«Potrei spostare milioni di voti» di Massimo Giannini

«Potrei spostare milioni di voti» «Potrei spostare milioni di voti» BERLINO. Susanna Tamaro si considera un fattore politico capace di spostare «parecchi milioni di voti»: lo ha detto la stessa scrittrice in un'intervista al settimanale tedesco DerSpiegel in cui afferma pure che in Italia è «proibito» parlare di comunismo, che l'industria letteraria è «mafiosa» e che nei prossimi vent'anni scriverà al massimo un libro per bambini. All'intervistatore che sottolinea che il suo ultimo romanzo, «Anima mundi», viene recensito in chiave politica e non estetica, la Tamaro ha detto che i critici si limitano a «discutere politicamente il libro» e ogni partito vorrebbe poter dire «Susanna è una dei nostri». In questo quadro, ha detto inoltre la Tama¬ ro, «non bisogna dimenticare una cosa: chi si può richiamare a me, ottiene parecchi milioni di voti». Ammettendo che ciò è per lei «una grande responsabilità», la scrittrice ha precisato di volersi «tener fuori» e di non appartenere «a nessun partito», essendo solo «cristiana». Rispondendo a domande sul contenuto di «Anima mundi», la Tamaro ha detto che «il comunismo ha distrutto moralmente, economicamente e socialmente i Paesi che ha dominato. Non capisco perché continui ad essere proibito dirlo». Alla replica dello Spiegel che ricorda che non sia affatto proibito, la Tamaro ha risposto: «Forse non in Germania, ma in Italia sì». [Ansa) atti normativi su temi come le pensioni o la flessibilità - il governo «amico» dell'Ulivo in verità quel sindacato se lo ritroverà direttamente contro. Cosa questo poi voglia significare in concreto - se cioè davvero la spaccatura a sinistra possa propagarsi come metastasi, e teoricamente far riesplodere uno scontro sociale rovinoso per il governo di centro-sinistra - è ancora presto per dirlo, e lo stesso Cofferati non lo dice. Ma l'impressione del Cinese, a indagarne fino in fondo gli umori «fantascientici», è che forse questa volta 1'«amico Massimo» si sia spinto un po' troppo oltre, in questa sua rivisitazione dei valori fonda¬ tivi del post-comunismo. E che lui stesso, D'Alema, alla fine lo abbia capito. «Sì - dice Cofferati - questa mattina al congresso ci siamo parlati, e ho avuto la sensazione che si sia un po' preoccupato. Io non credo che lo abbiano soddisfatto l'immagine che di lui e della svolta congressuale hanno dato i giornali...». Come dire: il frontismo antisindacale dimostrato dal segretario pidiessino non giova a lui come leader, né agli equilibri politici alla sua Sinistra. «Anche perché - come ragiona ancora Cofferati certi rilievi sul "Welfare" e sulla flessibilità, a lui e al partito, li ho mossi io che in genere non passo per un rivo¬ luzionario massimalista, ma anzi vengo definito come un conservatore ultra-moderato...». Se quindi persino Cofferati alla fine sbotta e dà corpo al «malessere di classe» contro la linea della socialdemocratica «governabilità» seguita da D'Alema, figuriamoci cosa può succedere qualche metro più in là della Cgil, cioè dalle parti di Rifondazione o di tutti quelli che, magari pur non votandola, né continuano a subire le suggestioni nostalgiche, le fascinazioni oniriche sulla «società giusta, la società degli uguali». Insomma: al di là dei problemi di leadership, che nel pds non sono mai stati in discussione, dopo il congresso Massimo Giannini L'industriale Diego Della Valle

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