Teatro di «fantasmi» da quasi 70 anni di Paolo Guzzanti

Teatro di «fantasmi» da quasi 70 anni Teatro di «fantasmi» da quasi 70 anni E' il grattacielo degli eccessi e della stravaganza IL MITO DI MANHATTAN LM NEW YORK m EMPIRE State Building, teatro dell'ultima tragedia newyorchese è una creatura eccessiva, deliberatamente eccessiva, costruita da un esercito di esseri umani durante la grande depressione, e tirato su per antagonismo: il nemico da battere era il Chrysler, un grattacielo la cui bellezza resta tuttora insuperata. Ma l'Empire, della cui estetica si può legittimamente dubitare, è e resta l'abbondante frutto della stravaganza e dell'eccesso: questo grattacielo è troppo. Troppo di tutto. Troppo grondante di citazioni cinematografiche e romanzesche, da King Kong in poi. Troppo vestito di sogni e turbamenti. Troppo sensibile ai venti e tremante di vibrazioni. Avrebbe dovuto fornire stabilità ai dirigibih, i dinosauri del cielo che sembravano i dominatori del futuro dopo la traversata atlantica del Graf Zeppelin. Ma le navi volanti vibravano e cigolavano pericolosamente ai suoi venti, incatenate alla sommità delle sue cuspidi. I passeggeri si terrorizzavano vedendolo avvicinarsi alla nave, mentre i passanti nella strada si sentivano oppressi da un senso catastrofico che spingeva alla fuga. E' inoltre uno degli edifici che hanno visto passare un eccesso di umanità itinerante (settanta milioni di creature paganti, oltre quelle ospitate durante le visite ufficiali, fra cui Fidel Castro, Nikita Krusciov, Winston Churchill) che da quasi settantanni - un milione all'anno - sale con un nodo in gola distribuendosi in file che si snodano dal piano terra, subito dopo la biglietteria e salgono proiettate dagli ascensori verso quell'eccesso di vista che aggredisce gli occhi e l'immaginazione dalla terrazza panoramica. Un eccesso di batticuore. Troppo ancora una volta. Ed è però proprio a causa dei sui eccessi che questo monumento all'homo faber è e resta uno degli oggetti giganteschi più amati e sognati, uno dei più amabili e palpitanti, un palazzo di sensazioni struggenti: è e resta, nella fantasia del nostro secolo, il luogo artificiale più alto del mondo, benché esistano e si costruiscano palazzi ancora maggiori non soltanto in Oriente, ma nella stessa Manhattan, dove svettano le torri gemelle a downtown e dove l'irresistibile stramiliardario Trump, già proprietario di un grattacielo dorato sulla Quinta, sta per varare nella vertigine una nuova e terrificante torre. Nessuno dei nuovi edifici potrà mai eguagliare il dominio centrale dell'Empire State Building. Né il suo fascino perverso e all'occorrenza macabro. Le sue nebbie, le sue oscillazioni, la sua incertezza premeditata invitano certamente al delitto e non escludono la follia, là dove viceversa la terrazza panoramica, e ben più alta, della torre che domina Wall Street, è desolatamente stabile, banalmente godibile e abitabile. L'Empire è noto per essere pieno di fantasmi, come nessun altro palazzo di Manhattan. Il luogo della sparatoria, la fantastica terrazza vetrata con reti antisuicidio (sedici persone si sono gettate dalla piattaforma deU'86° piano) è del resto uno dei luoghi in cui l'umanità si incontra e si da appuntamento, come è certificato da una sostanziosa filmografia: 11 (non) si trovarono Annette Bening e Warren Beatty di «Love affair» e lì si risolve al trama di «Insonnia d'amore» con Meg Ryan e Tom Hanks, remake di un più famoso film in bianco e nero in cui i due si davano appuntamento alla terrazza. Finora si calcola che siano saliti su questo proscenio circa 70 milioni di persone e ognuna ha provato almeno un brivido, un senso di angoscia insieme al piacere della conquista dell'altezza, benché rag¬ giunta con im viaggio in ascensore. All'Empire vengono assegnati colori cangianti con il