«D'Alema esagera e ora rischia»

Il segretario Cgil al segretario: divergenze profonde, anche lui è preoccupato Il segretario Cgil al segretario: divergenze profonde, anche lui è preoccupato «D'Alenili esagera e ora rischia» Cofferati: ma non siamo ancora alla rottura «Lo scontro col sindacato mette in difficoltà Prodi Ma le divergenze sono proprio autentiche» vedi scorso ha strappato un'ovazione al PalaEur: «Stupisce e amareggia che il centro-sinistra...». E dunque, dalla domenica più lunga del Cinese, si capisce una verità ulteriore, che pure ancora ieri sembrava ancora «occulta»: l'abisso che si è aperto tra D'Alema e Cofferati è abisso vero, che non colmano le vecchie tattiche da «dietro le quinte». Lo strappo tra pds e Cgil è strappo vero, traumatico e doloroso, che non si sana in nome della fede a un'idea antica. «No - ammette Cofferati questa volta non c'è gioco delle parti: se dovessi riassumere il senso di questa quattro giorni congressuale, direi che tra Quercia e sindacato non c'è rottura, ma divergenza molto profonda. E soprattutto divergenza autentica». E questo, alla fin fine, è il vero fatto nuovo che racconta questo fiero leader sindacale, erede dei Lama e dei Trentin. La scoperta che D'Alema, con un coraggio che non gli si sospettava alla vigilia, ha lasciato intendere chiaramente che la Bad Godesberg pidiessina potrà avvenire anche senza il sindacato. E specularmente, la scoperta che in questa svolta ultra-riformista dalemiana che può portare la Sinistra italiana su sentieri ancora ignoti e persino perigliosi, nel momento in cui si tradurrà in la prospettiva delle Tre Sinistre prende corpo. E questo passaggio, se per D'Alema era obbligato benché rischioso, per il governo dell'Ulivo alle prese con l'esigenza del risanamento qui ed ora e con l'avvio di misure che Ciampi vuole strutturali fin dalla prossima «manovrala» rischia di diventare pieno di trabocchetti. «Nulla di strano - chiosa il Cinese - certi conflitti sono naturali. Anche se, non lo nascondo, questo scontro con il sindacato è un elemento di difficoltà oggettiva, per D'Alema e per Prodi...». Il che nel linguaggio sempre pacato e misurato del Cinese, è già una mezza dichiarazione di guerra. Perché se c'è una cosa che lo fa arrabbiare di brutto - a lui, mite cultore di musiche verdiane - sono appunto quelli che chiama «i falsi innovatori». E perché non si spaventa, se lo chiamano «conservatore». Lo è: da sindacalista che difende i lavoratori dalle derive sudasiatiche, e soprattutto da dickiano ortodosso: «Ho visto nel futuro abbastanza da non arrendermi mai, anche se sarò l'unico a non soccombere, che manterrà in vita l'antico mondo...». Non e l'orse questo uno dei messaggi estremi, lasciato da uno degli eroi dell'amato «Palmer Eldricht»? M la prospettiva delle Tre Sini pp MILANO

Luoghi citati: Bad Godesberg, Milano