RIDATECI IL SANREMO DEI «MOSTRI»

RIDATECI IL SANREMO DEI «MOSTRI» RIDATECI IL SANREMO DEI «MOSTRI» SANREMO addio, ma è il saluto della delusione. Il festival ha un senso se è la celebrazione dell'eccesso, se impera la spazzatura, se vi si aggirano i mostri. Quest'anno, invece, rutti normalini. pulitini, preasini, noiosini. Uffa: se il massimo del crash televisivo e la presenza di Paolo Brosio, vuol dire davvero che di ruggente non c'è rimasto nulla. Forse siamo effettivamente diventati il Paese normale che qualcuno ansiosamente chiedeva. Tenetevelo: perche1 il famoso Paese normale va bene per 361) giorni l'anno. Nei restanti cinque, i giorni del festival, essere normali equivale a essere insulsi. In quella settimana fatale abbiami) voglia di vedere i mostri, non i professionisti e i professionali. I: invece ci siamo dovuti sorbire la classica professionalità ili Mike Bongiorno, perfezionata nei decenni fino a diventare autenticamente macchinale, automatica, un diesel. Si è trattato di un passo avanti nella sdrammatizzazione, dato che nell'era Baudo il festival era una tragedia greca più il management, insomma una dittatura. Lasciamo stare la tragedia, ma se non c'è dramma che gusto c'è? La normalità ha normalizzato anche Piero Chiambretti. ridotto a una dimensione da teatrino parrocchiale, e perfino Valeria Marini, che le caratteristiche del monstrum le avrebbe tutte (dalle curve esplosive alla dizione dialettale) e invece ha fatto il compito da brava scolaretta, con l'obiettivo di diventare la più amata dagli italiani: un altro caso di domesticità modesta e molesta. Dev'essere per questa omologazione totale che il festival ha provocato discussioni soltanto nelle pagine dei quotidiani: il celebre Paese reale e la nota società civile non sono riusciti a trovare grandi argomenti di dibattito. E di che cosa si sarebbe

Persone citate: Baudo, Mike Bongiorno, Paolo Brosio, Piero Chiambretti, Valeria Marini

Luoghi citati: Sanremo