cambiare delle stagioni e delle ricorrenze, dal verde al rosso mattone, al rosa e al giallo, passando per le feste di St. Patrick, l'Independence Day, l'Easter Week, Halloween, Memorial Day e Christmas, fino al New York Day e al Gay's Day. Ma per quanto possa essere colorato dalle luci e immaginato come un lungo dito nell'occhio del cielo, il palazzo contiene e mantiene tutti gli elementi dello scenario ideale per tragedie reali e fantastiche. La realtà riuscì certamente a battere qualsiasi fantasia il 28 lu¬ glio 1945, pochi mesi dopo la fine della guerra in Europa, quando un bombardiere B52 pilotato dal colonnello William Smith, alle 9,52, entrò nel corpo del grattacielo all'altezza del 79° piano: uno dei motori attraversò la torre e usci dal lato opposto finendo sulla strada. Morirono 14 persone e altre 26 rimasero ferite, il panico fu enorme, la velocità del bombardiere di 300 chilometri l'ora a 350 metri d'altezza, sbattuto dai venti fra gli edifici di Manhattan. Si tratta di una costruzione gigantesca e nascosta allo stesso tempo: la vedi finché ne sei lontano, ma appena ti avvicini scompare, inghiottita e occultata dal suo basamento alto cinque piani, dal quale, in posizione piuttosto interna parte la torre che si sviluppa per 85 piani, con rientranze al 25", al 72° e infine all'81° piano. Dall'estremità piii alta parte il pennone d'ormeggio per dirigibili, alto 60 metri e lucente di metallo. 11 grattacielo che per molti anni e stato l'edificio più alto del mondo è situato fra le strade 33 e 34, sulla Fifth Avenue, e marca la linea di confine immaginaria fra la città di mezzo e quella bassa. La storia di questo grattacielo è legata all'automobile. La Chrysler aveva tirato su il suo, dal disegno fantastico a scudi metallici che ricordano il muso e i motivi decorativi delle automobili degh anni Venti, e la General Motors non volle essere da meno: il vicepresidente della società, Jacob Raskob, annunciò ufficialmente alla stampa la nascita dell'Empire State Building il 29 agosto 1929 e sottolineò più volte il fatto che il nuovo grattacielo sarebbe stato alto 380,75 metri, superando il Chrysler di circa 60 metri. Il progetto definitivo fu presentato da un signore segaligno, pelato e con un sorriso smaglianti? su una cravatta a farfalla, di nome Alired E. Smith, ex governatore dello Stato di New York. Per costruirlo furono arruolate poco meno di 20 mila persone Gli operai erano in gran parte italiani, perché i nostri connazionali erano a quell'epoca i carpentieri più spericolati e abili. Nel corso dell'opera furono montati e smontati 58 ascensori e montacarichi per trasportare uomini e materiali. L'avventura umana della massa di persone che costruirono materialmente l'Empire fu raccontata da Lewis Hine giorno per giorno, con un reportage appassionante e completo. L'opera fu edificata per essere venduta, ma la sottoscrizione per i nuovi appartamenti fu lì per lì un mezzo fiasco: quando l'edificio fu maugurato, il lu maggio del 1931, più della metà degh appartamenti era ancora invenduta, a causa della grande crisi. In compenso, la spesa finale fu un affare: costò soltanto 41 milioni di dollari anziché i 60 previsti, perché la crisi aveva costretto i progettisti ad usare materiali relativamente poco costosi e a rinunciare a motivi decorativi troppo arzigogolati. E questo è il motivo per cui, messe le opere al confronto, il Chrysler resta il più bel grattacielo di New York, anche se l'Empire è il più popolare. Quanto a bellezza, purtroppo la costruzione dell'Empire impose il sacrificio di un palazzo bellissimo che ospitava l'hotel Waldorf-Astoria: una costruzione di tipo francese molto simile a quella dell'hotel Plaza, che chiude a Sud Central Park. Paolo Guzzanti Molti gli italiani tra gli operai che lo costruirono

Luoghi citati: Europa, Manhattan, New York