«La Quercia mi preoccupa» di Paolo Patruno

«La Quercia mi preoccupa» «La Quercia mi preoccupa» D'Antoni: ma la Cgil è troppo chiusa ■ ,:v:,::. • ■ Il IL LEADER DELLA CISL ROMA ON voglio dare pagelle a nessuno, né a D'Alema né a Cofferati - si schermisce Sergio D'Antoni, leader Cisl -. Anche perché accanto a idee condivisibili espresse da D'Alema, come sulla flessibilità del lavoro, ci sono altre cose che mi preoccupano, come il confinamento del ruolo del sindacato subordinato alla politica, oppure il silenzio assoluto sulla concertazione. E a Cofferati rimprovero una posizione di chiusura che rischia di indebolire il sindacato, che deve essere all'avanguardia dei processi innovativi, non al traino. Ma il sindacato è unito in difesa dello Stato sociale, nella critica al governo sull'occupazione. Speriamo che dopo il congresso del pds ci sia una forte spinta sul lavoro». Al tavolo ovale delle riunioni della Cisl D'Antoni scherza ricordando quando un delegato al congresso ha gridato a D'Alema: «Iscriviti alla Cisl». Ride e dice: «Certo, gli daremo una tessera d'onore, la card oro». Condivide le critiche di D'Alema alla Cgil di Cofferati? «(Andiamoci piano. Anzitutto è importante che il cuore del congresso, le sue pulsioni siano legate ai temi del lavoro e dello Stato sociale, quando sembrava che prevalessero gli interessi istituzionali. Ma mi ha preoccupato Cofferati quando ha affermato che il sindacato ha rivestito un molo improprio e deve rientrare nel suo alveo, riecheggiando il ridimensionamento del ruolo sindacale di D'Alema. E ho trovato davvero strano che nessuno dei due abbia mai \isato la parola concertazione, che coniuga competizione con equità». Tutti qui i rilievi a Cofferati? «Gli rimprovero di non aver rivendicato il ruolo che almeno dal '92 il sindacato ha avuto, ad esempio nella politica dei redditi, della moderazione salariale che ha permesso la vittoria suH'inflazione non in difesa degli interessi dei soli lavoratori o pensionati, ma dell'interesse generale sbandierato da D'Alema». E che dice di D'Alema quando ha preso di petto la Cgil? «Mi preoccupo davvero molto quando D'Alema dice che il sinda¬ cato è solo parte e lo colloca a sinistra del governo. Ecco, mi sembra sulla strada di una sostanziale subalternità del sindacato alla politica. Un errore grave, perché le istituzioni da sole non bastano senza i soggetti collettivi di rappresentanza sociale. Basta ricordare l'esempio recente delle agitazioni in Francia, le lacerazioni nell'Inghilterra del governo conservatore». A proposito, D'Alema ha accusato la Cgil di Cofferati di essere conservatrice, sorda, chiusa ai cambiamenti della società e del mondo del lavoro: che ne dice? «Replico che non va disperso così il patrimonio di soggetti sociali rappresentativi e responsabili. Certo, il sindacato deve essere capace di guidare il processo di rinnovamento, non subirlo. Globalizzazione, lavoro, diritti, flessibilità: è la sfida che 0 sindacato deve sostenére, senza accettare il primato della politica sulla rappresentanza sociale. E' qui che la Cgil mostra la corda. Ma non è una novità. Basta ricordare le resistenze della Cgil agli accordi del '92-'93, le dimissioni di Trentin e il benservito di Occhetto. Però oggi il pds è al governo: se lo ricordi Cofferati, si convinca che non possiamo restare fermi, che il sindacato deve essere protagonista, perché gli altri, i partiti, ne approfittano per metterci nell'angolo». Allora ha ragione D'Alema? ((Apprezzo la sua apertura sulla flessibilità, il suo modo diverso di fare lotta al lavoro nero. Ma attenzione, aspettiamo che il pds si dimostri coerente anche in Parlamento, dove invece ha fatto mancare i suoi voti sulla flessibilità nei contratti d'area, con Rifondazione». Almeno sullo Stato sociale è sulla linea della Cgil? «Mi pongo in maniera costruttiva. Contrario ai tagli e basta, ma disponibile se si discute una diversa composizione della spesa sociale. Se il governo o D'Alema hanno una proposta la facciano. Noi ribadiamo la necessità di attuare completamente le riforme della previdenza e della sanità. Ma mi preoccupa l'auto-ritagliarsi di un ruolo difensivo di Cofferati che finisce per indeboli- re il ruolo del sindacato. Le contraddizioni ideologiche sulla flessibilità le lasci a Bertinotti». E la Cisl come può uscire dall'angolo? «Noi andiamo avanti da soli, dopo che nell'ultimo congresso la Cgil ha detto no alle nostre proposte sul sindacato unitario. Anzi è proprio da quel no, da quell'arroccamento nel suo fortino che derivano le difficoltà di oggi di Cofferati». Paolo Patruno Sergio D'Antoni

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