Cresce ancora la pressione fiscale

Quest'anno le tasse saranno il 43,5% del Pil. Deficit '96 più basso del previsto Quest'anno le tasse saranno il 43,5% del Pil. Deficit '96 più basso del previsto Cresce ancora la pressione fiscale «La manovrina anticipa la Finanziaria» Gli insuccessi di Kohl e la forza dell'Italia OSSIAMO anche credere che Bertinotti sia l'ombelico attorno al quale ruotano i destini del mondo intero, ma la realtà dei problemi che la lira ha attraversato la settimana scorsa è ben più rilevante e lontana. Quei problemi sono in Germania e si vanno gradatamente definendo secondo le più cupe previsioni che potevano essere fatte. Kohl non ce l'ha fatta a combinare il grande disegno strategico di una integrazione europea nella quale la Germania potesse svolgere un ruolo dominante senza risvegliare mai sopiti sospetti di pangermanesimo, con il culto tutto tedesco di una stabilità monetaria intesa non tanto come strumento di equità sociale e di progresso economico, quanto come un principio assoluto distintivo dell'identità nazionale e, quindi, da difendere a qualsiasi costo, anche quando - ed è la storia di questi anni - non c'è alcunché che lo minacci. Non ce l'ha fatta a far comprendere al suo elettorato che gli averi espressi in marchi sarebbero stati tutelati anche se espressi nella istituenda moneta comune proprio in virtù delle clausole e delle garanzie che essi stessi, i tedeschi, hanno posto agli altri Paesi. Non ce l'ha fatta a far comprendere le ragioni di un disegno che non si compie nell'unione monetaria, ma di questa si avvale per creare l'entità economica e finanziaria potenzialmente più forte e più ricca del mondo. Non ce l'ha fatta, in definitiva, ad affermare le ragioni di una integrazione con i Paesi mediterranei, ed in particolare con l'Italia, ancorché con le garanzie sancite dai trattati. Su questi temi il Paese è profondamente diviso, e man mano che si avvicinano sia il momento del varo dell'unione, sia quello di poco successivo delle elezioni politiche, la divisione si delinea come una frattura difficilmente sanabile nel poco tempo che rimane: l'economia finanziaria, sempre più contraria all'integrazione, e quella industriale favorevole non foss'altro che per evitare che l'Italia possa essere un concorrente libero di farsi valere a colpi di svalutazioni. E allora, mettendo in chiaro le dichiarazioni diplomatiche, i sussurri e le criptate perifrasi di questi giorni, le alternative sulle quali in Germania si sta lavorando sembrano essere due. La prima, quella più palese, è un'autoesclusione motivata col fatto - ma si tratta piuttosto di un palese pretesto che non saranno rispettati i criteri fissati dai trattati per quel che riguarda il disavanzo e il debito. La seconda è più sofisticata, e tende ad innalzare la soglia di ingresso introducendo il concetto di «disavanzo sostenibile» per cui, in pratica, si tratterebbe non solo di chiudere il 1997 entro il 3%, come indicativamente richiesto dai trattati, ma di dimostrare anche l'affidabilità di quel dato con proiezioni che dimostrino un disavanzo non superiore almeno per il 1998 e per il 1999. Questa seconda alternativa, ancorché più sofisticata, non sembra praticabile intanto perché non è prevista dai trattati - che sono molto più permissivi di quanto si voglia far credere -, inoltre e soprattutto perché creerebbe difficoltà non tanto all'Italia, per la quale la sostenibilità di un disavanzo non superiore al 3% è resa agevole dalla caduta della spesa per interessi, quanto alla Francia, sulla quale la Germania non sembra nutrire riserve. Dimostra, tuttavia, come i tedeschi siano impegnati nello studiare ogni possibilità per attribuire ad altri il rinvio di una unione allargata ai Paesi mediterranei che la loro situazione politica interna non sembra in grado di sostenere. Al punto in cui sono le cose, c'è ben poco da fare se non attendere le decisioni che verranno prese tra Bonn e Francoforte. Ma, pur con tutta l'inquietudine che suscita la prospettiva di un fallimento dell'unione, due considerazioni è opportuno fare fin d'ora. La prima: è già un grande successo per l'Italia che quanti intendessero escluderla dall'unione manchino di argomentazioni oggettive da far valere. Evidentemente, qua e là per l'Europa, erano in molti a pensare che non ce l'avrebbe mai fatta; invece, avendocela fatta senza sconti e senza trucchi, ora emergono le riserve, le debolezze, le contraddizioni o, forse, anche le ipocrisie degli altri. Seconda considerazione: in virtù dell'aggiustamento realizzato, le turbolenze valutarie ed economiche che si determineranno nell'eventualità di un rinvio trovano l'Italia in una posizione di forza con bassa inflazione, bassa spesa primaria, un surplus sull'estero di dimensioni inusitate, tassi di interesse che hanno ancora un potenziale da produrre in termini di risparmio di spesa e di promozione della crescita. Insomma, non è più l'Italia di quattro o cinque anni fa. Alfredo Recanatesi BSÌ^ esi BSÌ^J NOMI E ©LI ilFFARI IHI ili ROMA. Da oggi per la manovrabis inizia la settimana più dura, quella del confronto politico con le forze di maggioranza. Un vertice tra governo e i partiti che lo sostengono verrà convocato nelle prossime ore e il presidente Prodi e il ministro del Tesoro ' Ciampi stanno lavorando per impedire all'appuntamento di ostacolare la marcia che,'passo dopo passo e cifra dopo cifra, sta avvicinando l'Italia all'Europa. Tra oggi e domani - la data esatta dipenderà dai tecnici ancora alle prese con lo ultime verifiche contabili • il ministro Ciampi annuncerà il dato ufficiale del '96: 127 mila miliardi di lire, di molto inferiore a quel 138.500 miliardi finora citato. Questo permetterà di riscrivere una parte delle cifre dei conti pubblici e di cancellare un altro tratto della lunga salita verso l'Unione Monetaria. E, forse, anche di rendere meno visibile un altro dato, quello sulla pressione tributaria, reso noto ieri. E' stato l'Iseo, l'istituto per lo studio della congiuntura a calcolare che la pressione fiscale complessiva, che include anche i contributi sociali di tutti i tipi e anche l'effetto dell'Eurotassa, dovrebbe salire nel 1997 al 43,5% del Pil (prodotto interno lordo), contro il 42,5% del 1996 ed il 41,7% del 1995. Con questi date cifre in mano, il presidente Prodi e il ministro Ciampi si presenteranno al ver- POLB7IC E TESORI IMBRA una storia inverosimile, d'altri tempi. David Walsh, canadese, testardo ingegnere minerario, ò riuscito in quattro anni a moltiplicare per quasi duemila volte il suo modesto capitale. E da martedì scorso, 18 febbraio, la sua Bre-x, assieme agli americani della FreeportMcMoran e una compagnia della famiglia dell'ex presidente Suharto, dispone della concessione per estrarre il tesoro da Busang, la più grande miniera del mondo, nel Nord del Horneo, un incredibile tesoro di almeno cento milioni di once. Tanto per aver un paragone, in Sudafrica vengono estratti 18 milioni di once l'anno del metallo giallo. Niente male, per quel testardo di Walsh che, nel 1993, prese contro il consiglio di tutti una decisione folle: investire gli ultimi spiccioli rimasti sul suo conto corrente (non più di dieci milioni di lire) per comprare un biglietto aereo e giocare l'ultima carta della fortuna in una delle zone piii selvagge e inac-