Le bacchettate di Madeleine

Le bacchettate di Madeleine Le bacchettate di Madeleine La Albright a Pechino: «sui diritti umani ho detto le cose come stanno» PECHINO DAL NOSTRO INVIATO Colloqui «molto importanti», una visita «che ha raggiunto gli obiettivi fissati, identificando aree di intesa e di differenze, e i passi necessari per risolvere i problemi». Così, a tarda notte, il segretario di Stato Usa Madeleine Albright in una brevissima conferenza stampa dopo il suo incontro col capo del partito e dello Stato Jiang Zemin riassume la sua intensa giornata. Trattati i diritti umani e le aree di comune interesse: punti di contatto su queste e divergenze sui primi, su cui lavorare per smussarle, sottolineandone il valore per la coscienza democratica. La Albright sarebbe dovuta restare due giorni secondo il programma, che molti davano per annullato quando è morto Deng. La visita ò stata da parte cinese confermata pur ridotta a un solo giorno, ma rispettandone il contenuto politico: incontri col ministro degli Esteri, Qian Qichen, col premier Li Peng e a tarda sera con Jiang Zemin. Oltre cincrue ore di colloqui in cui il nuovo segretario di Stato, nella linea dell' «impegno costruttivo» con la Cina, col dovuto garbo tenendo anche conto del luttuoso momento, ha messo sul tappeto i vari problemi, dicendo «le cose come stanno». Coincidenze della storia, arcani disegni del destino. Lo stesso giorno in cui viene cremato Deng Xiaoping, che nel gennaio 1979 col democratico Carter stabilì rapporti diplomatici tra Pechino e Washington andando subito dopo in visita negli Stati Uniti, i suoi successori incontrano il nuovo segretario eh Stato di un presidente democratico per rilanciare i rapporti tra i due Paesi, negli ultimi tempi sottoposti a tensioni per questioni strategiche, commerciali e per i diritti umani. Gli incontri av- Ribaditointeresse futuro di H il «forte sa» per il ong Kong vengono nel 25° anniversario della visita del repubblicano Nixon dal 21 al 28 febbraio 1972, con cui cambiarono gli equilibri strategici mondiali. Per Pechino è la giornata della conferma al Paese e al mondo della continuità: ai cinesi, con la presenza del vertice in una gerarchia non inattesa alla cremazione di Deng; al mondo, con il rispetto degli intonsi programmi diplomatici. Nessun impressionante avanzamento sui diritti umani, trattati nel quadro di altri temi «in un dialogo stretegico». Ma la Albright riferisce di aver espresso «seria preoccupazione su come essi sono considerati in Cina». In vista della sessione Onu su questo tema a Ginevra il 10 marzo, Washington si concerterà con l'Europa per una posizione che potrebbe isolare la Cina. I chiesi «hanno espresso il loro punto di vista»: ioè che si tratta di questioni interne, ma è chiaro che la Albright non si e fissata su questi temi per evitare le frizioni che nel '94 fecero fallire la visita del suo predecessore. Essa ha comunque auspicato una morbida transizione per Hong Kong, ribadendo su di essa il «forte interesse» degli Stati Uniti, e ha discusso anche di Taiwan: riaffermando i documenti con cui gli Usa riconoscono «un'unica Cina, e Taiwan parte di essa», ha invitato all'autocontrollo e alla ripresa del dialogo fra le due parti. Altri temi sono stati il trasferimento da parte cinese di tecnologia nucleare e missilistica a Pakistan e Iran e le questioni commerciali, in primo luogo i diritti di proprietà intellettuale per la pirateria su software. Tutto discusso, ma senza asprezze: tanto che si è trattato della visita a marzo del vicepresidente Al Gore, in vista del vertice fra Clinton e Jiang Zemin. [f. m.] Ribadito il «forte interesse Usa» per il futuro di Hong Kong