« Non sono tutti miliardari »

« « Non sono tutti miliardari » Boninsegna: lavoreremmo volentieri ma dopo i35 anni nessuno ci vuol più «Lavoreremmo volentieri oltre i 35 anni, ma dopo una certa età nessuno ci vuole più: pochissimi riescono a rimanere nel giro come allenatori o preparatori atletici o dirigenti. Gli sportivi sono una categoria "anomala", questo il ministro non dovrebbe dimenticarlo». Ro¬ berto Boninsegna, asso dell'Inter negli Anni Settanta, commenta così la proposta di Treu di allungare i tempi pensionistici dei calciatori. «Il calciatore va in pensione a 45 anni, ma a 35 la gran parte è già a spasso: e in quei dieci anni i contributi sono quasi tutti volontari. lo, personalmente, ne ho dovuti fare molti di tasca mia. Non solo: gli sportivi sono grandemente svantaggiati per altri due motivi, non hanno retribuzioni costanti e hanno molti buchi tra un contratto a tennine e l'altro». Ma soprattutto Boninsegna invita il ministro Treu a ricordare «che non si può identificare la categoria del calciatore con quei pochi che sono diventati miliardari e a fine carriera hanno accumulato abbastanza per vivere di rendita per il resto della vita. I calciatori iniziano tutti molto giovani, quando ancora non si può capire chi diventerà una star e chi no. E poi c'è chi finisce a giocare in serie C e ha ingaggi bassissimi, e tira la cinghia per arrivare alla niinima». In conclusione, Boninsegna difende il fondo pensioni indipendente dei calciatori. «E' stato sempre attivo e ha sempre garantito il minimo a tutti, senza pesare sullo Stato: le categorie "anomale" non possono venire omologate in un trattamento previdenziale generico», [r. sii.] Roberto Boninsegna «cannoniere» prima dell'Inter e poi, a fine carriera, della Juve

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