maria Aznar, si tratta del secondo di una serie di missioni politiche programmate nelle principali capitali europee, per dibattere con i capi di Stato e di governo le più importanti questioni che sono sulla scena internazionale, a cominciare da quelle riguardanti l'unione economica monetaria, di cui l'Italia spera di entrare a far parte a breve. [Adnkronos] I ROSPI INGOIATI DA RIFONDAZIONE 0 29/8/'96 ^ li decreto sulle telecomunicazioni O 26/9/'96 Il patto del lavoro con i sindacati 30/10/'96 Le maggioranze variabili in Bicamerale ©17/12/'96 La Sfet al ministero del Tesoro 023/12/'96 La manovra da 62 mila miliardi 0 22/2/'97 L'annuncio della manovrino 0 23/2/'97 Gli attacchi di D'Alema al congresso 25/2/'97 La fiducia sul decretone di fine anno «Il premier non vuol sentir parlare Ma il tam-tam del Parlamento di problemi, li cancella dalla mente» parla già di «frattura insanabile»

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