Il no di Moratti non entro in politica di Giovanni Cerruti

Nemmeno un lungo incontro con Berlusconi fa cambiare idea all'industriale milanese Nemmeno un lungo incontro con Berlusconi fa cambiare idea all'industriale milanese Il no di Moratti; non entro in politica «Pensavo a una lista civica, ma non è il mio mondo» MILANO. E allora avevano ragione proprio loro, Facchetti & Mazzola, consiglieri ascoltati e amici veri: «Massimo candidato sindaco? Lasciate perdere, dovrebbe rinunciare alla presidenza dell'Inter», dicevano già in autunno: e all'Internazionale F.C. un Moratti non può rinunciare. Alle sette di sera, quando i giornalisti arrivano nella nuova sede di via Durini, i segnali sono ancora contraddittori. Dirà sì o no? Mazzola se n'è appena andato, Facchetti non s'è visto. Se non ci sono loro... E poi, un Moratti, decidesse davvero di candidarsi sindaco, mai convocherebbe la prima conferenza stampa nella sede della squadra. Bedy, la sorella in visita per curiosità, conferma: questione di stile. Ma le voci, tutte senza padri, sono davvero troppe. E c'è stato, a colazione, quell'incontro ad Arcore con Silvio Berlusconi. E' vero che il giornalista dell'Ansa ha notato un saluto freddo e frettoloso, Moratti in grigio, Berlusconi in tuta blu, e non si congeda così un futuro sindaco. Però... Alle sette meno qualche minuto Massimo Moratti si accende una sigaretta e va avanti e indietro nel salone di Palazzo Durini. Bedy lo guarda e dà ragione a Facchetti e Mazzola. I telecronisti lo vedono e si buttano. Sì o no? Nemmeno il tempo di spengere la sigaretta. «Io? No...», risponde con un velo di imbarazzo, lo sguardo di chi vorrebbe dire: ma non l'avevate capito? Manco l'Inter avesse vinto il derby, Massimo Moratti cerca un posacenere e si trova davanti cinquanta giornalisti affamati di politica. Ha detto no dopo il pranzo con Berlusconi? Ha detto no perché non c'è accordo sui simboli e sui nomi da mettere in lista? Come mai era il candidato dell'Ulivo ed è diventato candidato del Polo? Se non finge, Moratti è proprio un candido. «Ho detto no perché una linea bisognava tirarla. Io non ho mai parlato, ho accettato di incontrare chi voleva dirmi qualcosa. Non ho mai parlato di simboli, non sono mai arrivato così avanti. Io rappresentante del Polo? Ma non esiste...». Eppure, almeno nelle ultime ventiquattr'ore, Moratti è stato proprio questo: il candidato del Polo, secondo le interpretazioni più spinte; il candidato dal Polo, secondo quelle più mediate. «Io spiega il presidente dell'Inter - al massimo potevo pensare ad una lista civica simpatica, indipen¬ dente, indipendente come mi sento io. Invece bisogna fare i conti anche con la politica, ma io sinceramente preferisco restarne fuori. Ringrazio tutti per la simpatia che mi è stata manifestata, ma da oggi esco definitivamente da questa vicenda». Troppo vago, presidente: non sapeva che per diventare sindaco bisogna fare i conti anche con la politica? E poi, se dice che esce defi¬ nitivamente, quando ci è entrato? Palazzo Marino, ammette, sarebbe stato un bel sogno. Ma e finito subito: «Non nascondo di sentirmi in parte sollevato, e lo dico senza il minimo senso snobistico perché sarebbe da snob dire che l'idea di fare il sindaco non mi onorasse. Però le pressioni del mondo politico...». Appunto, le pressioni. «Loro studiavano me e io studiavo lo¬ ro». Loro, tra Ulivo e Polo, non l'avrebbero bocciato. Lui sì. «Non me la sento di schierarmi da una parte o dall'altra, e se proprio sono costretto l'unico consiglio che posso dare agli elettori è che guardino alla persona, non ai partiti». Guardassero alla persona, uno come Massimo Moratti avrebbe già vinto. Ma i partiti non sono come un allenatore che decide la formazione. E' piuttosto complesso anche per un Moratti: c'era l'Ulivo che aveva già lanciato Aldo Fumagalli, che è pure un amico; nel Polo si era già mosso l'ex questore Achille Serra e Roberto Formigoni, il presidente della Regione, sta dicendo che non vuole candidarsi con un'insistenza strana. Lascia intendere Moratti: magari ci sarei anche stato, «ma mi sembra che i giochi siano già fatti e preferisco restarne fuori». Senza dimenticare qualche piccolo fastidio, «qualche scorrettezza con la esso minuscola». Non è piaciuta, a Moratti, «la dichiarazione di Qualcuno», Formigoni, incontrato nell'intervallo di Inter-Atalanta: «Mi sono meravigliato che abbia riportato un nostro discorso politico: non c'era né tempo né modo, ed eravamo ancora sullo 0-0». Dice che nel Polo «hanno dato per scontata la mia adesione». Ci ha provato pure Berlusconi, invano, e adesso basta. Come aveva detto a Facchetti e Mazzola, non seguirà la strada del presidente del Milan. Come aveva detto u Fumagalli, «tranquillo Aldo, che non ti porto via il posto». Fumagalli, da ieri sera, è un candidato più sereno. Nel Polo dopo il no di Moratti tornano nuvole basse. «Peccato», dichiara Formigoni. An e Forza Italia rilanciano Serra e Formigoni. Moratti lascia la serie da solo: «Deluso? No, direi sollevato». E poi sabato c'è la trasferta a Piacenza e martedì riprende la Coppa Uefa, e oggi c'è la riunione con Facchetti, Mazzola e Mariolino Corso... Per un Moratti meglio, molto meglio di politica e partiti. Giovanni Cerruti «Bisognava fare i conti anche con gli schieramenti; e io sinceramente preferisco continuare a restarne fuori Ora confesso di sentirmi sollevato Un consiglio agli elettori? Guardare ai candidati, non ai partiti» Nella foto a sinistra Silvio Berlusconi con Massimo Moratti

Luoghi citati: Arcore, Milano, Piacenza