An-pds intesa possìbile
La riforma elettorale della Quercia «tenta» la destra: un mix fra sistema francese e legge italiana per i sindaci La riforma elettorale della Quercia «tenta» la destra: un mix fra sistema francese e legge italiana per i sindaci An-pds, intesa possìbile Bicamerale, sul governo del premier ROMA. Quel giorno, era il 5 febbraio, Pinuccio Tatarella aveva stupefatto il Palazzo. Proprio lui, maestro di morbide perifrasi, aveva scritto (e diffuso) una lettera vibrante indignazione ad un altro mediatore come Gianni Letta: «Ti ringrazio vivamente a nome degli avversari del Polo - scriveva ironicamente Tatarella - per il tuo contributo determinante alla crisi del centro-destra» e «alla rottura dell'armonia» tra gli alleati del Polo. A prima vista, uno schiaffo. Ma poi, agli amici con gli occhi sgranati, Tatarella aveva confidato: «Ma credete veramente che io abbia litigato con uno come Letta? Una cosa è certa: ora l'ala sociale del partito sarà più tranquilla...». Da due mesi dentro an si è aperto «un confronto molto forte tra due ipotesi politiche», come riconosce il portavoce Adolfo Urso e come dimostra il «numero» tranquillizzante di Tatarella, eppure negli ultimi giorni sta maturando una svolta: Alleanza nazionale ha deciso di rinunciare all'ostruzionismo dei primi giorni di Bicamerale e di andare a vedere il gioco di Massimo D'Aleiua. Dice Gianfranco Fini: «Visto che non si può avere il presidenzialismo all'americana e purtroppo neppure il semipresidenzialismo alla francese, siamo disponibili al governo del premier...». Sistema elettorale? «Come quello per l'elezione dei sindaci». Non sono parole buttate lì. E' un amo a D'Alema. Fini sa bene che dopo il congresso del pds anche la Bicamerale si rimette in movimento e sa che Cesare Salvi, plenipotenziario per le riforme del pds, da 10 giorni sta riservatamente illustrando alla diplomazia segreta di tutti i partiti - an compresa - un progetto complessivo di riforma che cerca di venire incontro ai pruriti di quasi tutte le forze politiche. Per ora non esiste un testo scritto, tutto è affidato ai pour parler, ma la traccia è un mix del sistema francese e della legge italiana per i sindaci. Il primo ministro sarebbe eletto al primo turno se la sua coalizione supera il 50 per cento, altrimenti si va al ballottaggio. E la legge elettorale? Nella «bozza Salvi» andrebbe in pensione il «Mattarellum» e sfumerebbe l'ipotesi di riciclare il «Tatarellum» delle Regioni: il 90 per cento dei collegi uninominali maggioritari (5671 sarebbe da assegnare con il doppio turno e il restante 10 per cento (63) da ripartire proporzionalmente tra i partiti che hanno scelto di non entrare in nessuna coalizione. Quel dieci per cento costituirebbe quel «droit de tribune» già ipotizzato in Francia dalla commissione che ha studiato la riforma di un sistema elettorale che penalizza forze radicate nella società francese come il Fronte nazionale. Un «pacchetto» che sembra non dispiacere ad an, finora il partito più freddo davanti alla Grande Intesa. «In questi ultimi giorni c'è un cambio di clima - dice il portavoce Urso -, Berlusconi e D'Alema non vogliono tagliar fuori Fini e sul merito si può ragionare, purché ci sia l'elezione diretta del premier». Piace ad an l'elezione a doppio turno del capo dell'esecutivo e il perché lo ha fatto capire nel suo discorso in Bicamerale il capogruppo di an Domenico Nania: «Se avessimo un sistema in cui al primo turno si potesse scegliere tra Prodi e D'Alema, è evidente che al secondo passerebbe D'Alema e Prodi dovrebbe appoggiarlo...». Capita l'antifona? Un doppio turno presidenziale, proprio come in Francia, consentirebbe a Fini di sfidare ai primo turno l'altro leader del Polo. Come Giscard e Chirac o Chirac e Balladur. Oltretutto un doppio turno elettorale imporrebbe una competizione spinta tra Forza Italia e an al primo turno. E infatti Forza Italia non ha ancora deciso. Si chiede Giorgio Rebuffa: «Sarà possibile collegare doppio turno e governo del premier?». Ma le prove tecniche di Grande Intesa sono ancora agli inizi e il fuoco di sbarramento sul «diritto di tribuna» è già partito: «E' una proposta inaccettabile - dice Oliviero Diliberto, presidente dei deputati di Rifondazione - perché il diritto alla tribuna ridurrebbe a funzione di semplice testimonianza quelle forze politiche che hanno un largo consenso nel Paese». Fabio Martini \CON UNA SOIA \SCHEDASI SCEGLIE X • DEPUTATO DEL COLLEGIO MAGGIORANZA, IH .GOVERNO ♦ PREMIER > SISTEMA ELETTORALE: TURNO ELETTORALE UNICO «*l ^^^^^^^^^^^^^^^^^ SISTEMA &ETTGRAJLE: DOPPIO TURNO # IL COMPROMESSO POSSIBILE
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